venerdì 10 novembre 2017 - Riccardo Noury - Amnesty International

Caso Regeni | Secondo Alfano il presidente egiziano è “appassionato” per la verità

Da “partner ineludibile” a “interlocutore appassionato nella ricerca della verità”, i salamelecchi del Ministro degli Esteri al-Fano (scusate, intendevo scrivere Alfano) nei confronti del Presidente egiziano al-Sisi susciterebbero persino qualche risata se non c’entrassero con l’uccisione di Giulio Regeni.

E dunque siamo in presenza di parole agghiaccianti e scandalose.

Cosa spinga il ministro Alfano a dichiararsi convinto della “passione nella ricerca della verità” del presidente egiziano, è veramente difficile immaginarlo.

Di certo, un “interlocutore appassionato nella ricerca della verità” avrebbe ordinato alla Procura del Cairo, sotto il suo controllo, di trovare rapidamente quella verità – ossia i nomi di chi arrestò, fece sparire, torturò e uccise Giulio e quelli di chi successivamente depistò e cerco d’insabbiare – e renderla nota agli inquirenti italiani.

E invece tra poco più di due mesi saranno trascorsi due anni dal sequestro di Giulio e il 25 gennaio 2018 rischieremo, quella verità, di non averla ancora.

Sempre a proposito di date, siamo alla vigilia del secondo mese dal rientro dell’ambasciatore italiano al Cairo e di quei “passi avanti”, garantiti sempre dal ministro Alfano nell’arsura ferragostana in cui annunciò la piena ripresa delle relazioni diplomatiche tra Italia ed Egitto, non se n’è visto neanche mezzo.

Non solo, ma la situazione dei diritti umani in Egitto continua a peggiorare. Solo di ieri è la notizia della conferma della condanna a cinque anni di carcere per l’attivista rivoluzionario Alaa Abdel Fattah: lui sì, veramente appassionato nella ricerca della verità (e della libertà, della giustizia e dello stato di diritto: nessuna meraviglia che sia in carcere).




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