lunedì 22 agosto 2022 - Marco Barone

Da Capodistria a Fiume, da Trieste a Udine passando da Gorizia,l’importanza delle minoranze

Si parlavano tante lingue, e tante se ne continuano a parlare. L'Impero Asburgico è stato chiaramente anticipatore di quell'Europa che altro non è un grande contenitore di identità, nazionalità, di maggioranze e minoranze. 

Ci sono lingue principali, come allora era il tedesco, e poi nella Pubblica Amministrazione si dovevano conoscere i fondamenti almeno di quelle parlate nelle proprie città, ora sono l'inglese con il tedesco ed il francese a giostrarsi il primato, in un vecchio continente dove si parlano la bellezza di 24 lingue ufficiali, più una miriade di non ufficiali con decine e decine di dialetti e varianti. Sono queste: bulgaro, ceco, croato, danese, estone, finlandese, francese, greco, inglese, irlandese, italiano, lettone, lituano, maltese, neerlandese, polacco, portoghese, rumeno, slovacco, sloveno, spagnolo, tedesco, svedese e ungherese. Sotto l'Impero erano una ventina:
Tedesco, ungherese, italiano, sloveno, serbo, croato, romeno, polacco, ceco, friulano, istroveneto, slovacco, ruteno, yiddish, mòcheno, cimbro, ladino.
La forza di questa fetta di mondo straordinaria, è data dalla mescolanza di culture, identità, lingue, plurime. Purtroppo i nazionalismi hanno cercato con la violenza ed il razzismo di annientare quelle ritenute ostili, inferiori, non degne di tutela o di essere riconosciute come identità.
Da Capodistria a Fiume, da Trieste ad Udine, passando da Gorizia, esiste una sola regione europea, fondata sulle minoranze, senza queste, si racconterebbe una terra qualunque, grigia, fumosa, priva di quella caratteristica che la rende unica e straordinaria. Per questo è fondamentale tutelare in ogni sede i diritti delle rispettive minoranze autoctone e quelle che si affermeranno, perché tutto è in evoluzione, perché senza minoranze, non ci sarà identità, storia e futuro.

mb




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