lunedì 16 dicembre 2019 - Marco Barone

Caso Giulio Regeni: quanto ci si può fidare del Kenya, costola dell’Egitto?

Si ritorna a parlare in questi giorni del fatto che un testimone kenyota, un poliziotto o agente dei servizi, abbia riferito di aver ascoltato un maggiore dei servizi egiziani confessare la propria partecipazione all'omicidio di Giulio Regeni. 

Il nome come è noto da tempo, dell'esponente dei servizi egiziani coinvolto, è quello di Sharif Magdi Abdelal, ufficiale della National Agency Security. In Egitto sono letteralmente impazziti quando hanno appreso la leggerezza con cui quell'ufficiale ha "confessato" tra colleghi, in un summit a Nairobi, il proprio ruolo ed il ruolo degli apparati di sicurezza egiziani nella sorte di Giulio. Ed in Kenya hanno tutto l'interesse, evidentemente, di venire a conoscenza dell'identità di chi ha fatto da spia tra le spie, e le conseguenze non possono che essere prevedibili stante i rapporti tra Kenya ed Egitto. I rapporti tra Egitto e Kenya sono notevoli, nel sito del governo egiziano si scrive che "Le relazioni tra Egitto e Kenya sono sempre state amichevoli e basate sulla cooperazione reciproca, mentre l'Egitto ha sempre fornito supporto e assistenza al popolo keniota durante i periodi di crisi".
 
Il Kenya ha avuto sempre bisogno dell'Egitto tanto che nell'ultimo decennio, come riconosce il governo egiziano, "l'Egitto ha continuato la sua politica di sostegno al Kenya e ha fornito l'assistenza necessaria in tempi di crisi e durante catastrofi naturali come siccità e inondazioni, e ciò è stato ottenuto attraverso la fornitura di aiuti alimentari, assistenza medica e tecnica a sostegno del Popolo keniota".
 
Ed il Kenya è una sponda economica importante per l'Egitto. Il mercato comune per l'Africa orientale e meridionale (COMESA) è una zona di libero scambio con ventuno Stati membri che si estendono dalla Tunisia a Eswatini. La COMESA è stata costituita nel dicembre 1994, in sostituzione di una zona commerciale preferenziale che esisteva dal 1981. Nove Stati membri hanno formato una zona di libero scambio nel 2000 (Gibuti, Egitto, Kenya, Madagascar, Malawi, Mauritius, Sudan, Zambia e Zimbabwe), con il Ruanda e il Burundi che hanno aderito all'ALS nel 2004, le Comore e la Libia nel 2006, le Seychelles nel 2009 e la Tunisia e la Somalia nel 2018. E la COMESA è uno dei pilastri della Comunità economica africana.
 
Però è anche vero che l'attuale presidente del Kenya, Uhuru Muigai Kenyatta, ha una scarsissima legittimazione popolare, ha vinto con il 98% dei voti dei votanti, ma i votanti furono appena il 34% degli aventi diritto, elezioni che si sono consumate con violenza tanto che rimasero chiusi più di 3mila seggi per questioni di sicurezza. Da ricordare in tutto ciò che Al Sisi è il presidente al momento dell'Unione Africana, tra le altre cose. Insomma, quanto ci si può fidare di questo Kenya? La Procura della Repubblica di Roma collabora, come è giusto che faccia entro certi paletti, ma nessuno è fesso stante il fatto che la consapevolezza che quello di Giulio è un chiaro omicidio di stato e il sistema attualmente al potere in Egitto con i suoi apparati e le sue costole si muove di conseguenza per tutelare se stesso e chi ne è stato complice direttamente o indirettamente.

mb

nella foto
Egyptian President, Somali President and Kenyan President during their summit in New York on Wednesday, September 25, 2019 (Egyptian Presidency)




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