martedì 25 settembre 2018 - Riccardo Noury - Amnesty International

Caso Regeni | 32 mesi senza Giulio: "La visita di Fico fa sperare in pressioni politiche serie"

E oggi sono 32 mesi da quando, il 25 gennaio 2016, Giulio Regeni scomparve al Cairo: arrestato, sottoposto a sparizione forzata, torturato selvaggiamente e assassinato.

L’ultima visita di un rappresentante istituzionale italiano nella capitale egiziana, il presidente della Camera Roberto Fico, ha riacceso la speranza che il lavoro della procura di Roma possa essere finalmente accompagnato da pressioni politiche serie.

 

Quanto meno, il presidente egiziano al-Sisi dev’essersi reso ben conto che la persona arrivata una settimana fa dall’Italia non era come quelle incontrate negli ultimi mesi: figure di alto livello di questo e del precedente governo, giunte al Cairo per farsi compimenti reciproci, giurarsi amicizia e parlare di economia, immigrazione, terrorismo e altro ancora.

Lo squallido numero “Giulio era uno di noi” stavolta, al presidente al-Sisi (colui che secondo Amnesty International ha trasformato l’Egitto in una prigione a cielo aperto) non è riuscito.

La terza carica dello stato italiano aveva un’agenda chiara e semplice: parlare di diritti umani, fare nomi e cognomi, far capire che noi sappiamo, chiedere davvero verità per Giulio Regeni.

Chissà se questa visita rappresenterà un punto di svolta. L’hanno preceduta compromessi, arrendevolezze, arretramenti da parte di tanti esponenti di governo. E sono loro a fare la politica. Sono loro a decidere se la verità per Giulio Regeni sia qualcosa che riguarda solo la sua famiglia o faccia parte dell’interesse nazionale, delle priorità politiche.

In questi giorni l’Italia è percorsa da tantissimi ciclisti: partiti dalla sede del Collegio del Mondo Unito di Duino (Trieste), passati da Fiumicello, la città natale di Giulio, arriveranno a Roma a inizio ottobre con una richiesta alle istituzioni: fate sul serio.




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