giovedì 7 febbraio 2013 - ///

Siria: con l’opposizione divisa, ora Assad rischia di vincere

Due mesi fa la fine di Assad pareva vicina: con la perdita di importanti basi militari, le continue defezioni tra gli alti gradi e le voci di un prossimo abbandono da parte dell'Iran, la contesa sembrava ormai volgere a favore dei ribelli.

Invece, dopo 60.000 morti il dittatore è ancora al suo posto. E ora potrebbe addirittura vincere.

A sorpresa, Moaz al-Khatib, leader del Syrian National Coalitionpropone ora una exit strategy dalla guerra civile. Fra le condizioni il leader della Snc ha posto la liberazione di 160.000 detenuti ribelli nelle carceri di Stato e il rinnovo dei passaporti per gli esuli siriani.

Khatib ha già indicato un possibile interlocutore: Farouq al- Sharaa, vice-presidente siriano, considerato "come l'unico membro del regime a non avere le mani grondanti di sangue". Insieme ad altri funzionari, questi si sarebbe opposto più di una volta alla linea sanguinaria di Assad. 

Per adesso il regime di Damasco non risponde. O meglio, replica come meglio sa fare: continuando la sua propaganda. Fahed al- Freij, ministro della Difesa, ha annunciato che l'esercito non ha paura né degli attacchi di Israele né delle minacce internazionali. E la stampa vicina al presidente giudica l'offerta di dialogo come una mossa tardiva, una manovra meramente politica che arriva con due anni di ritardo.

Russia e Iran, grandi sostenitori di Assad, giudicano "incoraggiante" l'offerta di Khatib.

Siamo vicini ad una svolta? Probabilmente no. Innanzitutto perché le affermazioni del leader dell'opposizione sono a titolo personale. In caso di una risposta del regime sarà necessario il sostegno di tutto il SNC, al momento caratterizzato da profonde divisioni. E il regime potrebbe sfruttare i segnali di debolezza che giungono dall'altra parte per garantirsi un margine contrattuale più ampio.
Linkiesta sintetizza così le polemiche sollevate dalla proposta di Khatib:

Si tratta di una iniziativa che sin dall'inizio non ha trovato d’accordo tutti i membri della Coalizione. Ieri infatti l’ufficio legislativo del gruppo e il direttivo del Consiglio nazionale siriano (Cns) l’hanno definita «frutto di una posizione del tutto personale di Khatib, in contrasto con lo statuto della Coalizione, che invece vieta qualsiasi dialogo con il regime di Damasco».

Si è detto invece favorevole a questa idea solo uno degli esponenti del Cns, Samir Satuf, intervistato ad Algeri dall'emittente Al Maiadin. Satuf ha spiegato di «essere favorevole, anche se ritengo che sia difficilmente realizzabile. Le condizioni poste da Khatib sono relativamente importanti, perché in realtà avremmo bisogno di un cessate il fuoco immediato». Secondo Satuf, oltretutto, il regime potrebbe avere difficoltà a liberare 160 mila detenuti, molti dei quali, ricorda l'esponente del Cns, sarebbero «morti nel corso dei mesi».

Più netta invece è stata la reazione di Haytham al Maleh, dirigente del Consiglio nazionale siriano, che all'emittente satellitare Al Arabiya ha spiegato: «l’idea di aprire al dialogo con il regime è unicamente di Khatib il quale non ci ha consultati prima di annunciare la sua proposta». Più morbida invece è la reazione di Abdel Ahad Stif, del direttivo della Coalizione nazionale siriana, il quale sostiene che «pur non essendo questa idea corrispondente ai principi della nostra coalizione, può essere certamente discussa. Bisogna evitare di fare il gioco di chi vuole dividere l’opposizione siriana usando questo pretesto».

Per difendersi dalle critiche Khatib ha spiegato che la sua iniziativa aveva come obiettivo quello di «ridurre le sofferenze del popolo in Siria». Intervistato dall'emittente araba Al Jazeera, in collegamento telefonico dal Cairo, l'imam di Damasco si è difeso dalle accuse di aver tradito i principi dell’opposizione con l'apertura al dialogo con Assad, spiegando che «non ci sono conflitti interni alla Coalizione e in particolare con i membri del Cns. Noi vogliamo solo cercare una via di uscita per aiutare il nostro popolo».

Secondo gli analisti arabi questa «fuga in avanti» di Khatib dimostra le difficoltà in cui versano i ribelli siriani.

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Il leader dell'opposizione siriana sa bene che gli unici a conquistare qualche villaggio in questi mesi sono stati i miliziani che fanno capo ad al Qaeda, con i quali non potrà mai governare la futura Siria e che fanno sempre più paura all'occidente. Nella migliore delle ipotesi quindi, nel caso cioè di una caduta del regime di Assad in Siria, «scoppierà certamente un duro scontro tra i gruppi jihadisti e quelli laici dell'opposizione». Ne è convinto anche il leader dei salafiti giordani, Mohammed Shalabi, impegnato da mesi a reclutare e inviare giovani jihadisti in Siria a combattere contro le truppe di Damasco per conto del Fronte di Salvezza, gruppo legato ad al Qaeda.

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A indebolire la posizione dei ribelli, rafforzando quella di Assad, è stato anche il raid aereo israeliano di due giorni fa in Siria, che ha provocato due morti e cinque feriti.

Su questo punto, va detto che a una settimana dal bombardamento compiuto in Siria, i caccia dell'aviazione israeliana continuano a violare lo spazio aereo libanese ma nessuno sembra trovarlo illegale

Intanto, la guerra continua a devastare tutte le regioni della Siria. Quelle orientali sono in mano ad al-Qa'ida. In mezzo ci sono i profughi (4 milioni), di cui la comunità internazionale sembra non interessarsi.



2 réactions


  • (---.---.---.213) 7 febbraio 2013 20:20

    Assad rischia di vincere ? L’unica cosa è tagliare sulla scula pubblica, sulla sanità pubblica e sulla ricerca universitaria per potere arruolare più contractors sauditi, yemeniti, libici, iraqeni e afgani per poter abbattere l’odisoso tiranno, anche se il regime Baathista è lì da decenni e nessuno in occidente aveva sino ad ora detto niente (adesso tutto è cambiato perchè gli alleati degli USA e quindi anche nostri ovvero Arabia Saudita, Qatar e Turchia, che tra l’altro sono tutti fulgidi esempi di democrazia, sono riusciti a destabilizzare il paese). Che dire, soldi ben spesi !

    Alessandro Rossi


  • (---.---.---.186) 9 febbraio 2013 01:14

    Veramente il preveggente Obama già un anno fa dava la fine di Assad "ad ore".
    Il meno che poteva fare era mandare il Segretario di Stato a casa.
    Ora manda avanti il lacchè Khatib per vedere se c’è ancora la possibilità di salvare capra e cavoli.
    Israele è in stato di guerra con la Siria. I suoi atti di guerra contro contro la Siria sono profondamente coerenti con ciò.


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