mercoledì 28 ottobre 2020 - Riccardo Noury - Amnesty International

Afghanistan, stragi continue di civili. I negoziati di pace non li proteggono

“Le parti che stanno negoziando la pace continuano a parlare, la popolazione civile continua a morire”. Questo è il secco commento di Omar Waraich, direttore di Amnesty International per l’Asia meridionale, di fronte alle continue stragi di civili degli ultimi 30 giorni. in Afghanistan.

Dal 20 settembre al 20 ottobre, secondo dati ufficiali del ministero dell’Interno, sono stati uccisi 180 civili e ne sono stati feriti 375.

La mattanza è proseguita due giorni fa.

Il 22 ottobre i talebani hanno sparato un razzo contro un mercato nella città di Shareen Tagab (provincia di Faryab) uccidendo quattro persone e ferendone una decina. Lo stesso giorno, un attacco dell’aviazione afgana nella provincia di Takhar ha centrato una scuola uccidendo 12 bambini e ferendo altre 18 persone.

La tragica conta dei morti e dei feriti dell’Unama (la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan) va purtroppo aggiornata, poiché si è fermata a giugno: nella prima metà del 2020, 1282 morti e 2176 feriti tra la popolazione civile, alla faccia dei tanti governi europei che sostengono che l’Afghanistan sia un paese sicuro da potervi rimpatriare i richiedenti asilo.

Non si fermano neanche i combattimenti a Lashkar Gah, capoluogo della provincia dell’Helmand, tra le forze afgane e i talebani. Secondo i media locali, almeno 40.000 persone hanno dovuto lasciare le loro abitazioni. Amnesty International ha nuovamente chiesto percorsi sicuri di uscita dalla città.

Amnesty International ha anche sollecitato il governo afgano e quello pachistano a collaborare per istituire urgentemente una procedura sicura ed efficace per i cittadini afgani che vogliono chiedere un visto. Il 21 ottobre almeno 15 afgani sono rimasti uccisi nel corso di una calca di 3000 persone nella città di Jalalabad mentre cercavano di ottenere un permesso per ricevere cure mediche in Pakistan.

 

 




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