mercoledì 7 giugno 2023 - Libero Gentili

Ancora la "Sati" in India

Il tragico suicidio di Sanghita Lakhra, una ragazza ingegnere di 28 anni del Gujarat, in India, avvenuto il 10 maggio scorso ha suscitato un dibattito nazionale sulla tradizione indù fuorilegge e controversa della Sati.

La ragazza, prima di gettarsi nel fiume Sabarmati, ha lasciato un biglietto d’addio nel suo diario in cui scriveva che sua suocera, Kailash Devi Lakhara e altro quattro membri della famiglia dei suoi suoceri l’avevano molestata chiedendole di diventare una Sati.

Questa è un’antica pratica religiosa hindu nella quale una vedova si immolava sulla pira funebre del marito. Nonostante il divieto imposto dal Governatore britannico Lord William Bentinck nel 1829, ulteriormente rafforzato dalla Commissione del Governo Indiano con il Prevencion Act del 1987, anche nel XXI secolo sono stati segnalati sporadici casi.

A quanto pare questo atroce atto sostenuto dalla religione hindu è duro a scomparire. La cultura indiana è purtroppo ancora definita da una serie di abusi, come la casta, il rituale anche se sporadico della sati, gli omicidi di dote, violenza, conflitti religiosi, instabilità, immoralità, e così via.
I problemi in India non sono visti come storici e di origine economica, ma come essenze delle tradizioni, delle culture e della civiltà dell'India, rendendola un "paese caotico e persino disperato".

In altre parole, i problemi dell'India sono nel suo DNA. Le risposte e le soluzioni in corso dell'India a questi problemi sono raramente prese sul serio, anche se la storia indiana è piena di movimenti di riforma che si autocorreggono dall'interno ma, nella sua forma più insidiosa, questa visione implica che a meno che gli indiani non vengano salvati dalla loro cultura con un intervento esterno, sono condannati perché, semplicemente, non hanno la rappresentanza per tracciare il proprio destino al di fuori di questa visione arcaica e hanno bisogno di cure straniere nel loro interesse.

Queste immagini caotiche e selettive dell'India, come dimostra anche il disastro ferroviario avvenuto due giorni fa con centinaia di morti, non sono solo il prodotto dei pregiudizi personali di giornalisti, produttori televisivi, bigotti religiosi o singoli ricercatori, ma anche di meccanismi istituzionalizzati radicati.

Le rappresentazioni occidentali dell'India sono inseparabili dalle raffigurazioni delle religioni indiane, in particolare l'induismo. Molti studiosi postcoloniali di origine indiana hanno cercato senza successo di spazzare via questo legame. I problemi dell'India sono visti da tutti come inseparabili dai problemi dell'induismo.
E un governo politico che basa ancora il suo potere sulla superiorità religiosa di una cultura predominante, rispetto alle minoranze, non dà molte speranze. 

Personalmente conosco l’India per averla visitata, per motivi culturali, almeno una ventina di volte ma in questi ultimi tempi la estrema polarizzazione della popolazione per motivi religiosi è cresciuta in maniera assurda.
Se segui Twitter puoi assistere allo scontro di opinioni su questo avvenimento per il quale sto scrivendo: https://twitter.com/imMAK02/status/1661312695856144384.

Ho dedicato un episodio del mio Podcast sull’immagine della donna in India. Se ti interessa puoi ascoltarlo a questo link: https://www.spreaker.com/user/13759559/la-costruzione-dellimmagine-femminile-se_1




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