Anna Frank e la felicità
Credo che ogni giorno dovremmo soffermarci e scrivere tre frasi per dire a noi stessi quello che ci ha reso felici.
Anna Frank scriveva sempre nel suo diario tre parole o frasi che ogni giorno rappresentavano un evento, una cosa, un particolare che la rendessero felice.
Lei si ritrovava reclusa con una fanciullezza spezzata dalla guerra. La seconda guerra mondiale: la più spietata delle atrocità del cosiddetto secolo breve. Dai Lager, ai bombardamenti fino all’altrettanto crudele epilogo di Hiroshima e Nagasaki.
Anna scrive nel suo diario per non farsi prendere dalla disperazione per non perdersi nel baratro più oscuro del buio abissale.
A proposito di Anna Frank, ogni giorno quando mi sveglio penso sempre che sono fortunata perché innanzitutto mi sono svegliata e sono viva e poi ho una preziosa vita umana e che non devo assolutamente sprecarla.
Dunque dovrò usare tutte le mie energie per migliorarmi e per aprire il mio cuore agli altri e avere per gli altri parole gentili e non pensieri malvagi e cattivi. Dunque devo cercare di non arrabbiarmi, ma di fare tutto il bene che posso.
Oggi un amico mi ha donato una buona parola: felicità.
E mi ha descritto come la mette in pratica per se stesso e in rapporto alla madre molto anziana. Perché la migliore parola che possa regalare un amico è la parola felicità, da attualizzare giorno per giorno nel corso dell’esistenza.
Per esempio quando tutto sembra perso e buio è necessario donare il barlume di luce interiore che mi sta nel cuore alle persone più vicine nei momenti difficili.
Dobbiamo essere felici anche per il solo fatto di esistere e di essere in vita assieme a tutti gli esseri senzienti nell’immensità infinita di questo nostro universo.
Perché siamo forse gli unici esseri viventi di questa infinita infinità e per questo motivo dobbiamo preservarci dall’estinzione totale che può derivare da molti fattori, ma soprattutto da una guerra nucleare che può innescarsi anche solo per un errore umano o di dispositivi tecnologici.
Il diritto alla pace sancisce la responsabilità dell’unica famiglia umana nel salvaguardare l’ecosistema e la specie animale, umana, vivente, terrestre.
Una guerra nucleare annienterebbe per sempre il significato e il portato dell’entità umana, tutta la sua storia, positiva o negativa che sia e dei progressi che la civiltà abbia compiuto in sintonia con la natura e con madre terra.
La felicità è un diritto come la pace e l’essere umano ha la necessità appunto di vivere e sopravvivere senza la paura della guerra nucleare. Perché questo sta scritto nel "diritto alla pace" che dovrebbe essere codificato dall’UNESCO, ossia l’agenzia scientifica e culturale dell’ONU.
Il diritto alla felicità e alla pace vanno di pari passo oltre le barriere ideologiche, per una svolta umanistica ancora prima che umanitaria, affinché l’oppresso, l’emarginato, l’ultimo della terra siano redenti, salvati e valorizzati, in un abbraccio che accoglie perché vogliamo la pace.