Colombia, 60 anni a un soldato colpevole di due stupri e tre omicidi
Questa è una piccola, grande notizia nella storia della lotta contro l’impunità che protegge i responsabili della violenza contro le donne. Non la troverete sulle prime pagine dei giornali e a maggior ragione è importante raccontarla.
Perché è raro, molto raro, trovare nelle cronache del conflitto armato della Colombia, in corso da 45 anni, una sentenza di condanna nei confronti di un militare colpevole di stupro.
Molto raro, nonostante nel 2008 la Corte costituzionale colombiana abbia definito la violenza sessuale nel conflitto “abituale, estesa, sistematica e invisibile”. Praticata in modo massiccio dai militari e dai gruppi paramilitari ma nient’affatto sconosciuta tra le fila dei gruppi armati della guerriglia.
Eccola, allora, la piccola grande notizia: lunedì scorso un tribunale ha condannato il sottotenente Raúl Muñoz Linares a 60 anni di carcere.
Nell’ottobre 2010, a Tame nel dipartimento di Arauca, Linares stuprò e uccise una ragazza di 14 anni, Jenni Torres, assassinò i due fratellini di lei, Jimi e Jefferson, di nove e sei anni, e stuprò un’altra minorenne.
Per giorni, dopo la denuncia della scomparsa dei ragazzi, l’esercito rifiutò di collaborare alle ricerche. Una volta rinvenuti i tre corpi, le autorità locali rifiutarono di recuperarli e consegnarli alla famiglia.
Nonostante le ripetute segnalazioni alle autorità di Tame che i soldati operativi nella zona compivano regolarmente stupri e altre violenze sessuali, l’esercito colombiano tentò di addossare le responsabilità agli abitanti, poi a bande criminali, poi alla guerriglia.
Il processo, iniziato a Tame, venne trasferito nella capitale Bogotá nel marzo 2011 dopo che la giudice Gloria Costanza Gaona, cui era stato affidato il caso, venne uccisa da sconosciuti nella vicina città di Saravena.
La famiglia Torres fu costretta a lasciare Tame dopo una serie di minacce di morte. Le intimidazioni raggiunsero anche l’organizzazione per i diritti umani che la stava assistendo.
Così funziona, in Colombia come in molti altri paesi, il sistema dell’impunità, che ha impedito d’indagare su innumerevoli casi di stupro nel corso del conflitto armato.
Un vero e proprio muro, in cui il coraggio di una famiglia, dei suoi avvocati, delle organizzazioni locali per i diritti umani e di un giudice hanno prodotto una crepa.