giovedì 26 agosto 2021 - Riccardo Noury - Amnesty International

Cuba, un bilancio della repressione delle proteste dell’11 luglio

L’11 luglio migliaia di persone hanno manifestato pacificamente in molte città di Cuba per protestare contro la situazione economica, la mancanza di medicinali, la gestione della pandemia da Covid-19 da parte del governo e l’assenza di libertà di espressione e di riunione pacifica.

Le autorità cubane hanno reagito applicando le consuete tattiche, in più ricorrendo questa volta anche alle interruzioni di Internet e alla censura online, in quella che è risultata una delle più dure repressioni in quasi 20 anni.

Amnesty International ha nominato sei nuovi prigionieri di coscienza, di cui chiede il rilascio immediato e incondizionato, in rappresentanza delle centinaia di persone che a loro volta meriterebbero tale qualifica.

Luis Manuel Otero Alcántara, artista ed esponente del Movimento San Isidro, nato per contestare la legislazione sulla censura dell’arte, è stato arrestato all’Avana, alle 15 dell’11 luglio, dopo aver pubblicato un video in cui annunciava la sua adesione alle proteste. Si ritiene che sia detenuto nella prigione di Guanajay, non è chiaro per quali accuse. Amnesty International lo aveva nominato prigioniero di coscienza già tre volte.

José Daniel Ferrer García, leader del partito di opposizione non registrato “Unione patriottica di Cuba”, a sua volta già riconosciuto prigioniero di coscienza, è stato arrestato l’11 luglio a Santiago de Cuba, mentre si stava recando a una manifestazione, da agenti della sicurezza che lo stavano pedinando. Da allora di lui non si è più saputo nulla: la sua detenzione non è stata registrata e i familiari non possono incontrarlo né comunicare con lui. Ai sensi del diritto internazionale, la sua è una sparizione forzata.

Gli altri quattro prigionieri di coscienza nominati da Amnesty International sono stati arrestati prima dell’11 luglio.

Esteban Rodríguez, giornalista indipendente di ADN Cuba, è stato arrestato all’Avana il 30 aprile mentre stava prendendo parte a una protesta pacifica in favore di Luis Manuel Otero Alcántara, che in quel periodo era in sciopero della fame e controllato a vista dalla polizia situata all’esterno della sua abitazione. Rodríguez è accusato di “resistenza” e “disordini pubblici” e si trova nella prigione di Combinado del Este.

Thais Mailén Franco Benítez, attivista per i diritti umani, è stata arrestata insieme a Rodríguez e deve rispondere delle medesime accuse. Dopo l’arresto ha trascorso un periodo in ospedale a seguito di un collasso. È detenuta nella prigione Guatao dell’Avana e, secondo i suoi familiari, non riceve cure mediche adeguate.

Maykel Castillo Pérez, conosciuto col nome d’arte Maykel Osorbo, musicista e attivista per i diritti umani, è stato arrestato il 18 maggio e accusato di “aggressione”, “resistenza”, “evasione” (per essere sfuggito a un precedente tentativo di arresto, il 4 aprile) e “disordini pubblici”. Si trova nella prigione di Pinar del Río. È l’autore di “Patria e vita”, un brano diventato iconico delle proteste.

Hamlet Lavastida, artista grafico tornato a Cuba dopo aver trascorso un periodo a Berlino, è stato arrestato il 26 giugno, terminata la quarantena, per “istigazione a commettere un crimine”, ossia aver proposto, in una conversazione privata, l’organizzazione di una performance artistica peraltro mai realizzata. Si trova nella prigione di Villa Marista.

Tra le tattiche usate anche in occasione delle proteste dell’11 luglio, volte a impedirvi la partecipazione, c’è la sorveglianza fisica delle abitazioni dei dissidenti, che si trovano così di fatto agli arresti domiciliari.

Le giornaliste indipendenti Luz Escobar e Iliana Hernández sono rimaste in questa condizione per settimane a partire proprio dall’11 luglio.

In altri casi, l’obbligo di restare a casa viene formalizzato attraverso la “reclusione domiciliare”, una misura cautelare che prevede che un imputato in attesa del processo non possa lasciare la sua abitazione se non per motivi di lavoro, studio e salute, talvolta dietro autorizzazione del tribunale.

Tra le persone agli arresti domiciliari c’è Mary Karla Ares González, anche lei arrestata il 30 aprile nella manifestazione di solidarietà per Luis Manuel Otero Alcántara. Si trova in questa situazione da 75 giorni senza avere notizie circa la data di un eventuale processo.

Il 5 agosto Amnesty International ha scritto al presidente Diáz-Canel e al procuratore generale di Cuba chiedendo informazioni sul numero delle persone arrestate l’11 luglio, sugli attuali luoghi di detenzione e sui reati dei quali sono state accusate, senza al momento ricevere risposta.




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