venerdì 14 aprile 2023 - Enrico Campofreda

Afghanistan talebano, il volto del realismo

Qual è la spesa maggiore per l’Emirato afghano? Gli affari interni, intesi come apparato della pubblica sicurezza per il quale l’attuale governo di Kabul ha stanziato nel primo trimestre di pianificazione degna di questo nome (dicembre 2021-marzo 2022) 105 milioni di dollari. Si saranno quadruplicati a fine anno? 

Non è dato sapere perché la cifra raccolta e divulgata da un network locale che ha rapporti coi turbanti è limitata a quel trimestre. Rappresenta, comunque, una significativa finestra per comprendere come sta agendo il gruppo dirigente talebano che guida le sorti di 38 milioni di afghani. Rispetto alla situazione del primo Emirato (1996-2001) le condizioni di fondo sarebbero meno problematiche. Allora la nazione usciva da una logorante guerra civile e nessuno s’era preoccupato di gestire la cosa pubblica. La presa del potere nell’agosto 2021 è avvenuta dopo il ventennio di occupazione straniera durante il quale un sistema statale era avviato. Certo, con l’apporto claudicante di governi fantoccio, i traffici dei signori della guerra piazzati in posti di comando, affarismi d’ogni sorta e conseguenti sprechi di denaro poco o nulla investito per pubblici servizi e soprattutto per alleviare l’esistenza dei ceti meno abbienti, una corruzione dilagante a ogni livello della vita politica. Però non si era all’anno zero come quando il mullah Omar portò le proprie milizie nella disastrata capitale. Oggi egualmente figure inquietanti come Sirajuddin Haqqani, che riveste l’incarico di ministro della Difesa, sono presenti ai vertici del secondo Emirato, ma i ventisette anni perduti per cercare libertà, giustizia, autodeterminazione partono da presupposti diversi. Il maggior problema dell’attuale amministrazione afghana riguarda, come s’è detto in più occasioni, la finanza, meno corposa del ‘tempo americano’, sebbene i famigerati duemila miliardi di dollari spesi in quella fase hanno nutrito solo l’apparato esterno e interno delle missioni Nato. Dopo il 15 agosto 2021, oltre a congelare i fondi afghani all’estero (9.5 miliardi di dollari), la comunità internazionale ha azzerato il flusso degli aiuti, umanitari e non, che sorreggevano uno Stato economicamente fantasma.

Anche molte Ong straniere hanno ridotto investimenti e iniziative, talune per le pressioni politiche dei governi di riferimento che non vogliono offrire alcun riconoscimento politico e giuridico a un gruppo di potere irrispettoso dei diritti umani e di genere. Ciò nonostante agenzie delle Nazioni Unite proseguono, pur con flussi ridotti, a elargire denaro, altro giunge a Kabul da canali non occidentali. Non parliamo di quegli investimenti da anni in corso d’opera verso le ricchezze del sottosuolo che arricchiscono colossi come China Metallurgical Group Corporation e il clan Karzai che sottoscrisse quei contratti, bensì di quote che le monarchie islamiche del Golfo elargiscono a piene mani, assestando prebende e ricevendo favori geopolitici. Tornando alle statistiche raccolte dall’Afghanistan Analysts Network, il secondo ministero afghano più finanziato è quello della Difesa, seguito da quello dell’Educazione e nel trimestre di cui i ricercatori hanno ricevuto i dati, la distanza fra le cifre risulta minima: 101 milioni di dollari al primo, 97 milioni al secondo. Per la cronaca il ministero della Salute prevedeva 15 milioni di dollari a trimestre. Ma come? si dirà, si finanzia un dicastero il cui scopo si tende a boicottare attraverso la chiusura delle classi superiori femminili, dismesse sin dalla primavera 2022 con l’alibi della mancanza delle divise per le studentesse. Eppure i denari c’erano, venivano utilizzati per altro. Pagare gli stipendi dei dipendenti, compresi gli insegnanti anche se poi restavano inoccupati. Nel documento non si evince che questo sia accaduto in ogni provincia, fra l’altro il personale femminile anche nel settore dell’istruzione ha registrato una grossa contrazione occupazionale. Però l’orientamento a non far mancare lo stipendio ai dipendenti pubblici (situazione verificatasi nei primi caotici mesi dopo la presa del potere) diventa un fattore di stabilizzazione sociale. Ovviamente il problema è trovare i fondi. E in assenza delle entrate occidentali, la svolta d’una tassazione di talune attività comunque presenti, legate al commercio d’ogni tipo, sino ad arrivare a quelli lucrosissimi del traffico di stupefacenti e di esseri umani. Insomma i taliban, fanno trafficare però riscuotono entrate utili a tenere botta per un minimo di equilibrio parastatale.

Nell’ultimo bilancio stilato dal governo Ghani, prima di fuggire negli Emirati Arabi Uniti con un cospicuo gruzzolo, i due terzi erano rivolti ai costi di gestione e un terzo allo sviluppo. Salito al comando il gruppo di Akhundzada ha tagliato centinaia di progetti programmati dai documenti trovati nel palazzo presidenziale sicuramente per incompetenza, ma pure per mancanza di dollari. Oddio, tanti progetti previsti sotto la Repubblica Islamica con tanto di annuncio enfatico nei Parlamenti dei governi occidentali alleati di Ghani, restavano sulla carta. Non vedevano luce per vincoli di sicurezza, ritardi burocratici, sviste amministrative, ammanchi da corruzione. Non riguardavano tanto e solo scuole e ospedali, prevedevano dighe e distribuzione di elettricità. L’Afghanistan Railway Autorithy ha conosciuto per anni un trasporto ferroviario circoscritto alla trentina di chilometri che separano Aqina e Andkhnoy, piccole località sul confine turkmeno. Cosicché tutta la prosopopea con cui, non all’avvìo di Enduring Freedom ma nel corso di Resolute Support missione subentrata dopo tredici anni dal fatico ottobre 2001, la propaganda della rinascita afghana parlava d’infrastrutture ferroviarie continuando a basarsi sulle reti dell’epoca di Re Amanullah (siamo nel 1920). Il cinico realismo talebano ha tagliato le uscite del ministero degli Affari Femminili, semplicemente abolito e sostituito da quello della Virtù che probabilmente pesca fra i 123 milioni di dollari (sempre trimestrali) assegnati a ministeri vari uniti a corpi e strutture non meglio identificati. Mah… E’ chiaro che la virtù dei coranici è funzionale alla Shari’a e dintorni. E poiché tutto il mondo è Paese, nei progetti c’è anche una sorta di agevolazione per “Kabul capitale”. In essa s’includono scavi di canali di drenaggio, rifacimento e ampliamento di strade persino nel deprecato (dai fondamentalisti) quartiere occidentale di Dasht-e Barchi, sventrato da cento attentati contro gli hazara che lo abitano in maggioranza.

Enrico Campofreda




Lasciare un commento