lunedì 6 luglio 2015 - marina bontempelli

Alla Fenice di Venezia Juditha... Triumphans

Atteso appuntamento della terza edizione del festival “Lo Spirito della Musica di Venezia”: uno spettacolo nobile e di grande valore musicale che ha convinto critica e pubblico.

“Oratorio militare sacro” scritto in latino con intenti propagandistici nel 1716 da Antonio Vivaldi e il librettista Giacomo Cassetti in occasione del settimo scontro tra la Repubblica di Venezia e i turchi, quando ormai le sorti non erano più favorevoli ai veneziani, Juditha Triumphans venne eseguita quello stesso anno tanto per le parti strumentali quanto vocali – personaggi maschili compresi - dalle figliole del coro dell’Ospedale, nella Chiesa della Pietà a Venezia, come prescritto dal libretto. Pienamente riuscita risulta la produzione al Teatro La Fenice nell’elegantissima forma scenica di Elena Barbalich, veneziana anch’essa, che narra l’evento della vittoria sulla barbarie di Oloferne, su un palcoscenico sostanzialmente vuoto dove protagonista è la luce, realizzata da Fabio Barettin che ne concepisce un disegno di inferriate evanescenti, create da fasci luminosi, e suggestivi chiaro-scuri. Decisamente atipica la forma scenica per un oratorio, è stata tuttavia risolta con estremo gusto da Barbalich che idea movimenti interessanti alla funzionalità narrativa e che animano i magnifici tableau vivant realizzati da Massimo Checchetto. Numerosi i riferimenti alla pittura antica sia come posizione di personaggi che a livello di colori: il banchetto che rimanda alla “Cena in casa di Levi”, sarà successivamente ara sacrificale ed infine trono per il trionfo di Juditha come “Venezia in trono con la giustizia e la pace” di Paolo Veronese.

I costumi, creati da Tommaso Lagattolla, astratti, si integrano perfettamente in questa scena in cui l’orchestra, rialzata, è abbracciata da un’azione scenica sapiente in cui i personaggi agiscono esprimendo sensi intimi, malinconici, ma anche convulsi. Il coro preparato dal maestro Claudio Marino Moretti, dà un esempio di finezza stilistica. Elena Barbalich lo usa come fosse un’amplificazione della stessa Juditha: ed il femminile si impone su tutto nella sua dimensione spirituale e ardente insieme. Il M° Alessandro De Marchi, profondo esperto del settore, aggiunge la sinfonia che manca nel testo autografo e guida l’orchestra del teatro che ha dimostrato una duttilità davvero rara, abituata com’è ad eseguire il repertorio lirico. Nell’organico anche l’assai insolito chalumeau, che crea un’atmosfera intima e lieve nella preghiera di Giuditta “Veni, veni, me seque fida” e nell’aria di Vagao “Umbrae care”. Ma passiamo alle voci perché i ruoli sono virtuosi e impervi, ma risolti con grande stile e bravura. Manuela Custer, nel ruolo eponimo, delinea con sicura linea di canto il suo personaggio eroico e fascinoso, ma le sue morbide mezzevoci, delicate e seduttive, non vengono ahimè capite da un signore del pubblico che le grida “Voce!” alla première… purtroppo talvolta accade di assistere all’immaturità di una parte degli spettatori! Scura e ricca di sfumature la bella voce di Teresa Iervolino, Holofernes, che esprime uno slancio amoroso, un’energia appassionata che convince. Vagaus, servo di Holofernes, è interpretato da Paola Gardina dotata anch’essa di agilità pulita e ricca di nuances interpretative.

Giulia Semenzato, Abra, ha giocato in casa avendo studiato qui a Venezia al Conservatorio Benedetto Marcello dove ha tenuto proprio nei giorni precedenti alla recita un incontro con gli studenti di canto. Ha sfoderato una voce di qualità nella quale spiccano chiarezza nella pronuncia, elasticità, agilità pirotecnica e finezza stilistica. Francesca Ascioti completa il cast nel ruolo di Ozias esibendo una vocalità convincente, dal timbro brunito. Lungo applauso finale e ripetuti anche gli applausi a scena aperta a conferma e riconoscimento del valore della qualità della produzione. La recita di martedì 30 giugno sarà trasmessa in diretta su www.culturebox.fr




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