lunedì 22 dicembre 2008 -
Con Africom, giungono in Sicilia gli aerei cisterna e da trasporto USA
Era prevedibile che con l’istituzione del nuovo comando militare USA per le operazioni nel continente africano, AFRICOM, una parte delle attività di direzione, controllo ed intervento venissero ospitate dalle maggiori installazioni che le forze armate statunitensi possiedono in Italia.
Dopo l’istituzione a Vicenza del Comando per le operazioni terrestri in Africa, e a Napoli di quello per le operazioni navali, gli Stati Uniti d’America puntano a trasformare la stazione aeronavale di Sigonella in uno dei principali scali europei dell’Air Mobility Command (AMC), il Comando unificato che sovrintende alle operazioni di trasporto aereo negli scacchieri di guerra internazionali.
“Con la piena operatività di AFRICOM, le accresciute necessità d’intervento nel continente africano richiedono lo spostamento del personale AMC dall’Inghilterra e dalla Germania verso il sud, in Spagna, Italia e Portogallo”, ha annunciato il colonnello Keith Keck, comandante della divisione di pianificazione strategica dell’Air Mobility Command, con sede presso la base aerea di Scott, Illinois. Le installazioni destinate alla dislocazione di uomini e mezzi? A rispondere è il comandante Stephen McAllister, dell’ufficio di pianificazione dell’Air Mobility Command: “Le basi che potrebbero ricevere un afflusso di uomini dell’AMC includono la stazione navale di Rota e l’aeroporto di Morón in Spagna, lo scalo di Lajes Field, nelle Azzorre (Portogallo) e la Naval Air Station di Sigonella, in Italia”.
L’uso del condizionale lascerebbe pensare ad una scelta non ancora definitiva, ma in un’intervista rilasciata al periodico statunitense Air Forces Magazine (novembre 2008), il generale Duncan J. McNabb, la più alta autorità militare nel settore della mobilità e del trasporto aereo USA, ha dichiarato che “per assicurare il successo dell’intervento in Africa”, è indispensabile “sviluppare le infrastrutture delle basi chiave, come Lajes Field, l’isola Ascensione nell’Atlantico e Sigonella, Sicilia”. “L’Air Mobility Command - ha aggiunto McNabb – sta lavorando con il comando dell’US Air Force in Europa per trasferire in queste installazioni, dalla base aerea di Ramstein, Germania, il traffico aereo di AFRICOM”.
L’Air Mobility Command è stato creato nel 1992 per consentire alle forze armate di rispondere con maggiore efficienza alle crescenti richieste di trasporto di uomini, mezzi e sistemi d’arma, concentrando sotto un unico comando gli aerei cargo e i velivoli cisterna dell’US Air Force. L’AMC opera utilizzando i grandi aerei da trasporto del tipo C-5 Galaxy, C-17 Globemaster III, C-130 Hercules e C-141 Starlifter, nonché alcuni velivoli presi in affitto da alcune compagnie aeree “civili”. Attualmente il Comando per il trasporto aereo USA è presente con più di 1.700 uomini in una decina di basi europee, la più importante delle quali è Ramstein. Lo scalo tedesco è stato scelto l’1 ottobre 2008 come sede provvisoria della neo-costituita 17th Air Force, altrimenti denominata “Air Forces Africa”, la componente aerea per le operazioni nel continente che raggiungerà la piena capacità operativa tra il 2009 e il 2010. “L’uso di Ramstein è conveniente e in conseguenza popolare”, spiega il colonnello Keith Kech dell’Air Mobility Command. “Ma noi non possiamo fare ogni cosa a Ramstein, anche perché con le operazioni in Iraq e Afghanistan il traffico aereo ha raggiunto il limite. Per questo abbiamo la necessità di guardare ad altre località per le operazioni di trasporto aereo”.
Sigonella non è nuova alle attività dell’Air Mobility Command. Con gli interventi degli Stati Uniti post 11 settembre 2001, la base siciliana ha fornito il supporto logistico agli aerei cargo provenienti dagli USA e diretti ai teatri di guerra orientali. Negli ultimi tre anni, Sigonella si è trasformata da stazione per il pattugliamento marittimo nel Mediterraneo a vero e proprio “hub multiruolo” per le missioni di trasporto strategico dell’US Air Force in Asia e in Africa. Il 10 aprile 2008, nel corso di un’audizione di fronte alla sottocommissione per le infrastrutture militari del Congresso, il generale Bantz J. Craddock, comandante delle forze militari USA in Europa (EUCOM), ha enfatizzato l’importanza di Sigonella nel fornire “flessibilità e alta capacità di supporto logistico all’interno e all’esterno del teatro mediterraneo”.
