Ammazzablog: attenti a cantare vittoria

Prima di cantare vittoria per un dietrofront sull’ammazzablog ancora tutto da verificare, considerare i seguenti fattori:
1. Maurizio Paniz, Pdl:
I blog sono diventati un fenomeno di vita sociale rilevante e vanno sanzionati. Non può esistere franchigia, né per avvocati, né per giornalisti, né per operatori di un blog (La Repubblica, p.2),
2. Enrico Costa, Pdl, nuovo relatore del Ddl intercettazioni:
[La modifica] non convince tutti, neanche nel mio partito: tanti sostengono che se si sentono diffamati su Internet devono poter avere il diritto di rettificare (La Stampa, p.2).
3. Alberto Di Majo, sul Tempo:
se l’«enciclopedia» si trasforma pure in partito, allora ridateci la Treccani o la Britannica.
4. Massimiliano Parente, sul Giornale:
Wikipedia Italia chiude? E chissenefrega, anzi io festeggio, non ne potevo più. Tanto per cominciare perché a me già solo il principio di Wikipedia fa schifo
[...]
Il principio base è la deresponsabilizzazione assoluta, dove viene scambiato per «censura» l’intento di impedire una dittatura dell’anonimato, il contrario della libertà di stampa e di espressione.
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internet funziona così: puoi scrivere tutto su tutto, non devi verificare nulla, non devi rispondere di nulla, non devi firmarti, altrimenti è censura. Inoltre, per paradosso, la fonte non controllata e non controllabile, anziché screditarsi da sola, pretende di essere autorevole. Eppure le informazioni anonime fanno pensare più ai regimi totalitari che alle democrazie
[...]
Insomma, Wikipedia chiude, alla fine è una bella notizia, alla fine purtroppo sarà solo una finta, ma io intanto mi godo l’attimo fuggente e stappo uno spumantino e faccio cin cin con la mia Treccani.
Questo è l’atteggiamento nei confronti della rete di una certa destra italiana. E non sparisce certo con un accordo raggiunto in extremis su un singolo comma.