giovedì 26 dicembre 2024 - Mario Barbato

Caso Orlandi, perché gli inquirenti sospettavano di Mario Meneguzzi?

Il caso di Emanuela Orlandi potrebbe essere più semplice di quanto finora si è voluto far credere da media e mitomani che su questo giallo hanno costruito le loro fortune. Un mistero che potrebbe essere vicino a una svolta grazie a chi finora ha indagato su piste più realistiche rispetto alle versioni vatican-fobiche presentate da Pietro Orlandi, ormai star che cavalca le passerelle mediatiche da cui sembra non voler scendere, nonostante rivelazioni che si sono sempre risolte in una bolla di sapone.

Il nome di Mario Meneguzzi, marito di Lucia Orlandi, zia di Emanuela, sospettato della scomparsa della nipote, per Pietro Orlandi e famiglia è diventato un insulto di lesa maestà. Sospettato, certo, perché ognuno è innocente fino a prova contraria. Ma gli elementi finora raccolti non depongono certo a suo favore. Tanto per cominciare Mario Meneguzzi il giorno della scomparsa di Emanuela Orlandi non aveva un alibi a prova di bomba. Disse di trovarsi a Torano, vicino Rieti, ma nessuno può confermarlo. Fin da subito si attivò per cercare la nipote, ma con iniziative poco trasparenti. Si recò all’Ansa per far pubblicare l’annuncio della scomparsa di Emanuela ventilando l’ipotesi di un rapimento quando non c’era nulla che lo lasciava pensare. Riempì gli annunci sui quotidiani di dettagli fuorvianti. Mostrò di conoscere particolari sull’abbigliamento di Emanuela che Natalina non aveva citato nella denuncia di scomparsa. Divulgò sui manifesti che riempirono mezza Roma il numero di telefono di casa Orlandi senza prima consultarsi con gli inquirenti e spalancando le porte a una serie di mitomani, sciacalli e testimoni più o meno volenterosi che fornirono informazioni false e fuorvianti, finendo solo per inquinare le indagini.

Mario Meneguzzi non si limitò solo a far pubblicare gli annunci di scomparsa, ma assunse anche il ruolo di mediatore tra la famiglia Orlandi e i finti rapitori, cosa che non sarebbe stato necessario se Mario Meneguzzi, anziché divulgare il numero di casa Orlandi, si fosse limitato a divulgare il numero di polizia o carabinieri a cui indirizzare le telefonate di testimoni veri o presunti. Rapitori che non fornirono mai una prova che la ragazza fosse viva e si trovasse nelle loro mani, ma fecero ascoltare solo una registrazione vocale in cui Emanuela Orlandi, con voce pacata e tranquilla, come se stesse a un casting e non nelle mani di delinquenti, ripeteva sempre la stessa frase. Un audio che poteva essere stato fatto anche un mese prima della sua scomparsa ma che bastò per accontentare il Meneguzzi, il quale nemmeno pensò di chiedere di ascoltare la voce della nipote dal vivo per sincerarsi che fosse viva e stesse bene. Perfino il pm Giancarlo Capaldo, da sempre amante del rapimento, notò lo strano comportamento dello zio di Emanuela che ogni qualvolta rispondeva al telefono non mostrava mai segni di emozione, come se già sapesse che quelli non erano rapitori.

Pietro Orlandi lo ha definito persona fuori da ogni sospetto, ma le cose non stanno proprio così. Il pm Domenico Sica fu il primo a sospettare di lui. Il magistrato aveva saputo che Meneguzzi, capo ufficio della Camera dei Deputati, con importanti agganci politici e legami con i servizi segreti, aveva molestato sessualmente anche Natalina Orlandi, sorella maggiore di Emanuela, e che apparteneva a una combriccola parlamentare che avevano l’abitudine di approfittare del proprio ruolo per estorcere sesso alla dipendenti di Montecitorio o a chi ambita a entrarci. Forse, nel tentativo di raccogliere prove che lo inchiodassero alle sue eventuali responsabilità lo fece anche pedinare, ma l’uomo fu avvisato da un agente del Sisde e l’operazione andò in fumo. Anche la pm Margherita Gerunda non lo vedeva di buon occhio. Si era accorta che l’uomo pressava la Procura di Roma per sapere cosa stessero scoprendo gli inquirenti, cosa che la spinse a tenerlo lontano dalle indagini. 

