mercoledì 21 giugno 2023 - Enrico Campofreda

Cisgiordania, la morte quotidiana

Sei morti, oltre novanta feriti ieri nella ‘Jenin dei martiri’ che continua ad aumentare il numero di quest’ultimi al pari di presenze sempre più numerose nel campo profughi. 

E’ che nella Cisgiordania assediata ovunque, e asfissiata dalle crescenti colonie illegali, non esistono né uno straccio di normalità né tregue. E la gente, assediata in casa, vaga su territori militarizzati, senza avere pace nell’anima e futuro nella quotidianità. Mentre Mustafa Barghouti, segretario dell’Iniziativa Nazionale Palestinese, così commentava le uccisioni di ieri: “Non è uno scontro a fuoco fra due fazioni. E’ una guerra criminale che l’esercito israeliano, molto più equipaggiato, sta conducendo contro i civili di Jenin, usando elicotteri Apache, caccia F16, blindati di terra e quantità illimitata di polvere da sparo”, giunge la vendetta palestinese che fredda quattro coloni presso l’insediamento illegale di Eli. Il luogo è distante da Jenin, sorge su una collinetta presso l’autostrada numero 60, sopra Gerusalemme e Ramallah, un sito incuneato fra i villaggi palestinesi di As-Sawiya e Qaryut. Eli esiste da quarant’anni, è dedicato a un sacerdote biblico.

Con questo genere d’insediamenti condannati anche dalle Nazioni Unite e capaci di ospitare ormai 750.000 persone, Israele ruba la terra e la vita del popolo dirimpettaio, facendo fare il lavoro sporco all’oltranzismo dei coloni, tutti armati e dal grilletto facile, che nelle marce per l’insediamento di ‘nuovi cittadini’ mettono in prima fila donne e pargoli indottrinati nel più fanatico dei programmi: riprendersi una terra considerata propria ed eliminare la presenza araba. Eliminarla fisicamente. Così viene sotterrata anche la farsa degli Accordi di Oslo, che mai hanno determinato un vero Stato palestinese, obbligato a vivere sotto la minaccia delle armi di Israel Defence Forces e spinto a una resistenza eterna che è vita e morte, propria e altrui, in una spirale infinita. L’odierno attacco palestinese è giunto presso una stazione di servizio e mentre Natanyahu chiede una consultazione immediata sulla sicurezza, l’estrema destra sua alleata spinge per un’operazione militare su larga scala, ben peggiore di quel ch’era accaduto ieri. Il portavoce di Hamas dalla Striscia di Gaza giustifica le uccisioni dei coloni come “risposta ai crimini d’occupazione”. 

Enrico Campofreda




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