lunedì 6 agosto 2018 - Marco Barone

Cent’anni dalla nascita della Jugoslavia. Cosa è rimasto? Se tornasse...

Nel 1918 finirà il primo conflitto mondiale, una carneficina tremenda che ha visto soprattutto i serbi più di altri popoli essere puniti come nessuno, con una sorta di pulizia etnica tentata dall'Impero Austroungarico con oltre 750 mila vittime. Quasi 750 mila serbi, ovvero un serbo su sei, quasi il 22% della popolazione, verrà spazzato via: la percentuale più alta tra tutti i Paesi coinvolti dalla prima guerra mondiale. 

Nel 1918 si porranno le basi per quella che poi sarà la Jugoslavia. Nascerà il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (Kraljevina Srba, Hrvata i Slovenaca; in sloveno: Kraljevina Srbov, Hrvatov in Slovencev) noto come Regno di SHS che durerà fino al Regno di Jugoslavia che nascerà nel 1929, che a sua volta durerà fino al 1941, poi nel '45 nascerà la Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia per diventare nel '63 Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, poi ci sarà la catastrofe di quella che passerà alla storia come dissoluzione che passerà per la via dell'indipendenza di Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Macedonia, e lo Stato jugoslavo si limiterà alla sola Serbia e Montenegro con la Repubblica Federale di Jugoslavia, per poi diventare, nel nuovo secolo, Unione Statale di Serbia e Montenegro e sciogliersi definitivamente nel 2006. 
 
Cent'anni dalla nascita della Jugoslavia, ma cosa ne è rimasto? Macerie, illusioni e nostalgia in un contesto europeo in fase di decadenza totale e con i vecchi Paesi della Jugoslavia sempre dimora di nazionalismi il cui vento è arrivato sino ai cieli di Roma, Berlino, Londra e Parigi.
 
Cari amici e care amiche dei Paesi della ex Jugoslavia, parlare di Yugonostalgia cosa significa? Per molti non significa niente perché non hanno mai conosciuto la Jugoslavia unita ma ne hanno solo sentito parlare; per altri visto ciò che è accaduto negli anni '90 con una guerra devastante alle porte dell'Europa occidentale, con la peggiore guerra accaduta dopo il secondo conflitto mondiale, è meglio non sentir più parlare di Jugoslavia. 
 
Eravate forti insieme, eravate un grande Paese, una potenza importante nello scacchiere degli equilibri europei e mondiali soprattutto un faro di speranza per i Paesi non allineati al sistema Occidentale. Per arrivare all'oggi con una Macedonia ai ferri corti sulla questione del nome, con Slovenia e Croazia che litigano per i confini marittimi, e poi la Serbia, che vuole stare con due piedi in una sola scarpa, ora verso la Russia ora verso gli USA, con le questioni calde delle sue province autonome a partire da quella del Kosovo, con la Bosnia ed Erzegovina che è sempre ferma ad interrogarsi sul suo futuro.
 
L'Europa è in una fase di decadenza impressionante, qui la baracca sta saltando. Cosa sarà una nuova Jugoslavia non lo sa nessuno. Forse la casa perfetta dei nazionalismi o forse no. Sicuramente non la vecchia Jugoslavia di Tito, quella che sarà tra le forze vincitrici della seconda guerra mondiale. Quella Jugoslavia non esiste più salvo che in qualche museo, casa, cimelio o cuore di nostalgici. Non tornerà più quella Jugoslavia. Piuttosto che farvi la guerra tra di voi, e litigare per stupidaggini che possono sfociare in situazioni incontrollabili, unitevi, fareste prima a rifare la Jugoslavia.

Marco Barone




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