E poi c’è l'identikit tracciato da due pubblici ufficiali che riferirono ai magistrati di aver visto una ragazza simile a Emanuela Orlandi parlare con un uomo appena uscita dalla scuola di musica. Quel profilo era il ritratto sputato di Mario Meneguzzi. Un indizio incredibilmente ignorato dai magistrati che non si preoccuparono di confrontare quel profilo con gli adulti che ruotavano intorno al contesto amicale e parentale della giovane studentessa di musica. Una lacuna aggravata dal fatto che nessuno si premurò di sapere dov’era lo zio Mario mentre la nipote spariva nel nulla. Così come nessuno cercò di capire chi aveva ingaggiato e pagato l’avvocato Gennaro Egidio che sostituì Mario Meneguzzi nella presunta trattativa con gli inesistenti rapitori.

Ciò che colpisce è l’ira di Pietro Orlandi quando ha capito che i magistrati italiani stanno scandagliando la pista familiare per assicurarsi che l’orco che fece scomparire la sorella non si annidava nella cerchia vicina alla ragazza. Domenico Sica ne era certo: Emanuela scomparve dopo un incontro con “un adulto molto vicino alla ragazza”, riferendosi proprio a Mario Meneguzzi della cui colpa, secondo il pm Ilario Martella, il pm era più che convinto. E intanto, secondo quanto riporta il giornalista Tommaso Nelli, gli atti dell’inchiesta giudiziaria raccontano come Emanuela quella sera fu vista entrare in un Mercedes blu in Vaticano da alcuni testimoni oculari. Vera o falsa che sia questa testimonianza, c'è da notare un particolare curioso: Mario Meneguzzi era proprietario di tre vetture. Una di queste era proprio un Mercedes. Una coincidenza? Può darsi. Ma questi sono i fatti. Poi ognuno è libero di credere in ciò che vuole.



15 réactions


  • Osservatore Cattolico (---.---.---.184) 26 dicembre 2024 20:41
    Le soluzioni più semplici spesso sono le meno battute. Questo diceva Sherlock Holmes. Ma in in italia c’è la cultura dei complotti, dei misteri, delle storie fantasiose. Casi di cronaca nera che sono tanto comuni quanto drammatiche. Ma un parente non fa notizie. Un papa sì. La banalità del male non vende, conta lo share e gli idioti che gli vanno dietro. E in un paese dove statisticamente solo la metà legge un libro e l’altra metà non sa nemmeno elaborare un pensiero logico, il diventa fertile per la strumentalizzazione mediatica. 

    • Mario Barbato Mario Barbato (---.---.---.184) 26 dicembre 2024 22:45

      Io mi baso sui fatti accertati e non sulle invenzioni dei media che pendono dalla bocca di Pietro Orlandi che cambia piste alla velocità della luce, senza che nessuno si ponga i dubbio sulla sua sincerità. 


