lunedì 18 novembre 2013 - Riccardo Noury - Amnesty International

Colombia, quei sindacalisti della Nestlé uccisi dai paramilitari

Oscar López Triviño (nella foto), freddato il 9 novembre in una sala da biliardo di Bugalagrande, nel dipartimento di Valle del Cauca, è il ventunesimo rappresentante del Sindacato nazionale dei lavoratori dell’industria alimentare (Sinaltrainal) ucciso dal 1982, l’anno di fondazione dell’organizzazione.

Il giorno prima, il gruppo paramilitare Los Urabeños (Quelli di Urabá) aveva inviato un sms molto eloquente a due dirigenti del Sinaltrainal di Bugalagrande: “Guerriglieri figli di puttana che continuate a rompere le palle alla Nestlé, non c’è più perdono, vi faremo a pezzi, morte a tutti i comunisti del Sinaltrainal di Urabá”.

I due dirigenti del Sinaltrainal, José Onofre Esquivel Luna e Alvaro Varela Pérez,lavorano alla Nestlé. Lavorava alla Nestlé, da 25 anni, anche Oscar López Triviño. Lavoravano alla Nestlé altri 13 aderenti al Sinaltrainal assassinati negli ultimi 30 anni. Uno di loro era Luciano Enrique Romero Molina, ucciso con 40 coltellate nel settembre 2005 a Valledupar, nel dipartimento di Cesar.

Il 5 novembre, il Sinaltrainal aveva indetto uno sciopero della fame dei suoi iscritti e un presidio di fronte alla fabbrica della Nestlé, per chiedere il rispetto di una serie di accordi raggiunti tra le due parti. Dopo una settimana, la protesta è stata sospesa e il dialogo è ripreso.

La Nestlé ha sempre dichiarato di non avere niente a che fare con la violenza dei paramilitari e negli ultimi anni ha aperto un confronto con le Organizzazioni non governative svizzere che si occupano del rispetto dei diritti umani in Colombia.

All’indomani dell’omicidio di Oscar López Triviño, Amnesty International ha ricordato la richiesta fatta alla Nestlé e ad altre multinazionali già in un rapporto del 2007: collaborare con le autorità giudiziarie colombiane nelle indagini sulle minacce di morte e sugli omicidi dei sindacalisti, sollecitandole qualora non intendano aprirle.

In questo modo si potrebbe davvero garantire maggiore sicurezza ai sindacalisti e allontanare il sospetto che le aziende stiano traendo beneficio dalla presenza e dall’operato dei gruppi paramilitari nelle zone della Colombia dove hanno sede le loro fabbriche.

 




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