martedì 28 settembre 2021 - Doriana Goracci

Barba e capelli, ricordi italiani, news dall’Afghanistan (video)

Avevo meno di dieci anni quando guardavo incantata la cerimonia della barba e capelli di mio nonno Neno, quello toscano e comunista, di famiglia contadina, poche parole e assai amante di piante e gatti, che faceva il portiere a Roma dei Beni Stabili a Via dei Sabini in prossimità di Piazza Colonna a Roma, con una casa piccola piccola condivisa con la moglie Pia e le visite dell'unico figlio, mio padre Osvaldo e di me nipotina, negli anni '50

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Assadullah barbiere a Kabul
Assadullah barbiere a Kabul

Era di domenica forse, che avveniva quella cerimonia in mattinate di sole, di "barba e capelli", con una sedia piazzata in terrazza, di un antico stabile al centro romano, dove lui era il regista, là sopra, di un grandioso orto, persino con filari di uva. Quando staccava dal lavoro, come in quelle mattine di taglio, indossava un camice grigio di cotone pesante ma forse era un'altra stoffa un tantino lucida, forse di rasatello, con le tasche. Arrivava lui il maestro barba e capelli, con strumenti particolari, forbici sfavillanti e rasoi da affilare su percorsi di altrettanti strumenti misteriosi. Guardavo incantata. Nonna mi portava, la domenica, a comprare una pastarella al Caffè Berardo sotto casa alla Galleria Colonna, e sentivo la musica e gli strilloni che vendevano l'ultima edizione del giornale uscito.

Poi c'era nonno Umberto, nato a Tripoli, in Africa orientale che abitava una modesta casa datagli dall'allora Incis, a Monteverde vecchio, in quanto impiegato del Ministero del Tesoro: era il nonno fascista, che scriveva e parlava in arabo e altri dialetti per me misteriosi ma anche in francese, con una unica adorata figlia, Vanda, e altrettanto la moglie bionda e bella nata al Cairo, nonna Linda, italiana anche lei. Una volta venuti come profughi ad abitare a Roma, malgrado la scarsità dei soldi e dei fasti perduti in Africa, nonno si faceva la barba e capelli da un barbiere a via Veneto, dove andava a comprare il pane, come fosse a Parigi, e la domenica dopo la messa, lui unico in famiglia rimasta in Africa, (si era fatto da solo e di nascosto a Tripoli battesimo e comunione) prendeva il caffè da Doney, sempre a Via Veneto. Era un affabulatore straordinario. Non entrai mai dal suo barbiere ma immaginavo, come l' Africa che mi raccontava, dove erano nati anche i bisnonni materni, tutti commercianti, italiani.

Ricordi di 65 anni fa: stamattina all'alba del mio secondo giorno dei 71 anni compiuti, leggo l'Ansa, al computer in un paese, Capranica dove vivo da 18 anni, che i "I Talebani hanno vietato ai barbieri in diverse province dell'Afghanistan di tagliare o spuntare le barbe dei loro clienti, affermando che farlo sarebbe contrario alla legge islamica, la sharia, e avvertendo che i trasgressori saranno puniti". E ancora: "lo riporta la Bbc, precisando di aver visionato il relativo avviso nei saloni della provincia meridionale di Helmand. "Nessuno ha il diritto di lamentarsi", si legge tra l'altro nel documento.Lo stesso ordine è stato impartito a diversi barbieri di Kabul. "Uno dei Talebani mi ha detto che potrebbero mandare ispettori sotto copertura", ha raccontato un parrucchiere per uomo della capitale afghana, citato ancora dalla Bbc. Un altro barbiere, che gestisce uno dei saloni più grandi della città, ha raccontato che i sedicenti studenti coranici gli avrebbero detto di "smettere di seguire lo stile americano". "I clienti non si tagliano le barbe per non essere presi di mira dai miliziani talebani per strada", ha spiegato un altro barbiere di Herat, terzo centro dell'Afghanistan, che pure dice di non aver finora ricevuto alcun ordine formale dalla polizia religiosa al riguardo".

Questa volta non ho scritto di donne, velate, svelate, profanate, ammazzate... no, ho scritto di uomini, poveri uomini che devono piegare la testa, ad altri uomini, nel 2021. Se così vogliamo chiamarli, se questi sono uomini. Altro che barba e capelli e ricordi degli anni '50, dopoguerra.

Da ultimo aggiungo un video molto particolare e a mio avviso interessante, girato a Kabul a febbraio del 2021, dove il barbiere della capitale afghana Kabul, tale Assadullah , aveva installato una piccola biblioteca in un angolo del suo negozio. Affermava di aver abbandonato prematuramente la scuola, e quindi incoraggiava altre persone a leggere il più possibile in un paese in cui i livelli di alfabetizzazione rimangono bassi.Non so che fine abbia fatto o farà, il suo mestiere e negozio e la passione della conoscenza. 

Doriana Goracci

 



1 réactions


  • Doriana Goracci Doriana Goracci (---.---.---.212) 28 settembre 2021 14:13

    notiziola questa volta femminile, di poco posteriore a quella sopra, maschile:

    Oltre 220 giudici donna in Afghanistan vivono nascoste nel terrore per paura di ritorsioni da parte dei talebani. Lo denunciano sei di loro alla Bbc in forma anonima per tutelarle. Si tratta di figure importanti nella difesa dei diritti per le donne che in questi anni hanno condannato centinaia di uomini per stupri, violenze e omicidi. Ma dopo che i talebani hanno ripreso il potere in Afghanistan molti dei condannati sono stati rilasciati e alle giudici sono cominciate ad arrivare minacce di morte.Sono oltre 220 le giudici donne che vivono nascoste in diverse parti dell’Afghanistan.Sei di loro hanno raccontato di avere ricevuto minacce di morte da talebani che avevano condannato. Quattro di questi, in particolare, erano stati incarcerati per l’omicidio delle loro mogli. Le giudici, che sono costrette a spostarsi ogni tre-quattro giorni, hanno anche raccontato che le loro case sono state perquisite dai talebani e i loro parenti e amici interrogati per sapere dove si trovassero. Tutti hanno anche affermato che le loro ex case erano state visitate da membri dei talebani. I loro vicini e amici hanno riferito di essere stati interrogati su dove si trovassero. Interpellato dalla Bbc il portavoce dei talebani Bilal Karimi ha sminuito la vicenda invitando "le giudici donne non avere paura" e promettendo un’indagine per verificare se ci siano stati dei reati. "Nessuno dovrebbe minacciarle", ha detto."Finché un vero ambiente islamico non sarà garantito per tutti, alle donne non sarà permesso di venire all’università o di lavorarci. Islam first". Lo scrive sul suo account Twitter il nuovo rettore dell’ateneo di Kabul, nominato dai talebani, Mohammad Ashraf Ghairat. Nel post fa riferimento al noto slogan di Donald Trump, evocato anche in un altro tweet in cui scrive: "Make Kabul University (KU) Great Again".

    https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2021/09/28/afghanistan-bbc-giudici-donna-minacciate-dai-talebani_839a73a7-f72c-47ec-9544-8e18dd1130df.html



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