martedì 28 dicembre 2021 - Osservatorio Repressione

Curdi sotto il tallone di ferro di Ankara anche nel nord della Siria

Dal Rojava, anche nel giorno di Natale, giungono altre brutte notizie. Se ormai è ordinaria amministrazione sentire degli attacchi ai civili con i droni (l’ultimo, quello del 25 dicembre, ha causato due morti e sette feriti, di cui un paio in gravi condizioni), suscita raccapriccio la notizia del ritrovamento del cadavere di una curda bruciata viva, Zeinab Abdo. Anche perché questa morte brutale è giunta dopo una serie infinita di tribolazioni subite dalla donna sessantenne.

Da mesi viveva in una casa diroccata nei pressi del villaggio di Rota (distretto di Mabata) dopo che le milizie filoturche avevano confiscato la sua casa arrestando praticamente tutti i membri della famiglia (il marito, i figli, le nuore…). Una delle due nuore – Zelikhe Walid Omar – era stata rimessa in libertà nell’agosto 2021 (dopo oltre un anno di detenzione) avendo perso la ragione a causa delle torture e degli stupri subiti.

Violenze subite anche da Zeinab Abdo durante il periodo in cui era nelle mani dei miliziani jihadisti che l’avevano liberata solo da qualche mese.

Per cui non si può escludere che si sia tolta volontariamente la vita per disperazione.

Zeinab era stata arrestata nel giugno 2020, così come gli altri componenti della famiglia di cui ancora non si conosce la sorte: il marito Osman Majid Naasan (65 anni), i suoi figli Jankin (32 anni), Sheyar (30 anni) e Mohammed (28 anni).

A finire nelle mani jihadiste anche le due nuore, Zelikhe Walid Omar (30 anni, l’unica, oltre a Zeinab, ad essere stata finora liberata, ma solo perché impazzita per le violenze subite) e Jaylan Hamalo. Nessuna notizia anche di due bambini, tra cui la figlia (di nemmeno 2 anni) di Jankin e Zelikhe.

In novembre era stato diffuso un video in cui si vedeva una senzatetto, Zelikhe Walid Omar, rovistare tra i rifiuti con lo sguardo perso nel vuoto. Da fonti locali si veniva a saper che la donna vagava da circa tre mesi per le strade di Afrin in cerca di cibo. Avviene anche questo nel Rojava invaso e occupato dalla Turchia e dalle sue bande di mercenari.

Gianni Sartori




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