lunedì 21 maggio 2012 - Aldo Giannuli

Attentato di Brindisi: il solito folle?

 

Il Procuratore della Repubblica di Brindisi, Marco Dinapoli, ha comunicato che esiste un filmato in cui si distinguerebbe il killer mentre preme il telecomando determinando l’esplosione. Dunque, niente timer e la cosa già sembra un po’ meno rudimentale, anche se le bombole di gas restano un mezzo esplodente piuttosto artigianale. La pista mafiosa si sgonfia – è durata meno di 24 ore – e ci si indirizza verso la pista del delitto individuale.

Conosco e stimo Marco Dinapoli, avendolo conosciuto già molti anni fa, e non ho dubbi che lavorerà al meglio per scoprire il responsabile della strage. La conferenza stampa fornisce diversi elementi utili ad iniziare ad orientarsi. Dinapoli ha presentato le prime valutazioni come mere ipotesi, senza escludere nulla allo stato attuale delle conoscenze (è così che si comporta una persona seria evitando fughe in avanti). Tutto molto condivisibile. C’è un solo punto che mi lascia molto perplesso: ritenere la pista del “gesto isolato” come la ipotesi più probabile. Ragioniamoci un po’ su.
 
Noi possiamo raggiungere la certezza (per ora direi che non di certezza si tratta) che l’esecutore sia stato unico, ma logica ci dice che questo non significa automaticamente che si tratti di un “gesto isolato” in quanto l’unicità dell’esecutore è condizione necessaria ma non sufficiente a concludere in questo senso. Infatti, non si tratta di una condizione sufficiente perché, pur essendo certi dell’unicità dell’attentatore, non è possibile escludere che egli agisse di intesa con altre persone (eventuali organizzatori, complici, mandanti ecc.). Mentre si tratta di una condizione necessaria perché, se vi fossero implicate altre persone, non potrebbe trattarsi, per definizione di un gesto individuale. Ad esempio, questo escluderebbe la pista del “pazzo”: difficile immaginare un gruppo di “pazzi” che hanno la stessa idea strampalata nello stesso momento.
 
Allo stato dei fatti, noi (forse) possiamo pensare che l’attentatore sia stato uno solo, ma nulla ci dice che non abbia avuto complici nella preparazione dell’attentato o un mandante. Dunque, non è chiaro in base a cosa si può affermare che la pista del gesto isolato sia “la più probabile”. Si tratta di una ipotesi plausibile, ma per nulla più probabile di qualunque altra (se poi i magistrati hanno altro in mano non sappiamo, e ce lo auguriamo così come ci auguriamo che lo sciagurato attentatore sia identificato ed arrestato il prima possibile).
 
Semmai, ci sono elementi che fanno dubitare dell’ipotesi del gesto isolato di un folle. In primo luogo, non è affatto chiara la dinamica della strage: lo stesso Procuratore dice che l’ordigno è stato collocato nell’immediatezza dell’attentato, essendo troppo rischioso portarlo lì e lasciarlo per ore ed ore, a rischio di una esplosione prematura o della sua scoperta durante il passaggio della nettezza urbana. E ci possiamo credere, anche se una testimone riferisce di aver visto movimenti sospetti nella zona alle due di notte, ma questa potrebbe essere una rielaborazione a posteriori di percezioni che non hanno nulla a che fare con l’attentato. Dunque, il nostro attentatore prepara da solo il congegno elettronico (si parla di un meccanismo volumetrico), si procura cassonetto e bombole di gbl, le porta sempre da solo sul posto, innesca il tutto e resta in attesa dell’arrivo delle ragazze. Oppure, variante: prepara il tutto prima di partire, porta il cassonetto da solo sul posto, quindi si nasconde in attesa del momento adatto. E questa variante ci sembra più attendibile essendo poco plausibile che si sia messo ad armeggiare con bombole e congegni elettronici per troppo tempo e nelle prime ore del mattino. Infatti, se la cosa è stata fatta fra le 6 e le 7, in questa stagione a quell’ora c’è luce e c’è già qualche passante: troppo rischio di essere visto. Dunque non è plausibile che l’azione sia durata più di alcuni minuti, il tempo di lasciare il cassonetto già pronto ed innescare i congegni.
 