  • Marco (---.---.---.121) 27 dicembre 2024 10:56

    Alla luce dei fatti esposti in questo articolo che considero illuminante, mi permetto di tracciare una dinamica dei fatti, premettendo che la mia è solo una ipotesi di scuola e basta. Emanuela Orlandi esce dalla scuola di musica. Mentre si reca a prendere l’autobus passa lo zio con il suo Mercedes che la preleva per darle un passaggio. In realtà la porta a casa sua e qui succede qualcosa di brutto che finisce con la morte della ragazza. L’uomo carica il corpo della ragazza nel portabagagli e la porta a Torano dove occulta il suo cadavere. Il giorno dopo, contattato dal padre di Emanuela, assume il ruolo di depistatore così da inquinare le indagini mettendo in campo tutte le azioni elencate in questo articolo. Il resto è uno squallido spettacolo pieno di bugie messo in piedi da mitomani e sciacalli che continua fino a oggi. Ripeto è solo una ipotesi. Spetterà alla Procura di Roma stabilire se Meneguzzi è colpevole o innocente. A condizione che dopo tanti anni sia ancora possibile scoprirlo. 


    • Mario Barbato Mario Barbato (---.---.---.121) 27 dicembre 2024 11:33

      Mi dispiace deluderla, ma temo che non si scoprirà più nulla. 
      So però già cosa succederà. La Commissione Parlamentare finirà per dare la colpa a qualche fantomatica organizzazione dedita allo sfruttamento della prostituzione minorile. Così da accontentare tutti. Lo Stato, che potrà vantarsi di aver scoperto la verità. Il Vaticano, che sarà scagionato da ogni accusa. I media, che avranno altro materiale per parlare a vanvera. I Meneguzzi, che vedranno allontanare ogni sospetto dal loro congiunto. E Pietro Orlandi che potrà continuare a calcare le passerelle mediatiche con la fama del grande eroe che ha combattuto per scoprire cosa è successo a sua sorella. Saranno così tutti felici e contenti. Tranne Emanuela Orlandi che invece continuerà a sorridere malinconica da quel manifesto diventato emblema del suo dramma, fino a quando non sarà così sgranato da essere completamente dimenticato. 


    • Osservatore Cattolico (---.---.---.79) 28 dicembre 2024 09:50

      Mario Meneguzzi era un intrallazzatore, fu accusato di affari poco chiari in Parlamento, movimenti finanziari sospetti, concorsi truccati, ricatti sessuali. Fu tutto inserito negli atti dell’inchiesta che stava conducendo Domenico Sica. Se non è stato indagato è perché aveva buone coperture politiche e insieme e lui c’era il rischio che altri parlamentari sarebbero finito nei guai. Fu lo stesso avvocato Egidio e dire che Sica temeva di aprire crepe difficile da colmare se avesse indagato in certe direzioni. I documenti che Sica trasmise a Martella non furono trovati. Spariti tutti. In quei documenti c’è la verità su Emanuela Orlandi e i motivi per cui Sica era convinto che Mario Meneguzzi fosse il colpevole della scomparsa della nipote. Se saltano fuori quei documenti, per Pietro Orlandi è la fine. 


    • Mario Barbato Mario Barbato (---.---.---.149) 28 dicembre 2024 20:04
      Io credo che Emanuela Orlandi sia semplicemente finita vittima di un delitto sessuale, come aveva ipotizzato la pm Margherita Gerunda. Chi sia stato non si sa, ma sicuramente deve essere stato un adulto che la ragazza conosceva bene e di cui si fidava. E considerato che una ragazza di quindici anni non è che potesse conoscere centinaia di adulti, non sarebbe stato difficile individuarlo se si fosse indagato nel contesto amicale e parentale della giovane studentessa di musica anziché mettersi a correre dietro al rapimento terroristico.

  • Mario Barbato Mario Barbato (---.---.---.137) 28 dicembre 2024 11:06

    Quello che ho trovato molto strana questa storia è che fu proprio Domenico Sica il primo a interrogare il vigile urbano Alfredo Sambuco nel 1983, il testimone oculare che disse di aver visto Emanuela parlare con un uomo all’uscita di scuola di musica e non fu Ilario Martella nel 1985. C’è quindi da domandarsi se quell’identikit somigliante a Mario Meneguzzi non fu tracciato già pochi mesi dopo la scomparsa di Emanuela e se Sica non notò la somiglianza con lo zio della ragazza. Questo spiegherebbe il motivo per cui Sica non rimase mai convinto dell’alibi di Meneguzzi e perché lo fece pedinare. Forse per raccogliere elementi utili per trascinarlo in tribunale, prima che un agente del Sisde commettesse l’errore madornale di avvisarlo di avere la polizia alle calcagna. 


