sabato 28 giugno 2014 - paolo

Balotellate

Mario Balotelli è un personaggio a tutto tondo, aggancia la prima pagina dei media internazionali come la fiocina di un pescatore norvegese. Parla quando dovrebbe star zitto e sta zitto quando dovrebbe parlare sempre in equilibrio indifferente tra l'esuberanza e l'autismo.

Calcisticamente parlando ha buone potenzialità, ha buoni fondamentali ma niente di eccezionale, comunque non paragonabili a campioni di fama consolidata, ha un gran fisico che però non sa far valere perché è sempre con le terga a terra, ma soprattutto tende a caracollare per il campo, marcando visita spesso e volentieri, tanto che molti si rivolgono a Chi l'ha visto per avere sue notizie in campo. In compenso ha un ottimo tiro da fuori, preciso e potente e sa battere i rigori come pochi.

Per la verità sembra un po' poco per celebrarlo come un campione, eppure la stampa sportiva nostrana, in tempi di vacche magre come questi, ha saputo vendercelo come un fenomeno. Mario diventa "Super Mario", vago riferimento a Super Mario Bross e quando spedisce la palla in rete, raramente per un attaccante di calibro e quasi sempre su calcio di rigore, non fa un gol ma ovviamente un "super gol".

La notizia del giorno, che fa seguito ad una interminabile serie di "ballotellate" che lo hanno reso famoso ancor di più di un certo Antonio Cassano, che quanto a intemperanze non si è fatto mai mancare niente, è la frase che ha pronunciato dopo la sconfitta con l'Uruguay che ha determinato l'uscita della nazionale dal mondiale, con conseguenti critiche nei suoi confronti per le sue pessime prestazioni in campo. Sentite un po':

"Ho scelto di essere italiano, l'ho voluto fortemente, ci tenevo al Mondiale. Sono deluso. O forse come dite voi non sono italiano. Gli africani non scaricherebbero mai un loro fratello. In questo noi negri, come ci chiamate voi, siamo anni luce avanti ".

Analizziamone il contesto. L'italianità per Balotelli è in effetti una questione delicata, perché è nato a Palermo da genitori ghanesi immigrati, infanzia molto difficile anche a seguito di ripetuti interventi chirurgici per gravi disturbi intestinali, poi affidato alla famiglia Balotelli di Concesio (BS) dal tribunale dei minori. Al compimento dei 18 anni ottiene la cittadinanza italiana e nel luglio 2010 si diploma ragioniere con 60/100. Oggi ha 23 anni.

La seconda parte della frase affronta il problema della discriminazione razziale in Italia, che è stata in effetti la molla che lo ha proiettato sulle prime pagine dei giornali, ancor prima che se ne fossero valutati i contenuti calcistici. Alla lunga teoria di provocazioni in campo e fuori, di cui è stato fatto oggetto, Mario ha sempre reagito istintivamente e in maniera scomposta, denotando una fragilità psicologica che ne ha pregiudicato la carriera. Prima con l'Inter di Moratti, poi con il Menchester City allenato da Mancini, Mario ha lasciato una scia interminabile di "stupidate" che se lo hanno proiettato sulle prime pagine della stampa mondiale al punto da farlo celebrare da Time con una copertina e dalla rivista americana Sports Illustrated come "The most Interesting man in the world" (L'uomo più interessante del mondo), contemporaneamente lo hanno etichettato come "intelletualmente inaffidabile ". Quindi l'uomo fa notizia, ma il calciatore delude le attese e viene immancabilmente messo fuori rosa o utilizzato part time. Nel 2012 arriva al Milan e oggi Galliani è l'unico che lo difende, mentre tuttavia sta cercando di piazzarlo da qualche parte perché si mormora che il nuovo allenatore Filippo Inzaghi, uno che di centravanti se ne intende, non lo vuole assolutamente tra i piedi.

Adesso, buttare tutta la croce addosso a lui per la disastrosa spedizione in Brasile è la peggior cosa che si potesse fare e mentre voci di corridoio ci riferiscono di conflitti interni alla squadra ancor prima della sconfitta decisiva, sembra che viceversa sia proprio avvenuto e in termini diretti, soprattutto ad opera dei vecchi "senatori " Buffon, Pirlo e De Rossi. Gelido e lapidario il loro giudizio: "In campo si vede chi c'è e chi non c'è", chiaro riferimento alla scarsa attitudine di Mario a sudare. Si dice che addrittura fosse nata una minirissa negli spogliatoi. Il difetto principale di questo poverino, anche se mi riesce difficile defire cosi' uno che guadagna in un anno quello che un professionista guadagna in una vita di lavoro, è quello di averci creduto. Di essersi bevuto l'immagine mediatica che gli è stata cucita addosso da una stampa sportiva che lo ha macinato come in un tritacarne per fini che di sportivo hanno poco o nulla.

Diciamo allora subito che una squadra globalmente mediocre, con una difesa tra le più scarse del mondo che ha incassato una valanga di gol nelle partite ufficiali degli ultimi anni, allenata da un modesto trainer (ex difensore Juventus), supportata da un centrocampo tecnicamente valido ma che procede con un passo da moviola (e mancava Montolivo a completare il quadro) e con un set di attaccanti così modesti, non poteva che finire nel modo in cui è finita. E non è neanche giustificabile con la fine di un ciclo perché venivamo dalla mazzata del mondiale in Sudafrica, dove siamo parimenti usciti al primo turno. E qui si dovrebbe aprire un lungo discorso su cosa è diventato il calcio in Italia, a quali interessi risponde, chi sono i pupari ecc.. Ma lasciamo perdere.

