lunedì 30 gennaio 2012 - Nicola Spinella

Celentano: il capoClan intasca un bell’assegno per le sparate sanremesi

Secondo le fonti, il "Molleggiato" ha sottoscritto un accordo da circa 300 mila euro a puntata per l'apparizione sanremese. Nonostante gli sforzi di far passare per "equo" il compenso da parte qualche esponente di associazioni cattoliche, divampa in rete il dibattito sugli sprechi di Mamma Rai.

Viviamo tempi difficili, in cui la nave sanza nocchiere di dantesca memoria sembra sempre più destinata ad inabissarsi grazie a capitani e plance di comando gestite da incompetenti boriosi, che non perdono occasione per offendere i cittadini in vario modo.

Un vero e proprio smacco alla povertà, e a tutti quegli italiani che ormai non hanno più cinghie da stringere: così dev'essere sembrato, a buona parte dei contribuenti, il contratto che Celentano ha sottoscritto con i vertici di Viale Mazzini. L'evento c'è, il personaggio anche, i temi da affrontare non mancano. Sicuramente, al pari di tanti altri dal cachet d'oro, Celentano è uno di quei nomi che può far lievitare la richiesta (ed il costo) di preziosi secondi promozionali all'interno degli spazi pubblicitari. 

E' un meccanismo perverso: la tv di stato, finanziata con il canone, reputa opportuno pagare (profumatamente, ma questa è un'opinione!) un personaggio che dovrebbe garantire un sicuro ritorno in termini di ascolti, nonché una vendita assicurata degli spazi pubblicitari. Tutto questo avviene in un'epoca in cui la scelta principale è tra il pagare le tasse (e salvare la casa dalle grinfie di Equitalia) e il mettere qualcosa in tavola. Come dire, è inutile sforzarsi a cercare di acquisire nuovi clienti: i consumatori sono ridotti alla fame, siamo in piena recessione, la pubblicità del Festival non riuscirà a far sorgere l'impulso all'acquisto, semmai quello all'indebitamento!

La RAI decide di fare un po' di sano sperpero all'italiana: non bastava il legnoso Bobo Vieri, incensato a suon di euro per ballare come un pollo sulla griglia, né siam paghi del Ferrara quotidiano targato Berlusconi, o dei dodici disperati che sperano di diventare famosi grazie all' "isola".

Trecentomila euro saranno assicurati al profeta della via Gluck per una apparizione, in cui gli sarà riconosciuta completa autonomia autoriale. La somma complessiva non potrà comunque superare i 750 mila euro. Un contentino? Non più di tanto per chi, da tempo immemore, dice di combattere contro il sistema che lo foraggia e di cui fa (inevitabilmente) parte. 

Celentano è quella forma di dissenso controllato che serve affinché possa costruirsi nuovo e solido consenso. Cosa potrà dire di così profondo e costruttivo, che non possa essere detto da un operaio della Euralluminia cassintegrato da tre anni? Un'operazione d'immagine quindi. Per sgomberare il campo da equivoci, il cantante ha preteso che gli interventi non siano interrotti dalla pubblicità. A ben pensarci, il motivo è facilmente intuibile: la Rai teme un calo d'ascolti, il poter piazzare un Jolly come Celentano all'interno di cinque serate si risolverà sicuramente in un incentivo a rimanere sintonizzati sulla kermesse canora.

La cifra, descritta da Luca Borgomeo (eletto nelle liste del PPI, nel 1994, al consiglio provinciale di Roma) su "La Stampa" come "un modico compenso, un compenso da crisi" non viene accolta bene da Carlo Fatuzzo (portavoce del partito dei "Pensionati" ed ex parlamentare europeo) che definisce, in una nota ADN, "quantomeno fuoriluogo" e "stratosferico" la retribuzione che verrà corrisposta all' Adriano nazionale. 

L'affermazione di Borgomeo è quantomeno fantasiosa: verrebbe da chiedersi se i compensi percepiti dai contribuenti, meritino di essere investiti in questo modo.

Evidentemente c'è una parte d'Italia che può permettersi di definire "modico" un compenso palesemente spropositato (se pensiamo che viene pagato con denaro pubblico!), corrispondente a quello che un operaio non riuscirà a guadagnare in una vita.

Ed un'altra parte d'Italia che invece deve indignarsi per l'ennesimo scialacquamento della TV di stato.

E come diceva in una celebre canzone, gli italiani si accorgono di una cosa drammatica: di non avere più risorse...



4 réactions


  • (---.---.---.94) 30 gennaio 2012 19:13

    A fronte di manager che hanno portato alla rovina grandi aziende e tanti dipendenti intascando molto di piu’, il caso e’ un granello di fronte ad un macigno.

    Non capisco come si giustificherebbe il CAPOCLAN presente nel titolo


    • (---.---.---.104) 30 gennaio 2012 19:45

      è ovviamente da leggere in concerto con al vita artistica di Celentano e del suo "CLAN", famosa formazione da cui prese mosse e linfa artistica, pur non essendo certamente il più dotato (ricordiamo la vicenda Don Backy)


      Alla fine, era davvero il "Capo del clan", 
      Nessun intento denigratorio, se non quello che possa derivare da una disamina dei fatti consegnati alle cronache

  • (---.---.---.102) 30 gennaio 2012 23:07

    300000 euro a puntata? e c’e’ chi paga il canone. 

    ma come si fa a non vergognarsi. 

    pensiamo a chi prende 1000 euro al mese con la famiglia da mantenere e deve pagare il canone e l’imu. 

    penso proprio che abbiamo un motivo in piu’ per non guardare sanremo

    • Nicola Spinella Nico (---.---.---.195) 30 gennaio 2012 23:33

      Caro Amico, purtroppo il canone deve pagarsi.

      è un balzello, un pizzo, ma purtroppo è dovuto.

      Altro è il non guardare la Kermesse. Anche io non ho intenzione di guardarlo.
      Se l’Italia riuscisse a far crollare gli ascolti, forse capirebbero che ci siamo rotti.
      ma tanto le pecorelle sono già a sospirare per marco carta...


Lasciare un commento