    • Marco (---.---.---.81) 28 dicembre 2024 13:27

      Ottima osservazione. Vero. Se Sica aveva convocato Sambuco pochi mesi dopo la scomparsa di Emanuela è probabile che il vigile disegnò il profilo dell’uomo misterioso già all’epoca. Questo spiegherebbe i sospetti del pm su Meneguzzi. In ogni caso ritengo più sensato questo articolo che la marea di fesserie che Pietro Orlandi e il suo fedele vassallo Alessandro Ambrosini sparano a salve ogni giorno. 


  • Marco (---.---.---.247) 29 dicembre 2024 09:43

    Parafrasando le parole di Pietro Orlandi: "MI DICONO CHE LO ZIO DI EMANUELA LA MATTINA ANDAVA A LAVORARE IN PARLAMENTO. E NON CERTO PER GESTIRE LA BUVETTE".


  • Osservatore Cattolico (---.---.---.72) 30 dicembre 2024 12:54

    Il caso di Emanuela Orlandi è stato uno dei più grandi fallimenti della giustizia italiana; è stato uno dei più clamorosi disastri investigativi e giornalistici. Tutti a correre dietro alla pista vaticana e nessuno che si è preoccupato di scavare nella cerchia familiare della ragazza, cosa che stava facendo solo la pm Gerunda. Da Andrea Purgatori a Rossella Pera, passando per Tommaso Nelli, Maria Giovanna Maglie, Fabrizio Peronaci, Pino Nicotri, Ferruccio Pinotti e compagnia bella, tutti a correre dietro al complotto vaticano e nessuno che si è preoccupato di ficcare il naso lì dove andava ficcato: tra i parenti, gli amici di famiglia o i compagni di Emanuela. La cosa più vergognosa è che questi giornalisti hanno preso la pessima abitudine di screditare i loro colleghi, perché ognuno di loro vuole fare il Grande Scoop. Ma finora l’unico scoop che sono riusciti a fare è stato quello di ingrassare il loro conto in banca, speculando sul dramma di una ragazzina che oltre al danno deve subire pure la beffa di essere strumentalizzata da questi "professionisti della disinformazione". 


  • Osservatore Cattolico (---.---.---.243) 1 gennaio 22:03

    Il caso Orlandi è stato un fiammifero che i media soffiandosi sopra hanno trasformato in un incendio. E intanto come ha detto l’avvocato Sgrò pare che la procura di Roma abbia aperto un fascicolo per omicidio contro ignoti. Ma non mi sorprenderei se presto verrà inserito pure il nome di qualche indagato. 


  • Mario Barbato Mario Barbato (---.---.---.25) 12 gennaio 20:40

    Difficilmente ci sarà qualche indagato, perché i protagonisti di quella vicenda sono quasi tutti scomparsi. Però ho fatto una scoperta sconcertante. Sul diario di Emanuela Orlandi era riportata questa frase: "Federica, indovina chi è?" Seguita da un numero di telefono mai individuato. E invece sono riuscito a risalire a quel numero: apparteneva a una Radio del movimento di estrema sinistra denominato Autonomia Operaia. Una radio che successivamente sarà acquisita dal Vaticano. La cosa singolare è che la tipografia che stampò i manifesti di Emanuela Orlandi, La Piramide, è la stessa tipografia che stampava pure il periodico ufficiale di Autonomia Operaia. 


    • Laura (---.---.---.25) 12 gennaio 21:28

      Se le cose stanno così, lei ha fatto uno scoop clamoroso. E chi sarebbe Federica?


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