giovedì 17 aprile - Phastidio

Cina, lo stato di sorveglianza contro le truffe online

Quella delle truffe telefoniche e online è ormai una delle industrie più floride del pianeta, anche grazie agli sviluppi tecnologici. In Cina, le autorità schierano a difesa il Grande Fratello, monitorando comunicazioni e movimentazioni finanziarie.

C’è una nuova pandemia in giro per il mondo: le truffe telefoniche e online. Favorita dalle nuove tecnologie e dalla facilità di spostare il denaro con mezzi elettronici, avanza a grandi passi ed è ormai diventata una delle maggiori industrie globali per valore delle frodi. In Asia il fenomeno è particolarmente grave. Secondo stime della Ong Global Anti-Scam Alliance, condotte attraverso un sondaggio su 25.000 persone in tutta l’Asia, di cui mille cinesi (oggettivamente un campione molto piccolo), nei 12 mesi fino a ottobre 2024 sarebbero stati persi 688,4 miliardi di dollari da vittime di truffe spesso contattate tramite telefonate, social media e messaggi di testo. Secondo la stessa organizzazione, a livello globale, circa $1.030 miliardi di dollari sono stati persi a causa delle truffe nello stesso periodo.

Il firewall cinese

Le autorità cinesi, come racconta Bloomberg, stanno intervenendo in modo molto pervasivo usando le infrastrutture dello stato di sorveglianza, le stesse usate per contenere il Covid. Secondo l’articolo, a maggio 2024 le autorità cinesi avevano intercettato quasi 7 miliardi di telefonate e un numero comparabile di messaggi di testo e condotto più di 18 milioni di incontri di persona dal 2021 per dissuadere le persone dall’interagire con i truffatori. Si tratta di uno sforzo nazionale da parte delle forze dell’ordine, operatori telefonici, banche e altre aziende per costruire un “firewall” contro i truffatori. In alcune città, la polizia è arrivata a bloccare temporaneamente i prelievi su alcuni conti bancari delle persone, anche in assenza di trasferimenti di fondi.

Funzionari di polizia cinesi si presentano quindi a stretto giro (letteralmente dell’ordine di minuti) a casa delle persone che hanno ricevuto chiamate, ad esempio da numeri esteri, chiedendo se avessero trasferito denaro all’interlocutore. Fanno firmare un documento in cui viene dichiarato che il cittadino non ha intrapreso alcuna azione che possa renderlo vittima di frodi finanziarie. In alcuni casi, tuttavia, al soggetto ritenuto a maggior rischio in base ai dati raccolti e alla conseguente profilazione, viene fatto divieto di utilizzare per qualche tempo le proprie carte bancarie, con la deroga di trasferire a wallet come quello della super-app Alipay importi pari ai bisogni di sussistenza per il periodo di “quarantena anti-truffa”. Per disporre di importi più rilevanti, ad esempio per pagare la rata del mutuo, occorre ottenere autorizzazione successiva da parte della polizia.

Le autorità cinesi monitorano dalle telefonate alle comunicazioni online, all’uso del software e persino alle attività di acquisto, timorose per la stabilità sociale in un paese in cui lo scoppio di una gigantesca bolla immobiliare ha inflitto perdite ai risparmiatori, dove la deflazione abbatte i rendimenti dei titoli di debito e le quotazioni azionarie e dove la disoccupazione giovanile è un problema tangibile.

Non sono state divulgate stime pubbliche su quanto la cittadinanza abbia perso a causa di truffe. Sui media statali viene data evidenza ad alcuni casi eclatanti di truffa, come quello di una donna che avrebbe perso l’equivalente di 2,6 milioni di dollari in una truffa romantica online. I truffatori impersonano agenti di polizia, funzionari pubblici e amici delle vittime, oppure li attirano in falsi schemi di investimento. Nel 2021, il presidente Xi Jinping ha istruito la nazione a intensificare la lotta contro le truffe telefoniche e online, rendendola una delle sue campagne di punta insieme alla lotta alla corruzione e all’iniziativa sulla “prosperità comune” per ridurre il divario di reddito.

L’età media delle persone vittime di truffe informatiche e telefoniche nel 2023 in Cina era di 37 anni, secondo il ministero della pubblica sicurezza. Circa il 62 per cento degli individui aveva un’età compresa tra 18 e 40 anni, e un altro terzo era compreso tra 41 e 65 anni. Pechino collabora con altri paesi asiatici per smantellare reti di truffatori costituite da cittadini cinesi espatriati.

“Maiali” da macellare e da spiare

Tra le tecniche di truffa, c’è il cosiddetto pig butchering, nelle varianti della storia romantica online, con successivo trasferimento di fondi, soprattutto criptovalute; oppure gli schemi piramidali di investimento o anche la richiesta di trasferire fondi per salvare concittadini prigionieri all’estero. Variante, quest’ultima, di cui abbiano avuto illustri vittime anche in Italia.

La legge cinese sui reati online e sulle telecomunicazioni, entrata in vigore alla fine del 2022, ha creato un Centro nazionale anti truffe coordinato dalla polizia che fa uso di tecnologie come i big data, monitora i conti correnti con movimentazioni elevate ed anomale, e fornisce degli alert alla polizia su attività ritenute sospette. Banche, operatori telefonici e fornitori di servizi Internet sono tenuti a segnalare le piste sospette alla polizia; le banche possono ritardare i pagamenti, limitare i conti o terminare i servizi quando identificano transazioni sospette. Il mancato rispetto della legge è soggetto a sanzioni pecuniarie e revoche di licenze.

Il centro anti-truffa ha anche lanciato un’app — che ha registrato 2,5 miliardi di installazioni dal 2021 — che aiuta a identificare chiamate o messaggi di testo in arrivo ritenuti rischiosi. Vengono effettuati anche controlli sulle app mobili degli utenti e sui conti di pagamento con cui le persone intendono interagire. La piattaforma anti-truffa basata su big data e intelligenza artificiale di Baidu ha inoltre aiutato la polizia a smantellare bande di frodatori negli ultimi anni. L’operatore di telecomunicazioni China Mobile Ltd. offre servizi per filtrare e bloccare chiamate e messaggi indesiderati. I cittadini vengono anche allertati da chiamate provenienti dal numero 96110, quello di “allerta e dissuasione” anti truffe.

Ma le iniziative di controllo sociale per proteggere dalle truffe non sono un’esclusiva cinese: l’articolo di Bloomberg segnala che a Singapore una legge recentemente approvata consente alla polizia di limitare i conti bancari di presunti vittime di truffe limitando prelievi e trasferimenti di denaro per un massimo di sei mesi. Il parlamento australiano a febbraio ha approvato una legge che richiederà a banche, operatori di telecomunicazioni e aziende di social media di intervenire per rilevare e fermare i truffatori. La Thailandia ha di recente approvato nuove misure legali che potrebbero rendere le istituzioni finanziarie e le aziende responsabili per le perdite subite dalle vittime di truffe.

Le nuove tecnologie spingono le opportunità di truffa ma anche la reazione di controllo sociale da parte delle autorità. Un’ulteriore stretta alle libertà personali, che pare destinata a uscire dal suo ambiente naturale del Black Mirror cinese.

(Immagine creata con WordPress AI)



1 réactions


  • Paride parmondombe (---.---.---.168) 18 aprile 18:25

    Non vogliamo i Bitcoin dateci gli uswuc (united states of the world unit of currency)


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