martedì 13 aprile 2010 - Enzo Di Micco

Craxi. Lui non rideva, ma io gli ero entrato nel cuore, lo sentivo

Accerchiato dalla calca di giornalisti, fotografi, e collaboratori di partito, impossibile avvicinarlo a causa della solita scorta, che talvolta crea più disordine che ordine, gridai per attirargli l’attenzione.

Craxi. Lui non rideva, ma io gli ero entrato nel cuore, lo sentivo

Un omone, grande e grosso che spruzzava simpatia da tutte le parti, anche se al primo approccio appariva un tantino schivo e quindi ti dava soggezione. Parlo di Benedetto Craxi, ma per tutti Bettino. Lo conobbi una volta a Napoli in una delle tante manifestazioni cui lui era presente per dovere politico. Accerchiato dalla calca di giornalisti, fotografi, e collaboratori di partito, impossibile avvicinarlo a causa della solita scorta , che talvolta crea più disordine che ordine, gridai per attirargli l’attenzione: “Benedetto!", dissi a voce alta. E lui rimase interdetto mentre gli altri lo guardavano in silenzio.
 
Io come l’anguilla prima di diventare capitone, scivolai in mezzo al gruppo per "sgranocchiargli" una dichiarazione. Fui l’unico giornalista fortunato. Lui non rideva era serio ma io gli entrai nel cuore, lo sentivo, gli ero simpatico. Bella giornata…me ne andai a casa soddisfatto. Io avevo osato sfidare la scorta. Io ero di fronte all’uomo Craxi, il primo socialista a ricoprire, nella storia repubblicana, la carica di Presidente del Consiglio dei ministri. E per giunta in due governi consecutivi.
 
Ora sono qui, davanti al computer a scrivere su Benedetto, lo voglio chiamare così, mi piace, Benedetto, che però è stato anche uno dei più controversi: ciò perché, nel corso della sua carriera politica è stato oggetto di indagini di “Mani pulite”, condannato e ritiratosi ad Hammamet, in Tunisia, dove trascorse gli ultimi anni e morì, rimanendo l’impronta del mutamento introdotto nella politica e nella società italiana, al di là delle estremizzazioni mediatiche; dimostrando come il craxismo abbia “lanciato” una generazione di giovani di cui, ancora a vent’anni di distanza e dagli opposti fronti degli schieramenti parlamentari, le istituzioni e la gestione della cosa pubblica ancora si avvalgono.
 
Tant’è che oggi, a dieci anni dalla scomparsa di Craxi, il Presidente della Repubblica scrive una lettera indirizzata alla signora Anna, vedova, ricostruendo la vicenda umana e politica dell’ex premier travolto da “Tangentopoli segnalando come la sua figura abbia lasciato una impronta non cancellabile nella storia d’Italia. “Non dimentico - scrive Napolitano alla vedova - il rapporto che fin qui dagli anni ‘70 ebbi con lui per il ruolo che allora svolgevo nella vita politica parlamentare. Si trattò di un rapporto franco e leale, nel dissenso e nel consenso che segnavano le nostre discussioni e le nostre relazioni anche sul piano istituzionale. E non dimentico quel Bettino Craxi, giunto alla guida del Partito Socialista Italiano, rappresentò come protagonista del confronto nella sinistra italiana ed europea. Ma non è su ciò che oggi posso e intento tornare. Per la funzione che esercito al vertice dello Stato, mi pongo, cara Signora, dal solo punto di vista dell’interesse delle istituzioni repubblicane, che suggerisce di cogliere anche l’occasione di una ricorrenza carica - oltre che di dolorose memorie personali - di diversi e controversi significati storici, per favorire una più serena e condivisa considerazione del difficile cammino della democrazia italiana nel primo cinquantennio repubblicano”.
 
E la vedova ringraziandolo ha risposto: “Non smise mai di pensare al bene dell’Italia e degli italiani…Mio marito lavorò tutta una vita per l’affermazione delle idee in cui egli ha creduto con passione ed entusiasmo per rafforzare i valori di democrazia e di libertà in Italia e nel mondo. Egli riposa in terra di Tunisia, non smise mai di pensare al bene dell’Italia e dei suoi concittadini che per Suo tramite intendo in questa occasione ringraziare”.
 
Oggi, il ricordo in Senato di Craxi. Manifestazione in forma solenne, organizzata dalla Fondazione Craxi, nella biblioteca intitolata a Giovanni Spadolini. Il presidente del Senato, Renato Schifani, nel saluto all’apertura dei lavori non si è fermato alla ritualità della circostanza, ma è entrato nel vivo della biografia di una figura decisiva nella storia politica recente. Schifani, ascoltato in prima fila dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che ha evitato ogni commento, ha indicato in Craxi una "vittima sacrificale" della tragedia di Tangentopoli, abbandonato al suo destino da "un ceto politico intimorito ed esausto".

 


2 réactions


  • Gloria Esposito Gloria Esposito (---.---.---.188) 13 aprile 2010 19:25

    Sono profondamente scossa dalla pubblicazione di questo articolo su Craxi, che dal mio punto di vista è spazzatura. Non c’è un fatto che sia uno.
    Gloria


  • (---.---.---.86) 14 aprile 2010 15:17

    Belle parole. Chiunque abbia vissuto quel periodo e sia stato socialista, a qualsiasi livello, non può che essere orgoglioso della propria storia e del Presidente Craxi.
    Maurizio Venezia-Marghera


Lasciare un commento