lunedì 9 marzo 2009 - Damiano Mazzotti

Cari politici… A chi la volete raccontare…

Indubbiamente “La nascita dei nuovi media, le immense possibilità di diffusione “virale” offerte da Internet hanno messo fine al potere incontrastato della pubblicità e della televisione” (Christian Salmon, Storytelling, www.fazieditore.it, 2008). E verrà anche la fine del regime delle bugie raccontate dalla politica.

“Il racconto è presente in tutti i tempi, in tutti i luoghi, in tutte le società; il racconto comincia con la storia stessa dell’umanità; non esiste, non è mai esistito in alcun luogo un popolo senza racconti; tutte le classi, tutti i gruppi umani hanno i loro racconti e spesso questi racconti sono fruiti in comune da uomini di cultura diverse, talora opposte; il racconto si fa gioco della buona e della cattiva letteratura; internazionale, trans-storico, transculturale, il racconto è là come la vita. Innumerevoli sono i racconti del mondo” (Roland Barthes). E la cronaca degli attuali governi che vendono le loro storie incantate ai media e all’opinione pubblica incantata, è il segno di una sottocultura che dimostra di amare i sogni infantili che si perdono come bolle di sapone: una cultura da menzogna da bar. Ma l’evoluzione della trasmissione del sapere via Internet con l’allargamento delle reti sociali e delle fonti della conoscenza sta già sgretolando il potere.

Le parole sono quindi le nuove armi, Cesare aveva le sue forze armate e Berlusconi ha le sue forze parlate: Televisioni, Stampa, Libri, Cinema , che possono creare velocemente una sottocultura predominante e visibile di riferimento per le giovani generazioni e le personalità più pigre e più deboli. Mentre in quasi tutti i Paesi civili del mondo basta scoprire la menzogna di un politico per eliminarlo dalla scena politica (pensiamo allo scandalo sessuale di Clinton o alla bugia di José Aznar sui terroristi Baschi attivi a Madrid), in Italia questo non succede mai. Nel nostro Paese “il segreto è mentire sempre, spudoratamente, 24 ore su 24. Le bugie, in questa Italia, sono come i debiti: chi ne fa pochi è rovinato, chi ne fa tanti è salvo” (Marco Travaglio, La scomparsa dei fatti, 2006). Siccome siamo un popolo di grandi mangiatori, siamo anche un popolo che ama i grandi mangiatori di parole… E la tv è diventata l’ipermercato della dignità dove i professionisti e le persone di tutti i ceti sociali si vendono la faccia e l’anima per denaro o per avere un minuto di celebrità. E dove i politici hanno comprato la licenza di mentire attraverso il finanziamento pubblico e la regalistica privata… Siamo il Paese più vecchio del mondo occidentale e abbiamo mantenuto i vizi più vecchi del nostro mondo.

Attualmente anche il mondo islamico si sta aprendo all’autocritica culturale e politica: “Quando c’è la fiducia, ci si rende conto che le uniche, vere lealtà sono critiche: che si tratti del proprio governo, dei propri correligionari o della “comunità di fedeli”, l’individuo non deve mai sostenere ciecamente “i suoi” contro tutti “gli altri”. Bisogna essere fedeli a dei principi di giustizia, dignità, di uguaglianza, ed essere in grado di criticare il proprio governo… se si lancia in una guerra ingiusta, legittima l’apartheid o è connivente con le peggiori dittature della terra (www.tariqramadan.com). Ma per arrivare a questo e alla vera parità tra uomo e donna occorreranno molti anni: almeno un paio di generazioni (e quindi si arriverà all’eliminazione di quasi tutti i matrimoni combinati, delle mutilazioni genitali, dei delitti d’onore, ecc). Tutte queste trasformazioni sono legate all’aumento costante dei tassi di alfabetizzazione maschile e femminile che riducono le rigidità della cultura patriarcale mediorientale che è antecedente a quella islamica.

