giovedì 10 gennaio 2013 - Riccardo Noury - Amnesty International

Canada, da un mese in sciopero della fame per i diritti dei popoli nativi

 

Ormai è passato quasi un mese. L’11 dicembre Theresa Spence, leader della Prima nazione Attawapiskat, ha piantato la sua tenda tradizionale di fronte al parlamento canadese, a Ottawa, e ha iniziato uno sciopero della fame.

L’obiettivo della protesta era incontrare il primo ministro Stephen Harper e portare la sua attenzione sulla crisi degli alloggi e sulle nuove leggi che minacciano i diritti dei popoli nativi métisinuit e delle Prime nazioni in tutto il Canada. Finalmente, l’incontro è stato fissato per domani.

Accanto a Theresa Spence si è formato un movimento di protesta, Mai più passivi, che è riuscito in poche settimane, grazie soprattutto a Twitter e agli altri social media, a organizzare iniziative in favore dei diritti dei popoli nativi canadesi e a ottenere molta solidarietà anche fuori dal paese.

Mai più passivi contesta le politiche del governo canadese, incapaci di porre fine alla discriminazione nei confronti dei popoli nativi, le nuove proposte di legge che rischiano di peggiorarla e il mancato rispetto dei trattati negoziati.

“Lo spirito e l’intenzione dei trattati erano che i popoli delle Prime nazioni condividessero le loro terre pur mantenendo i loro diritti ancestrali su quelle terre e sulle risorse. Invece, le Prime nazioni hanno conosciuto una storia di colonizzazione che ha dato vita a continue pretese sulle terre e ha prodotto come risultato la mancanza di risorse e la discriminazione sul piano dei finanziamenti per l’istruzione e gli alloggi” – si legge nel manifesto di Mai più passivi.

Le richieste dei popoli nativi sono sostenute dalle organizzazioni canadesi per i diritti umani, che ribadiscono il diritto delle comunità a essere pienamente coinvolte in tutte le decisioni e in tutte le nuove proposte di legge riguardanti i loro diritti.

Le organizzazioni chiedono al governo canadese di essere al passo coi tempi, di voltare pagina rispetto all’approccio discriminatorio risalente all’era coloniale e di rispettare i diritti dei popoli nativi sanciti dalle leggi nazionali e dal diritto internazionale.

Una posizione che sembra condivisa anche dalla Corte suprema canadese, che ha invitato a una “riconciliazione” tra i poteri dello stato e a rispettare la sovranità dei popoli nativi. Le leggi approvate dal parlamento dovrebbero, secondo la Corte, tener conto delle leggi, delle tradizioni e del punto di vista dei popoli nativi; le une e le altre dovrebbero pesare allo stesso modo.

La Corte suprema richiama, in altre parole, un principio del diritto internazionale, affermato di recente anche dalla Corte interamericana dei diritti umani: quando una proposta di legge riguarda le terre e le risorse dei popoli nativi, le autorità hanno l’obbligo di cercare e ottenere il consenso libero, preventivo e informato di questi ultimi.

Il motivo che ha provocato le proteste di Theresa Spence a Ottawa e di Mai più passivi in tutto il Canada è che, attraverso la legge di approvazione del bilancio, il governo ha introdotto e il parlamento ha approvato un pacchetto di misure che vanno a toccare le leggi federali sull’amministrazione delle terre delle Prime nazioni e quelle in materia di protezione ambientale.

A questo punto, per far comprendere meglio ai nostri lettori e alle nostre lettrici cosa sta succedendo, occorre introdurre la parola magica tanto in voga in tutto il continente americano: “sviluppo”.

Il governo canadese ha in agenda, per i prossimi 10 anni, oltre 600 grandi progetti di sviluppo legati allo sfruttamento delle risorse del suolo e del sottosuolo, per un valore complessivo di oltre 650 miliardi di dollari. La maggior parte di questi progetti riguarderà terre e acque che rappresentano la vita per i popoli nativi. Le modifiche legislative sono un elemento della strategia a lungo termine per portare avanti i progetti senza troppi ostacoli.

Le autorità canadesi hanno dichiarato che la valutazione d’impatto ambientale sarà lo strumento attraverso il quale le comunità native verranno consultate. Peccato, però, che proprio attraverso la legge di bilancio le norme in materia di protezione ambientale siano state sovvertite andando a diminuire drasticamente i poteri federali in materia di supervisione e di valutazione dell’impatto dei progetti di sviluppo sull’ambiente.

Theresa Spence ha annunciato che deciderà solo alla fine dell’incontro di domani se sospendere o meno lo sciopero della fame.




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