venerdì 3 ottobre 2014 - Riccardo Noury - Amnesty International

Cina, censura e arresti per chi solidarizza con le proteste di Hong Kong

Mentre a Hong Kong continuano le proteste, sulla terraferma cinese cresce l’intolleranza delle autorità nei confronti degli attivisti che solidarizzano coi manifestanti che da giorni sono in piazza, fronteggiati con gas lacrimogeni e spray al peperoncino, per chiedere riforme che garantiscano elezioni democratiche.

La censura di stato cinese sta cercando d’impedire che la solidarietà verso i manifestanti di Hong Kong si propaghi nella Rete. Il 30 settembre, la piattaforma di condivisione di immagini Instagram è stata bloccata.

Offline la situazione è peggiore. Circa 60 attivisti sono stati convocati per interrogatori e almeno altri 20 sono stati arrestati a Pechino, Jiangsu, Shanghai e nelle due città meridionali di Guangzhou e Shenzhen, proprio di fronte alla regione amministrativa speciale di Hong Kong per aver postato commenti o immagini, essersi tagliati i capelli in segno di solidarietà o aver annunciato l’intenzione di recarsi a Hong Kong per prendere parte alle manifestazioni.

Amnesty International ha recuperato i nomi di alcuni degli attivisti arrestati: Huang Minpeng, Luo Xiaoxiang, Liu Hui (arrestati a Guangzhou); Xie Dan e Luo Yaling (arrestati a Chongqing); Song Ningsheng, Gong Xisheng e Chen Maosen (arrestati a Jiangsu); Shen Yanqiu e Chen Jianfang (arrestati a Shanghai); Ou Biaofeng (arrestato nella provincia dello Huinan) e Wang Long (arrestato a Shenzhen).

Almeno altri otto attivisti sono stati posti sotto controllo o agli arresti domiciliari.

Per tutti, il rischio è di essere incriminati per “aver provocato disordini e incitato alla rivolta”.

 




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