lunedì 4 agosto 2014 - Zag(c)

Che sia chiaro dove stiamo andando

"Noi siamo disponibili a dialogare con tutti, partendo dal presupposto che l'Italia deve realizzare le riforme per acquisire credibilità all'estero. E poi la politica che riforma se stessa ha l'autorevolezza per chiedere agli altri attori sociali di non chiudersi in una difesa corporativista".
Queste le frasi che mi sono apparse credibili e, in fondo, sincere, di tutto lo show mediatico a cui si è prestato il Presidente del Consiglio dei Ministri (lo chiamo così perché questo è l’incarico che attualmente svolge nella nostra Costituzione per quel che ne rimane, ancora. Presidente del Consiglio dei Ministri che ha il potere di rendere esecutive le leggi fatte ed approvate dal Parlamento). Sfrontate dai fronzoli e dalle paiette analizziamo la prima frase.
 
Il presupposto delle riforme Costituzionali in primis è che, se realizzate, consentirebbero al Presidente del Consiglio dei Ministri di potersi presentare in Europa come colui che è riuscito a realizzare ciò per cui tutti i governi precedenti hanno fallito (Berlusconi, Monti, Letta). Cioè rendere le nostre istituzioni sempre più controllabili dal potere esecutivo, affidabili dal punto di vista del potere, e simili alle istituzioni vigenti in Europa. 
 
Un Parlamento eletto sì dal popolo dei paesi membri, ma che non ha nessun potere effettivo, se non quello di rappresentanza e simbolico, assoggettato e succube di un potere esecutivo (la Commissione Europea e che solo recentemente agisce da e in qualità di colegislatore in alcuni settori del diritto dell'Unione). E’ la Commissione Europea che fa e dispone, legifera e rende esecutive le leggi che essa stessa emana ed approva. Detta Commissione non è elettiva ed espressione dei popoli, bensì è composta da personalità di “spicco” nominate dai governi dei singoli paesi, non necessariamente politici, ma "tecnici" ill piu delle volte. Un estratto di un potere locale già esso stesso (il Governo) eletto e composto in maniera indiretta (si vedano gli ultimi governi Monti, Letta, Renzi, usciti dal capello di Napolitano). Non a caso la contro-riforma della Costituzione va di pari passo con la legge elettorale, l’Italicum. La prima elimina di fatto una delle due camere, da elettiva a composta da nominati, rendendo nullo il pur minimo pericolo di avere personaggi scomodi o anche solo rompicoglioni. Essendo invece eletti da sindaci e presidenti di regioni questi saranno scelti in base a delle liste di personaggi, magari alla fine della loro carriera politica, carriera sempre improntata alla fedeltà verso il partito, il capo manipolo, fidato quindi fedele e che non ha mai fatto di testa sua. Senza Grilli (ops) per la testa.
 
La seconda frase rende esplicita la motivazione di questa deriva autoritaria.
 
Lo smantellamento di quel che rimane di welfare e di diritti dei lavoratori è sempre stato contrastato da quei poteri “mediatori” fra la popolazione e le istituzioni (partiti e politici, sindacalisti, poteri locali ecc ecc) anche se in maniera inefficace e sempre più debole, ma comunque in modo tale da apparire “fastidiosa”. Mediatori di quel che Renzi chiama e, in alcuni casi si tratta proprio di, poteri corporativi (vedi le vicende dei tassisti, farmacisti, forcaioli, camionisti, notai, avvocati). Poteri che hanno contrastato il pieno dispiegamento di quel liberismo o neo liberismo asserragliandosi nei fortini dei privilegi corporativi, retaggio medioevale.
 
Ma accanto a questo c’è il vero nocciolo della questione. Il residuo del ’69-70 con quel che ha rappresentato e quel che ancora rimane della sua ideologia, quasi ormai un rumore di fondo che è difficile da eliminare, come quel che resta del rumore di fondo del big bang. Se non passasse quella riforma istituzionale difficilmente passerebbe sia il suo completamento (l’Italicum) che il vero nocciolo della questione, ovvero il Job Act (punta di diamante e completamento della "rivoluzione" nel sociale). E’ forse un caso che Marchionne (e Renzi ha per lui parole di elogio), e con lui quella parte della borghesia industriale, lo appoggiano a spada tratta? O che il suo ambasciatore reale sia Davide Serra, colui che lo ha presentato nel mondo della finanza internazionale?
 
Perché è qui che risiede il vero potere reale di Renzi ed è qui quel che sostanzialmente lo differenzia da tutti gli altri premier (Berlusconi in testa).
 
Mentre questo traeva il suo “blocco sociale” nella piccola e media borghesia (è uno di loro), nella middle class per dirla con un anglicismo, ed è stato fregato dai poteri “forti”, quando questi si son accorti che era diventato inefficiente, solo un “puttaniere” (di nome e di fatto), mentre Renzi ha dalla sua (per il momento) - e trae la sua forza come intermediario e diretta mano - la destra della alta borghesia e del capitalismo europeo. Quello era uno di loro (seppur in concorrenza e sempre in lotta, la piccola e media borghesia che ha la pretesa di ascendere a livello alto), un compagno di strada si potrebbe dire. Questo invece è solo un intermediario, un loro uomo di fiducia, trae la sua forza non di suo, ma per conto di… Un politico a tutto tondo.
 
Non a caso Renzi ha cercato e poi trovato il suo alleato migliore, in questa battaglia, nell'uomo che rappresenta (bene o male) ancora quello spaccato di società.
 
La resistenza che sta incontrando in Parlamento, estrema e destinata alla resa, non se l’aspettava, ma dimostra come la sua sia una battaglia decisiva. Se passa questa riforma (e passerà a meno di incidenti di percorso nell’iter al momento non prevedibili), la strada poi sarà tutta in discesa.

Si compirà quella “rivoluzione” che porterà ad una oligarchia democratica. Un cambio e un passaggio di mano epocale per il nostro paese, e che sia chiaro a tutti qual è il gioco a cui stiamo assistendo. Le conseguenze materiali per noi? 

Continua...
 
 

 



1 réactions


  • (---.---.---.201) 5 agosto 2014 19:54

    Classe negletta >


    Renzi promette di cambiare il paese?

    Sarà bene allora notare che, per Renzi, chi supera i 60 anni entra in una categoria di cittadini senza più bisogni ed aspettative.

    A cominciare dalla sua “staffetta generazionale” che nulla ha da spartire con quella di tipo “familiare” da anni in uso nelle medie/piccole unità lavorative.

    Ancora.


    I pensionati “indigenti” non beneficiano del bonus di 80 euro. Anche le “normali” pensioni non hanno più diritto alla rivalutazione. In compenso stanno per diventare d’oro (vedi contributo “solidarietà”) le pensioni da 2500 euro mese.


    Nella ricca raccolta di interventi “annunciati” dal Premier non un passaggio è riservato ai problemi di vita degli anziani (sanità, assistenza, ricreazione, …).

    Perfino nelle classi dirigenti gli ultrasessantenni, salvo eccezioni, sono tutti da “rottamare”.


    L’età è discriminante? Emarginare è penalizzare. Una chiave selettiva che ricalca i toni di un Dossier Arroganza


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