sabato 26 marzo 2011 - PIERO FORMICA

Come attrarre in Italia talenti imprenditoriali

Mentre subisce una nuova ondata d’immigrazione provocata dai rivolgimenti sociali in Nord Africa, l’Italia resta ai margini della competizione mondiale per l’attrazione di talenti. Solo un colpo d’ala dei privati e delle fondazioni (quelle bancarie in prima fila) potrebbe riportare, dopo un lungo oblio, almeno alcune tra le nostre città nel circuito dei cervelli. Ciò che contraddistingueva, per esempio, la Bologna medievale all’origine dell’università moderna. Servendosi di risorse provenienti dagli uni e dalle altre, con sessioni internazionali di studi e ricerche guidate da premi Nobel e scienziati di fama, le università italiane eccellenti diverrebbero un magnete di interessi culturali e imprenditoriali da parte dei giovani globetrotter dell’imprenditorialità che cambia il mondo. I quali, nomadi della conoscenza, condividono gli stessi disagi, gli stessi conflitti generazionali, le stesse aspirazioni, la stessa voglia di libertà dei coetanei italiani. Gli uni e gli altri insieme potrebbero dischiudere al paese scenari inediti che nascono proprio dalla forza del dialogo e dalla bellezza della contaminazione tra individui di così diverse radici geografiche, linguistiche, culturali e religiose. A patto che le ambizioni dei giovani stranieri siano un moto d’orgoglio che scuota i nostri giovani dal torpore del benessere misto al disagio della precarietà. A patto che non prevalga tra gli adulti immigrati e gli adulti italiani la voglia di serrarsi nel proprio ghetto.

Estranee a questo scenario, le nostre città vivono con angoscia gli effetti degenerativi dell’onda migratoria. La lunga lista comprende squilibri etnici e generazionali (giovani gli stranieri e anziani gli italiani), aumento delle problematiche di sicurezza, riduzione dei valori immobiliari nei quartieri con addensamento di stranieri e livello d’istruzione uniformato al ribasso. A restare in ombra sono le opportunità. Eppure, altrove, le nuove leve di migranti si presentano cariche di ambizioni, con una forte propensione ad investire i risparmi in attività imprenditoriali. Insieme ai giovani italiani, gli immigrati imprenditori e i talenti attratti dalle università eccellenti farebbero dell’Italia un centro di gravità dell’imprenditoria transnazionale e transculturale trainata dalle innovazioni. È ciò che accade non solo nelle più rinomate città universitarie americane, ma anche in Europa, tra Dublino e Barcellona. Perché no in casa nostra?




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