E proprio nell’ambito del processo di trasformazione strategica delle principali basi europee e del loro sostegno alla “proiezione delle forze statunitensi nelle aree di crisi di Africa, Medio Oriente, Est Europa e Caucaso”, il generale Craddock ha rivelato di aver proposto “la MOB (Main Operating Base) di Sigonella e la base aerea spagnola di Morón, quali installazioni di supporto NATO per le operazioni di rifornimento aereo”. “Se questa proposta sarà accettata nell’ambito del pacchetto d’emergenza per il miglioramento del rifornimento aereo - ha aggiunto Craddock - in queste due basi si potranno realizzare opere di miglioramento infrastrutturale per circa 120 milioni di dollari”. Con la conseguenza che decine di aerei cisterna per il rifornimento in volo di bombardieri e aerei da trasporto saranno trasferiti in Sicilia.
E proprio nell’ambito del processo di trasformazione strategica delle principali basi europee e del loro sostegno alla “proiezione delle forze statunitensi nelle aree di crisi di Africa, Medio Oriente, Est Europa e Caucaso”, il generale Craddock ha rivelato di aver proposto “la MOB (Main Operating Base) di Sigonella e la base aerea spagnola di Morón, quali installazioni di supporto NATO per le operazioni di rifornimento aereo”. “Se questa proposta sarà accettata nell’ambito del pacchetto d’emergenza per il miglioramento del rifornimento aereo - ha aggiunto Craddock - in queste due basi si potranno realizzare opere di miglioramento infrastrutturale per circa 120 milioni di dollari”. Con la conseguenza che decine di aerei cisterna per il rifornimento in volo di bombardieri e aerei da trasporto saranno trasferiti in Sicilia.
In attesa del megafinanziamento NATO, il Pentagono ha comunque avviato le procedure per l’ammodernamento delle piste di volo di Sigonella. Il 30 giugno 2008 è stato pubblicato il bando di gara per lavori per 5 milioni di dollari, consistenti nella “riparazione di una parte delle piste di atterraggio e decollo, inclusa la demolizione e ricostruzione di circa 18,700 metri quadrati di aree asfaltate e di 9,000 metri quadrati di superfici aeroportuali, nonché l’installazione di un nuovo sistema d’illuminazione”.
Il futuro prossimo di Sigonella sarà dunque segnato dal sovraffollamento aereo. Un tema che per gli attivisti della Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella dovrebbe essere prioritario nell’agenda politica sul “modello di sviluppo” siciliano, ma che invece trova indifferenti partiti, amministratori e buona parte della popolazione che vive nei pressi della base militare. Il traffico di velivoli USA e NATO rappresenta già adesso una grave minaccia per le operazioni di volo del vicino aeroporto civile di Catania-Fontanarossa. Ai rischi di collisione aerea va poi aggiunto l’alto numero di caccia, elicotteri e velivoli da trasporto precipitati nelle campagne e nelle acque circostanti la base aeronavale.
Il trasferimento in pianta stabile a Sigonella dei nuovi aerei statunitensi, avrà impatti ancora più rilevanti sulla salute della popolazione. C-5, C-17, C-130, C-141, KC-10 e KC-135 sono infatti tra gli aerei militari che più contribuiscono alla dispersione nell’ambiente delle cosiddette “scie chimiche”, emissioni in cui si registrano pericolosissime concentrazioni di veleni e sostanze cancerogene, quali alluminio, arsenico, cobalto, etilene dibromide, mercurio, ossido di titanio, piombo, quarzo, sali di bario, silicio, torio, uranio, ecc.. Una contaminazione di suolo, aria e acqua che per alcuni peace researcher sarebbe provocata volutamente dalle forze armate. Secondo il fisico Corrado Penna, docente presso l’Istituto d’Istruzione Superiore “G. Antonietti” di Iseo e animatore del blog scienzamarcia, le scie chimiche rappresentano una vera e propria congiura contro l’uomo e il pianeta, alla stregua delle nuove armi di “mutazione climatica” e dei sistemi che si sperimentano nello spazio. “Il tutto sembra essere legato ad una oscura manovra pilotata dal governo USA”, spiega Corrado Penna. “Il rapporto annuale del Pentagono dimostra che gli Stati Uniti stanno preparando prove di armi chimiche e biologiche all’aria libera in violazione delle convenzioni internazionali, come è stato pure annunciato dal professor Francis A. Boyle, riconosciuto esperto in materia. Si può temere il peggio se si mette in conto che l’US Army ha già realizzato in passato quel tipo di esperimenti in diverse grandi città statunitensi, sulla pelle della propria popolazione. Famoso è ad esempio l’episodio di San Francisco negli anni ‘50, quando agenti biologici furono polverizzati da navi militari sull’inerme e inconsapevole popolazione”.