giovedì 18 marzo 2021 - Riccardo Noury - Amnesty International

Accordo Ue-Turchia: cinque anni di politiche contro i rifugiati

Ricorre oggi il quinto anniversario della firma della Dichiarazione (conosciuta come “accordo”) tra Unione europea e Turchia.

Sono stati cinque anni di politiche contrarie ai diritti umani, che hanno obbligato decine di migliaia di persone a vivere in condizioni disumane sulle isole greche e hanno messo in pericolo i rifugiati, costringendoli a stare in Turchia sotto la costante minaccia (più volte attuata) di rimpatrio in zone di guerra.

Nell’ambito dell’accordo, la Turchia si è impegnata a evitare che le persone lasciassero il suo territorio per raggiungere l’Europa. In cambio, l’Ue ha dato alla Turchia sei miliardi di euro, di cui centinaia di milioni a settembre del 2020 a sostegno dei circa quattro milioni di rifugiati (di cui 3.600.000 siriani) che vivono nel paese.

L’accordo prevede il rimpatrio di tutte le persone che giungono irregolarmente sulle isole egee in Turchia.

Per questo, da cinque anni la Grecia obbliga le persone che entrano nel paese attraverso le isole a restare nei campi in attesa dell’esito delle domande di asilo.

In questi campi attualmente si trovano circa 15.000 persone. La grande maggioranza proviene da classici paesi d’origine dei rifugiati (l’86 per cento viene da Afghanistan, Siria, Somalia, Repubblica democratica del Congo e Palestina), mentre una persona su quattro è minorenne.

 




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