giovedì 19 novembre 2015 - marina bontempelli

Alla Fenice di Venezia un magico Die Zauberflöte

Damiano Michieletto, “Veneziano dell’Anno” 2014 zauber-regista della nuova produzione del Teatro La Fenice.

Chi ha assistito l’anno scorso alla consegna del premio “Veneziano dell’Anno” a Damiano Michieletto sarà rimasto colpito dal suo discorso pieno di umanità e buon senso: un intervento personalissimo, dal quale emergeva il suo animo generoso e intelligente. Non c’è da stupirsi che da una persona quale si rivela Michieletto nasca una regia fantasiosa, lieve, saggia, centratissima del Flauto Magico di Mozart che è andato in scena al Teatro La Fenice di Venezia nel mese di ottobre.

Lo straordinario ingegno che ha concepito questa regia, vale a dire Damiano Michieletto, è il vero punto di forza di questa ultima produzione del teatro lagunare, un’opera che oscilla tra l’austero e il comico popolare e che in questa edizione trova un magico (zauber!) equilibrio fra questi due aspetti. La scuola è il luogo della conoscenza ed è in un’aula, proprio come quella che ci ricordiamo noi (pittura un po’ scrostata, banchi in legno e formica, lavagna …), che prende vita questa storia. Nella luminosa tonalità di mi bemolle maggiore dell’ouverture il maestro Sarastro fa sedere Tamino al banco e dopo lo ieratico accordo che apre l’adagio introduttivo un invisibile, rapidissimo gessetto inizia a riempire la “zauber-lavagna” di formule matematiche di calcolo infinitesimale, disegni anatomici, formule di fisica… e come summa e metafora di tutta l’opera lo schema dell’evoluzione del raggiungimento della posizione eretta dell’ HOMO SAPIENS.

Ma c’è di più: Michieletto nel gioco della proiezione condensa e trasforma questi elementi della conoscenza in serpente tentatore…quello che nell’opera di Mozart minaccia Tamino e a “salvarlo” sono tre rigide suore, vale a dire… le tre dame! Papageno è il bidello, così come a scuola complice e amico degli scolari, con il grembiule blue, occhialetti ingenui e ramazza e alla fine troverà la sua Papagena dando origine a una progenie di mini-Papageni. Non è una regia stravagante, di quelle “ affidate ad imbecilli che inventano storiacce infami” come direbbe Riccardo Muti: tutt’altro. I cantanti del primo cast sono tutti veramente all’altezza: primo fra tutti Alex Esposito, memorabile per interpretazione vocale e scavo ed interiorizzazione del personaggio di Papageno e poi Olga Pudova che interpreta con vigore e abbacinante energia la Regina della Notte, Goran Jurić un Sarastro dalla vocalità intensa e solenne.

Tamino è Antonio Poli che fraseggia con linea di canto limpida e generosa, Ekaterina Sadovnikova è una Pamina nobilmente partecipe. Nel ruolo delle tre Dame Cristina Baggio, Rosa Bove e Silvia Regazzo, terzetto musicalmente impeccabile. Caterina Di Tonno dà vita a una spiritosa Papagena. Monostatos emerge con finezza stilistica da Marcello Nardi, i tre Ragazzi sono esperti e professionali. Lo scenografo Paolo Fantin e la costumista Carla Teti lavorano come sempre di conserva e con straordinario affiatamento col regista. Le luci sono di Alessandro Carletti che proprio poche settimane fa ha ricevuto a Londra il massimo premio del settore. A dirigere l’orchestra del teatro Antonello Manacorda. Lunghi applausi a testimonianza di un meritato successo.




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