Se sul piano calcistico abbiamo fatto la classica figura di merda, la nazionale italiana ha però vinto la classifica del lusso e degli sprechi. Alloggiamento nel super lussuoso Portobello Resort sulla Costa Verde, il più caro tra quelli scelti dalle 32 squadre presenti in Brasile, la delegazione più numerosa, con 90 stanze singole al costo di 300 euro cadauna per notte, annessi e connessi per un totale di cifre a sei zeri. Perché noi sappiamo come vivere.

In tempi di spending review, crisi economica perdurante e disoccupazione galoppante, pretendevate che i nostri delegati calcistici e i loro preziosi "campioni" albergassero in normali resort come quelli di inglesi, francesi o tedeschi? E ci macherebbe altro! Siamo o no il paese dei superstipendi a politici, manager e boiardi di stato, a prescindere dai risultati (disastrosi e truffaldini) che producono? Non abbiamo i pensionati d'oro più ricchi del mondo?

Si, e allora cerchiamo di mantenere alta la tradizione!

 

Foto: Calcio Streaming, Flickr



2 réactions


  • (---.---.---.113) 28 giugno 2014 13:07

    Aggiungo una osservazione alle tue condivisibili considerazioni: a giudicare da quello che si legge in giro, nemmeno rigirare il coltello nella piaga sembra causare reazioni conseguenti.

    Il sistema di potere che ruota attorno alla nazionale di calcio ha assorbito come un muro di gomma le reazioni conseguenti alla figuraccia in Sudafrica, è rimasto lo stesso e ci ha servito una figuraccia fotocopia di quella, come se prima nulla fosse successo.

    Stiamo parlando di calcio, è vero, tuttavia anche in settori ben più importanti della vita pubblica italiana si nota la stessa indifferenza alle ferite che continuano ad avvicinare alla morte il corpo della nazione.
    Visto a distanza sembra che esso sia sotto l’effetto di una narcosi profonda: non sente più nulla. La gente non si incazza nemmeno più: nessuno è andato a buttar giù dalle poltrone gli straricchi boiardi del calcio italiano.

    I lavoratori perdono il posto; i giovani hanno nel loro futuro un orizzonte chiuso; gli imprenditori si ammazzano; i commercianti falliscono; la corruzione continua, più astuta e pervasiva di prima, a succhiare il sangue al Paese; i politici continuano a seguire senza opporre resistenza, agevolandolo anzi, il percorso della corrente, anche quando conduce alle rapide.

    Nella mia città, da mesi, un cantiere sta lavorando per riaprire una strada a scorrimento veloce ostruita da una piccola frana. Un lavoro che avrebbe richiesto al massimo una settimana di tempo si trascina da mesi.

    Gli automobilisti che dall’hinterland e da popolosi quartieri dovono raggiungere la città per lavoro o per studio si mettono pazientemente in coda, per ore, tutti i giorni, rassegnati. E nessuno va a tirare uova marce al sindaco, nessuno licenzia i funzionari incapaci, nessuno organizza una protesta.

    E allora mi vengono in mente tutti quelli che votarono il Movimento 5 Stelle per disperazione, credendo agli slogan di Grillo e Casaleggio. Forse "volendo" crederci, forse perché nessun altro aveva obiettivi tanto condivisibili e radicali; tanto rigidamente radicali da far credere di poter riuscire finalmente a tagliare e a fare a pezzi il muro di gomma che rende questo Paese simile alla cella di un manicomio.

    Ma dopo il tradimento dei due guru, che li hanno chiusi in un recinto affinché agli slogan non seguissero i fatti, chi voteranno costoro?

    I poetici fighetti di SEL, che contestano il muro di gomma facendone parte? Tsipras, che protesta fin quando non entra nel salotto buono? Il PD, che sta approntando le contromisure necessarie per continuare a tenerli lontani dal potere democratico col pretesto della governabilità?

    Da chi sarà rappresentata quella componente trasversale della società che non ne può più di essere stretta nella camicia di forza che gli impedisce di opporsi alla progressiva necrosi della nazione?

    Dal calcio siamo passati al tema politico generale. Ma questo è normale in un paese le cui istituzioni, quali che siano, sono tutte nelle mani di un sistema composto della medesima sostanza in ogni contesto. Una sostanza maleodorante e di color marrone.

    Spero di riuscire a vedere, prima o poi, i cittadini che con gli stivali di gomma, le pale e le pompe d’acqua, la lavano finalmente via.


  • paolo (---.---.---.219) 28 giugno 2014 17:03

    Hai disegnato un bel quadro , non c’è che dire .
    Ma hai perfettamente ragione ,il calcio in Italia è il paradigma del paese .Siamo tutti narcotizzati ,alla lunga ci hanno preso per stanchezza e coloro che dovevano suonare la sveglia stanno a ciurlare nel manico, chiusi nel loro blog -pensiero, in attesa di quel fantomatico plebiscito che gli consegnerà il paese.

    Gli stadi si svuotano ,il livello tecnico è scadente , i risultati pessimi ma sembra che tutto continui come nulla fosse . Si spartiscono quel miliardo di euro di "diritti tv " , poi riassisteremo a spettacoli mediocri , la iuve rivincerà il campionato perché cosi’ è e cosi’ deve essere , prenderemo atto che Ciro Esposito è morto invano e .... insomma via cosi’ .
    Tutto cambia perché nulla cambi nel paese del Gattopardo.
    grazie -ciao


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