giovedì 16 luglio 2020 - Riccardo Noury - Amnesty International

Brasile, il gusto amaro della carne: gli allevamenti illegali in Amazzonia

In un rapporto di 70 pagine dal titolo Da foresta a terra da pascolo diffuso oggi, Amnesty International ha denunciato che nella filiera di JBS, la più grande azienda mondiale di lavorazione della carne, è presente almeno dal 2009 bestiame che pascola illegalmente in aree protette della foresta pluviali dell’Amazzonia brasiliana.

Il Brasile è leader mondiale nell’esportazione di carne. Vi vengono allevati circa 214 milioni di capi di bestiame, una quota maggiore rispetto a qualsiasi altro paese. L’industria della carne, del valore di 618 miliardi di real brasiliani (più di 100 miliardi di euro), rappresenta l’otto per cento del prodotto interno lordo.

L’industria dell’allevamento in Brasile ha registrato la maggiore crescita proprio nella regione dell’Amazzonia.

Dal 1988 il numero di capi di bestiame in quell’area è quasi quadruplicata raggiungendo quota 86 milioni nel 2018, il 40 per cento del totale nazionale. In parte, questa crescita corrisponde alla distruzione di ampie fasce della foresta pluviale protetta nei territori e nelle riserve native. Da novembre 2018 ad aprile 2020 il numero di capi di bestiame in queste zone è cresciuto del 22 per cento, passando da 125.560 a 153.566.

In totale, il 63 per cento dell’area deforestata dal 1988 al 2014 è divenuto terreno da pascolo per il bestiame, una superficie grande cinque volte il Portogallo.

Secondo i dati del governo, i territori nativi in Amazzonia hanno perso 497 km² di foresta pluviale tra agosto del 2018 e luglio del 2019, un incremento del 91 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Le acquisizioni illegali vanno di pari passo con minacce, intimidazioni e violenze Nel 2019 nell’Amazzonia brasiliana hanno avuto luogo sette uccisioni, sette tentati omicidi e 27 episodi di minacce di morte nei confronti di popolazioni native. Nessuno di questi episodi è comunque direttamente riconducibile a JBS.




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