Non sappiamo quale fosse il peso ed il volume dell’insieme di cassonetto e bombole, per cui non sapremmo dire quale potrebbe essere l’impaccio del trasporto, se esso sia stato trasportato in auto e portato a mano solo nell’ultimo pezzo del tragitto. A prima impressione, però, è poco credibile che sia stato fatto tutto da un solo uomo. Mentre scrivo, un lettore segnala questo link da cui si evince che il 14 maggio (cinque giorni prima della strage di Brindisi) sarebbe stato collocato un ordigno molto simile (una bombola) nei pressi di un istituto alberghiero a Catel Volturno con tanto di pseudo rivendicazione anarchica. In quel caso l’ordigno non è esploso. È lo stesso “folle isolato” cha va girando o si tratta di altri? Lecito dubitare che qualche nesso possa esserci fra le due cose.
 
Infine, non pare che con la solita storia del pazzo isolato si spieghino troppe cose? Breivik in Norvegia, Amrani a Liegi, Casseri a Firenze, Merah a Tolosa. Adesso “Vattelappesca” a Brindisi. Tutto è possibile, certo, ma non cominciano ad essere un po’ troppi questi pazzi isolati distanti così poco tempo l’uno dall’altro? Questa storia del matto isolato inizia ad essere come il ripostiglio delle scope, dove si mette tutto quello che non si sa dov'altro mettere. È possibile che alcuni di questi casi siano affettivamente opera di persone disturbate di mente, ma proprio tutti? D’accordo, indaghiamo anche in questa direzione perché siamo solo agli inizi, ma non lasciamo cadere altre ipotesi plausibili.


5 réactions


  • Geri Steve (---.---.---.66) 21 maggio 2012 10:53

    Anch’io trovo molto sospetta tutta questa fretta di accusare un pazzo isolato: mi ricorda un certo ballerino anarchico...

    Fa molto bene Genchi a domandarsi quale fosse la complessità della bomba e della sua attivazione, ma purtroppo anche lui inciampa nella diffusa scemenza delle bombole-bombe.

    In questa stessa pagina: http://www.agoravox.it/La-grande-bu...
    spiego perchè così non può essere e che lo stato ha cominciato la sua inchiesta raccontandoci una enorme bugia, bugia di stato, per l’appunto.


    • Geri Steve (---.---.---.66) 21 maggio 2012 10:55

      mi correggo: l’articolo è di Giannuli, non di Genchi


  • (---.---.---.39) 21 maggio 2012 11:50

    A mio avviso la vera scemenza e’ da parte dei giornalisti strappare una qualsiasi affermazione sillaba dopo sillaba al procuratore mentre le indagini sono ancora in corso, sembrava piu’ un interrogatorio che una conferenza stampa: per non parlare del diffondere quelle fotografie. Se questo e’ un atteggiamento civicamente responsabile... (e non parlatemi di "i giornalisti fanno il loro lavoro", questo non e’ giornalismo)
    Quanto alle informazioni non verosimili: e che cazzo! son passate solo 24 ore e gli inquirenti han tutte le intenzioni di non far sapere ai responsabili dell’attentato a che punto sono nelle indagini. Possibile che giornalisti e lettori non ci arrivino?


    • Geri Steve (---.---.---.66) 21 maggio 2012 13:09

      aggiustati l’orologio: non stai stai scrivendo dopo 24 ore ma a più di due giorni dall’attentato, c’è già un indagato ufficiale (da più di un giorno), una decina di sospettati e interrogati.

      Da parte di chi indaga ci sono già state dichiarazioni molto contradditorie. Mi sembra giustissimo che i giornalisti facciano domande e pretendano chiarezza, poi però dovrebbero essere loro chiari e precisi nello scrivere, senza aggiungere confusione inventandosi particolari.


    • (---.---.---.39) 21 maggio 2012 13:18

      L’orologio va benissimo, intendo che erano passate 24 ore al momento della conferenza stampa. E la chiarezza va benissimo, purche’ non vada a detrimento delle indagini.


Lasciare un commento