Inoltre, in tutto il mondo, il tasso di alfabetizzazione femminile è più legato all’abbassamento degli indici di natalità e al controllo delle nascite. In un mondo dove i figli e le donne sanno leggere , i padri e i mariti reagiscono diversamente, e si può creare poi quel disorientamento sociale che porta spesso a crolli dell’autorità politica conservatrice. Cosa che è accaduta in Iran (Teocrazia, 1979), in Cina (Mao, 1949), in Russia (Lenin, 1917), in Francia e “nel 1649, la rivoluzione puritana inglese portò, un secolo e mezzo prima della Rivoluzione francese, alla decapitazione di un re, sotto la dittatura militare di Cromwell” (Youssef Courbage e Emmanuel Todd, L’incontro delle civiltà, www.marcotropeaeditore.it, 2009). Sottolineo che Emmanuel Todd (storico, antropologo e demografo), che aveva previsto con largo anticipo il crollo culturale, economico e politico dell’Unione Sovietica (Il crollo finale, 1976), ha pronosticato la fine dell’Impero Americano (Dopo l’impero, 2003), con l’inevitabile sconvolgimento degli equilibri economici mondiali.

Ma in Occidente, il silenzio è ancora “associato a varie qualità: la modestia, il rispetto degli altri, la prudenza, la buona educazione. A causa di norme di convenienza profondamente radicate, la gente tace per evitare le noie, i conflitti e gli altri pericoli che percepisce. Le virtù sociali del silenzio vengono rafforzate dal nostro istinto di sopravvivenza… L’esigenza di una tranquilla sottomissione è esasperata dalle attuali difficoltà economiche, quando milioni di persone hanno perso il lavoro e un numero ben più alto ha paura di perderlo” (Elisabeth Noelle-Neumann, La spirale del silenzio. Per una teoria dell’opinione pubblica, www.meltemieditore.it, 2002). In Italia anche chi protegge la legge non può essere troppo chiassoso. Pensiamo a questa cosa: “La magistratura è il cane da guardia del condominio democratico. Se arrivano i ladri, abbaia. I condomini italiani si svegliano e cosa fanno? Invece di prendersela con i ladri, picchiano il cane” (Piercamillo Davigo).

In un certo senso, per i cittadini comuni, informarsi può essere un costo che non comporta un effettivo vantaggio nei termini di rilevanza nell’aumentare il proprio potere di scelta e perciò sono gli i gruppi di interesse ad avere il vantaggio di trarre maggiori opportunità e potere dall’essere informati (Downs). Dunque in ogni “società il conflitto fondamentale è quello per il controllo delle menti. Il modo di pensare delle persone determina il destino delle norme e dei valori su cui le società si fondono… Nella nostra società, la politica è in primo luogo politica mediatica. Il funzionamento del sistema politico viene messo in scena a beneficio dei media in modo da ottenere il sostegno o, quantomeno una minore ostilità da parte dei cittadini che diventano consumatori sul mercato politico” (Manuel Castells, Saperi e poteri. Informazione e cultura nella network society, www.egeaonline.it, testo fuori commercio dell’Università Bocconi) .

La realtà italiana e internazionale di oggi è che stiamo vivendo una guerra civile economica tra le tante caste e i cittadini normali, e “in tempo di guerra la verità viene mascherata con una cortina di bugie” (W. Churchill). Purtroppo per noi, “le prigioni più pericolose sono quelle di cui non si vedono le sbarre” (Tariq Ramadan). Inoltre, in Italia, “Il grosso dei posti di lavoro sono gestiti direttamente o indirettamente dai partiti, quindi voti per chi ti ha dato il posto, o per chi ti ha dato gli appalti, oppure voti qualcuno che poi ti dà il posto o gli appalti. E quindi non ti conviene votare una persona perbene, perché quella i favori illeciti non te li fa. Devi votare per un mascalzone, che i favori illeciti te li fa” (Marco Travaglio nell’intervista con Claudio Sabelli Fioretti: “Il Rompiballe”, 2008, Aliberti Editore).

Comunque è vero che “Nessuno in Italia ha tanto potere da cambiare tutto; ma tutti ne hanno abbastanza per impedire che qualcosa cambi” (Beppe Severgnini). E la vera questione è questa: l’Italia Partitocratica “è un Paese finito perché non si riesce più a distinguere tra chi è una persona per bene e chi no” (Mastroianni citato da Marco Travaglio nel libro il Rompiballe). Però“Non possiamo sprecare una crisi come questa” (Rham Emanuel , collaboratore di Obama).

P.S. E ora vi regalo una dolcizia (una dolce delizia) satirica: i nostri politici sono solo un vecchio esercito di frasi pompose e sconnesse che marcia confusamente su Roma e sull’Italia, alla ricerca di una qualsiasi idea per sopravvivere. E nulla dura in eterno e prima o poi l’esercito svanirà o si arrenderà come un solo uomo...



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