giovedì 2 gennaio - Massimo Icolaro

Cina, causerà prossima crisi economica globale?

Negli ultimi decenni, la Cina ha registrato una crescita economica senza precedenti, diventando il principale produttore mondiale in numerosi settori industriali. Tuttavia, questo rapido sviluppo ha generato una significativa sovrapproduzione, creando squilibri sia a livello nazionale che globale.

Sovrapproduzione e Sovraccapacità in Cina

La politica industriale cinese ha incentivato massicci investimenti in capacità produttive, spesso senza una corrispondente domanda di mercato. Questo ha portato a una sovraccapacità in settori come l'acciaio, l'automotive e l'energia verde. Ad esempio, nel 2023, solo 20 dei 77 produttori di automobili cinesi hanno utilizzato oltre il 60% della loro capacità produttiva, con meno della metà della capacità totale di 55 milioni di veicoli effettivamente impiegata. 

Implicazioni per l'Economia Globale

L'eccesso di produzione cinese ha conseguenze rilevanti sui mercati internazionali. L'immissione di prodotti a prezzi ridotti, spesso sostenuta da sussidi statali, ha intensificato la concorrenza, mettendo in difficoltà i produttori di altre nazioni. In America Latina, ad esempio, l'industria siderurgica ha subito perdite significative a causa del dumping cinese, con migliaia di posti di lavoro a rischio. 

In Europa, la sovrapproduzione cinese ha sollevato preoccupazioni per gli squilibri commerciali. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha evidenziato come queste pratiche creino condizioni di mercato insostenibili, danneggiando l'industria europea che non può competere con i bassi costi dei prodotti cinesi. 

Sfide per l'Industria Europea

L'industria europea, caratterizzata da costi di produzione più elevati e normative ambientali rigorose, fatica a competere con l'afflusso di prodotti cinesi a basso costo. Questo scenario ha portato a una riduzione della produzione e a una crescente pressione economica su diversi settori industriali. La sovrapproduzione cinese, unita a pratiche di dumping, ha accentuato le difficoltà per i produttori europei, minacciando la loro sostenibilità economica. 

Prospettive per l'Industria Cinese

Nonostante l'apparente vantaggio competitivo, l'industria cinese affronta sfide interne significative. La sovrapproduzione ha portato a una riduzione dei prezzi e dei margini di profitto, creando un ambiente economico deflazionistico. Inoltre, l'aumento delle "aziende zombie" – imprese non redditizie mantenute operative attraverso sussidi – rappresenta un peso per l'economia nazionale. Nel 2024, il numero di aziende cinesi in perdita è aumentato del 44% nella prima metà dell'anno, superando i livelli registrati durante la crisi asiatica del 1998. 

 

La sovrapproduzione industriale in Cina sta creando tensioni significative sia a livello nazionale che internazionale. L'incapacità di assorbire l'eccesso di offerta potrebbe portare a una crisi economica globale, con l'industria europea particolarmente vulnerabile a causa dei suoi costi più elevati. Allo stesso tempo, l'industria cinese rischia di affrontare una crisi interna, poiché i mercati emergenti non sono in grado di assorbire i prodotti destinati a consumatori occidentali più esigenti. È essenziale che le economie globali collaborino per affrontare queste sfide, promuovendo pratiche commerciali eque e sostenibili per garantire la stabilità economica mondiale.



2 réactions


  • Attilio Runello (---.---.---.241) 4 gennaio 08:10

    L’economia globale ha bisogno di paesi dove si produce a prezzi più bassi. La Cina come tanti altri paesi nascono dalla delocalizzazione di industria occidentali che si trasferiscono in paesi dove il costo della mano d’opera e le regole imposte permettono maggiori guadagni e prezzi più bassi. In Bangladesh milioni di operai lavorano per l’industria della moda a cento dollari al mese. Purtroppo i costi di produzione in Europa sono elevati e quindi anche i costi al consumo e possono comprare solo i benestanti. E gli altri comprano i prodotti made in China, Taiwan, ecc. E questo avviene da oltre 50 anni. La Cina produce acciaio a costi più bassi delle acciaierie italiane. Che usano in gran parte - tranne Ilva - forni elettrici. In Cina vanno avanti con il carbone di cui sono ricchi. E se inquinano non si lamenta nessuno. In Cina lo stipendio medio oggi è di seicento dollari. E se la Cina va in crisi si useranno le acciaierie indiane o se ne faranno di nuove in Bangladesh o in Africa. Naturalmente trasferire la produzione tessile è relativamente facile. Trasferite quella dell’acciaio è più complesso. E siccome ci sono costi di trasporto le acciaierie italiane continuano ad essere competitive. Per adesso. E quindi le nostre aziende non possono permettersi di aumentare i costi di produzione perché se no subiscono la concorrenza straniera e rischiano di chiudere. E questo fa capire perché questo governo lascia ai sindacati le trattative sul costo del lavoro - e non le impone per legge, come vorrebbe la Schlein. Per non perdere aziende e posti di lavoro.


  • Massimo Icolaro Massimo Icolaro (---.---.---.92) 15 gennaio 19:03

    Non darei la colpa solo alla Schlein , E’ un po’ tutto il sistema Italia che è bacato.


Lasciare un commento