mercoledì 11 ottobre 2017 - Pino Mario De Stefano

Chi ci libererà dai maestri di etica?

Chi ci libererà dai pedanti maestri di etica e dai loro quotidiani e inutili elenchi di mali e malfattori?
Chi ci libererà dalle cassandre a dai savonarola che hanno sempre lasciato il mondo così come lo hanno trovato, e magari solo un po’ più annebbiato?
Chi ci libererà dai profeti di sventura e dell’apocalisse?
Chi ci libererà dai fastidiosi piagnistei di quelli che segnalano sempre il “nemico” alle porte, con la stessa frequenza con cui un tempo avrebbero intravisto diavoli dappertutto?
Chi ci libererà da quei noiosi che se odono gli altri suonare un flauto trovano subito un motivo per non ballare con loro, ma anche se li sentono cantare una canzone triste scoprono sempre una ragione per non piangere con loro?
Chi ci libererà da quegli “illuminati” secondo i quali ogni giorno assistiamo non alla costruzione faticosa, contrastata, lenta e spesso zoppicante, della città umana, ma solo e sempre, alla “morte” della democrazia, alla “fine” della libertà, al “tradimento” delle istituzioni?
Chi ci libererà da quelli che sanno usare solo parole eccessive, esagerate, superlative, estreme, assolute, tutte, sempre, con la maiuscola, irrevocabili e non negoziabili?
Chi ci libererà da quelli che sanno distinguere così nettamente il bene dal male, i buoni e i giusti dai cattivi e dai disonesti, il grano dalla zizzania?
Chi ci libererà da quegli indignati permanenti, i quali credono che senza le loro urla nessuno si accorgerebbe dei mali sociali, nessuno farebbe niente per cambiare le cose, nessuno desidererebbe un mondo migliore, nessuno purificherebbe il mondo dal male?
Chi ci libererà da quelli il cui discorso è fatto solo di: “tu devi”, “voi dovete”, e soprattutto: “essi devono” e “ essi dovrebbero”?
Chi ci libererà da quelli che amano solo giudicare e sono incapaci di “com-prendere” il mondo e gli altri?
Chi ci libererà da chi ha bisogno di “sacrificare” ogni giorno qualcuno perché tutto torni in equilibrio?
Chi ci libererà da chi non si fa scrupolo di coprire di disprezzo e insulto i “responsabili” dei mali?
Chi ci libererà da chi non sa più ridere, né sorridere delle fragilità umane?
Chi ci libererà da chi usa la parola solo come arma e come macigno e mai come carezza o come ponte?
Chi ci libererà da queste immusonite controfigure di Atlante, che amano ammirarsi mentre sorreggono il peso del mondo, convinti che senza di loro questo universo andrebbe alla rovina?
Soprattutto, chi ci libererà da chi non ha nessuna bella storia da raccontarci per offrirci una "visione" che aiuti a sperare e a immaginare un mondo nuovo, ma sa solo metterci in guardia, spingerci al sospetto e alla diffidenza, e spegnere le luci sui nostri orizzonti?
Chi ci libererà? 


1 réactions


  • Marina Serafini Marina Serafini (---.---.---.22) 11 ottobre 2017 22:45

    Chi ci libererà da chi cerca al di fuori di sé il liberatore dai fastidi dovuti al vivere sociale? Absit iniura verbis...


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