venerdì 1 dicembre 2023 - Riccardo Noury - Amnesty International

Amnesty al Pakistan: “Fermi immediatamente le espulsioni dei rifugiati afgani”

Amnesty International ha sollecitato nuovamente il governo del Pakistan a interrompere immediatamente gli arresti e le espulsioni su scala massiccia dei rifugiati afgani. In caso contrario, non solo violerà in modo clamoroso i suoi obblighi internazionali, ma negherà a migliaia di afgane e afgani a rischio, soprattutto alle donne e alle bambine, l’accesso alla salvezza, all’istruzione e ai mezzi di sopravvivenza.

Secondo il governo pachistano oltre 170.000 afgani, molti dei quali vivevano in Pakistan da decenni, sono stati costretti ad andar via a partire dal 17 settembre, quando il governo ha annunciato la data del 1° novembre come ultimatum a “tutti gli stranieri non registrati” di lasciare il paese.

Da quella data la polizia ha iniziato a raccogliere i dati delle persone irregolari ai sensi della Legge sugli stranieri del 1946, che tra le altre cose criminalizza l’ingresso irregolare in Pakistan, procedendo all’arresto dei rifugiati “illegali” e alla loro consegna ai “centri per l’espulsione”.

In Pakistan sono stati allestiti almeno 49 centri del genere e altri sono in via di costruzione, sebbene non siano previsti da una legge specifica. Amnesty International ha verificato che in almeno sette di questi centri, preclusi ai giornalisti e privi di interpreti, i detenuti non hanno diritto di comunicare con avvocati o familiari.

Maryam*, un’attivista afgana residente a Islamabad, ha raccontato ad Amnesty International che il 2 novembre molti rifugiati afgani sono stati portati in una stazione di polizia in attesa dell’espulsione, senza che le loro famiglie ricevessero informazioni sul loro destino.

Il 3 novembre un diciassettenne di origine afgana, nato in Pakistan e residente a Karachi, è stato arrestato e poi espulso pur essendo in possesso della Prova di registrazione, un documento rilasciato dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

La comunità afgana in Pakistan vive in uno stato di costante agitazione e si barrica in casa non appena sente in lontananza le sirene della polizia. Sono stati trasmessi avvisi, mediante volantini, annunci da altoparlanti e comunicazioni nelle moschee, secondo i quali chiunque dia alloggio a rifugiati afgani verrà multato o arrestato. Dalla metà di ottobre diversi insediamenti informali di rifugiati afgani sono stati demoliti senza preavviso e i pochi effetti personali che erano dentro le abitazioni sono stati distrutti.

Secondo il Forum internazionale dei giornalisti pachistani e afgani, a rischio di espulsione sono anche circa 200 giornalisti.

Tra loro c’è Asad*, fuggito dall’Afghanistan con la sua famiglia nel 2021 dopo che amici e colleghi erano stati assassinati dai talebani:

“Sono entrato in Pakistan con un regolare visto e ne ho chiesto il rinnovo. Al momento non ho alcun documento valido da mostrare alle autorità. Il mio nome è in varie liste compilate dai talebani. Se torno, è sicuro che mi uccideranno”.

L’ansia e la paura maggiori le provano le rifugiate afgane, così come le donne pachistane che hanno sposato rifugiati afgani.

Amnesty International ritiene che il governo del Pakistan e l’Alto commissariato Onu per i rifugiati debbano velocizzare le procedure di registrazione delle richieste d’asilo, soprattutto di quelle delle donne e delle ragazze, dei giornalisti e degli appartenenti alle minoranze religiose ed etniche, che correrebbero i pericoli più grandi in caso di espulsione”

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*Nomi di fantasia per proteggere la reale identità




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