giovedì 12 marzo 2020 - Riccardo Noury - Amnesty International

Algeria, in un anno oltre 1400 procedimenti giudiziari contro i manifestanti

I numeri sulla persecuzione del dissenso in Algeria, resi noti oggi da Amnesty International, sono preoccupanti.

Dal febbraio 2019, quando sono iniziate le proteste pacifiche del movimento “Hirak”, le autorità giudiziarie algerine hanno avviato oltre 1400 procedimenti giudiziari nei confronti di persone “colpevoli” solo di aver esercitato i loro diritti alla libertà di espressione, associazione e manifestazione pacifica.

Avvocati, giornalisti, esponenti della società civile devono rispondere di “riunione illegale”, “minaccia alla sicurezza nazionale”, “danno al morale delle forze armate”, “incitamento alla violenza” e “offesa a pubblico ufficiale”.

Dopo le elezioni presidenziali di dicembre, gli arresti sono stati almeno 76.

Tra le persone sotto inchiesta c’è Abdelouahab Fersaoui, presidente del Gruppo di azione giovanile, arrestato il 10 ottobre e accusato di “incitamento alla violenza” e “minaccia alla sicurezza nazionale”.

Dopodomani è atteso il verdetto per Yasmine Si Haji Mohand, arrestata il 21 febbraio insieme ad altri manifestanti pacifici.

Il 26 marzo si terrà il processo d’appello nei confronti di Raouf Rais, giudicato colpevole di “minaccia alla sicurezza nazionale” per aver preso parte a una protesta sventolando la bandiera berbera: in primo grado è stato condannato a due mesi con sospensione della pena.

 




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