mercoledì 18 ottobre 2023 - Riccardo Noury - Amnesty International

Cinque anni dall’omicidio di Khashoggi, giustizia all’anno zero

Cinque anni fa il brutale assassinio del giornalista e dissidente Jamal Khashoggi, avvenuto il 2 ottobre 2018 all’interno del consolato dell’Arabia Saudita di Istanbul, scioccò il mondo.

Eppure il percorso verso la giustizia resta pienamente bloccato. Non c’è mai stata un’indagine indipendente e imparziale sul ruolo avuto da funzionari di alto livello dello stato saudita. Le autorità turche hanno abbandonato il caso. Quelle di Riad hanno chiuso il procedimento giudiziario nel 2019, con la condanna di otto imputati in un processo a porte chiuse privo di trasparenza e credibilità.

Nel giugno 2019 un rapporto diffuso da Agnés Callamard, ora segretaria generale di Amnesty International ma all’epoca Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie e arbitrarie, ha determinato che Jamal Khashoggi fu vittima di “un’uccisione extragiudiziale premeditata, di cui lo stato dell’Arabia Saudita è responsabile”.

La sparizione forzata, la tortura e l’esecuzione extragiudiziale di Jamal Khashoggi sono crimini di diritto internazionale su cui devono esserci indagini e processi in ogni stato del mondo attraverso la giurisdizione universale.

È incredibile che invece di sollecitare giustizia per questo assassinio, la comunità internazionale continui a srotolare il tappeto rosso per i leader sauditi in ogni occasione, ponendo gli interessi diplomatici ed economici al di sopra dei diritti umani.

Amnesty International continua a sollecitare un’indagine internazionale, indipendente e imparziale sull’omicidio di Jamal Khashoggi in modo da identificare tutte le persone coinvolte, a prescindere da quanto sia alto il loro grado o status, e a processare i sospetti responsabili.

(La foto è di Amnesty Belgio)




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