giovedì 19 giugno 2014 - Franco Giordano

Breve guida al renzismo

Il renzismo è una forma abbastanza aggressiva di inutilità politica innalzata a superficiale stile di pensiero.

Altamente endemica quanto stagnante, questa nuova mostruosità non è altro che un’evoluzione ben più perniciosa e subdola del già noto berlusconismo, poiché mira ad esser più trasversale, in quanto mediocramente neutra e per questo facilmente trasmissibile. Se il primo si diffondeva per contatto quest’ultimo dilaga anche in forma aerea.

Sul versante propagandistico, essere incolori e fingere di non assumere alcuna connotazione politica allarga notevolmente il bacino dei consensi: chiunque può, in potenza, riconoscersi in questo vuoto pubblicizzato e aderirvi, perché tale adesione non implica alcun impegno sociale o culturale e né, tantomeno, procura ideologiche e “anacronistiche” compromissioni. Questi semplici fattori – oltremodo elementari – del renzismo offrono quindi un’apparente distanza dalla sua pessima e ingombrante paternità politica e lo sigillano in un rassicurante – quanto falso – alveo di neutrale novità!

Se il berlusconismo era facile da individuare e riconoscere, innanzitutto perché faceva gli interessi di un solo individuo e poi perché era ben collocato politicamente, contrariamente, il renzismo – prodotto in vitro per rinverdire e saldare i legami tra una politica inetta e un pessima economia – è in grado di celarsi meglio tra le fitte maglie del clientelismo lobbistico; è più fresco, offre maggiore elasticità di adesioni e può persino far riposare tutti i suoi catecumeni sotto la rassicurante bandiera del riformismo, vessillo cinicamente scippato dal feretro di un’intera tradizione progressista morta nella solitudine più assoluta e desolante.

Con questa versione 2.0, l’ “ad personam” diviene dunque “ad regimen”. Ora nel calderone delle oscenità tutti i “potentumi italici” possono esser protetti e garantiti restando puntualmente inefficienti. Altro che distanza dal passato, il berlusconismo è stato talmente efficace che si è pensato bene di allargarne i benefici.

L’Italia è sempre stata terreno fertile per deleteri protagonismi costruiti ad hoc e appoggiati da cordate imprenditoriali di inossidabile stampo vetero-latifondista, e il renzismo non è altro che l’espressione più evoluta e plurale di questa miseranda tradizione, arrivata ad un limite di insopportabile parossismo.

Essere renzista non è quindi per nulla difficile; basta essere tanto arrivisti quanto vacui, sostanzialmente inetti per lasciar spazio a chi comanda davvero, ma fingere alacre iperattività davanti alle telecamere.

Si prediligono soggetti giovani, anche se solidi e navigati frequentatori della politica, ai quali iniettare ipocrita buonismo da spargere veneficamente in giro con slogan prodotti in serie: sentire a distanza di un giorno la Moretti e la Picerno (ex bersanianane convertite) pronunciare esattamente la stessa frase:“Facciamo il mestiere più bello del mondo perché ci occupiamo dei bisogni della gente”, ci dà una triste idea del fenomeno e ci fa capire che tale pratica richiede pochissimo impegno e l’arruolamento di un numero pressoché irrilevante di neuroni.

Il renzismo è dunque alla portata di tutti, basta solo avere i santi giusti in paradiso e non possedere alcun spirito critico, sfoggiare una certa scolarizzazione – che è ben altra cosa dalla formazione culturale –, abdicare dal senso dello stato in nome di un incerto quanto deleterio riformismo, per poi giungere serafici a definire come vecchia e inutile ogni basilare garanzia costituzionale.

Tutto questo pot pourri di mediocrità va poi condita e legittimata dal placet di un Quirinale oramai dimentico del proprio ruolo istituzionale (sia per senescenza che per volontaria omissione) e infine insaporito da una protettiva spruzzatina di immancabile e “s-pregiudicato” berlusconismo – oramai al tramonto ma sempre vivo e arzillo –, giusto per dare quel sapore di sfacciata perseguibilità giudiziaria al tutto, ed ecco, signore e signori, che il renzismo è servito.

 

Fonte foto: in bici con Renzi



3 réactions


  • (---.---.---.178) 19 giugno 2014 16:12
    Questo articolo mi trova d’accordo su tutto, condivido appieno l’analisi. Quello che mi è difficile comprendere è come i semplici cittadini possano farsi affabulare da Renzi e compagnia cantante dopo i trascorsi di un ventennio di Berlusconismo.

  • (---.---.---.215) 20 giugno 2014 10:48

    E’ sempre la solita minestra riscaldata, con aggiunta di conservanti.
    Si sta diffondendo a macchia d’olio e in un italia di gente mediocre, me compreso, basta e avanza.
    Anche se puzza anche se fredda ce la teniamo stretta come unica pietanza.
    Tutti siamo capaci di maledire lo schiifo che fa, ma puntualmente ogni giorno ne mangiamo un piatto, con alle spalle l’ombra beffarda di chi ce la propina...

    AH AH AH AH
    MANGIATE MANGIATE POVERI ILLUSI, CHE IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE
    AH AH AH AH


  • (---.---.---.28) 20 giugno 2014 13:26

    Ogni popolo ha la classe politica che si merita.

    Votate PD, poveri fessi.


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