mercoledì 24 agosto 2011 - alfadixit

A proposito di auto “blu”

Le auto “blu” in Italia sono oggetto di polemica non solo perché in numero eccessivo ma anche perché, diversamente da tutti gli altri paesi, non sono di marche nazionali. Un pessimo segnale della politica al paese, semmai ce ne fosse bisogno.

Il Presidente Obama è stato criticato in patria per il fatto che userà per la campagna elettorale un pullman costruito in Canada. E’ stato criticato perché il pullman non è di produzione nazionale. Naturalmente tutte le auto del presidente sono invece rigorosamente “made in USA”, come del resto accade in Francia, in Germania, Inghilterra, Svezia, Russia, Repubblica Ceca, Spagna, Cina Giappone, India, Corea ecc… In tutti i paesi del mondo insomma, almeno in quelli industrializzati, le auto ufficiali dei politici sono di marca nazionale. Soprattutto dall’avvento della seconda repubblica, o meglio con l’introduzione dei bandi comunitari, in Italia no. Le auto di stato sono di marca estera, tedesche soprattutto. Forse si tratterà delle sospirate liberalizzazioni. Qualche maligno sussurra che forse il Presidente non possiede azioni di aziende interessate. Sta di fatto che la scelta di auto di produzione nazionale comunica appartenenza, identità, è un modo di avvicinare la politica alla gente, una indicazione di rispetto e apprezzamento verso quei concittadini che con il loro lavoro possono contribuire al funzionamento della cosa pubblica. E’ in buona sostanza un modo di mostrare con orgoglio le proprie capacità, la propria tecnologia al mondo intero. In Italia invece no.

Sarà forse che da noi tutto questo non serve, i politici sono addirittura fin troppo amati dai cittadini e forse per questo hanno voluto marcare un po’ la distanza rispetto ai “peones” del popolo delle utilitarie, evidentemente incapaci di realizzare auto degne di accogliere “lorsignori”. Peccato che sono però quegli stessi “peones” che quelle stesse auto le pagano con il sudore e la puzza del loro lavoro, un lavoro il cui corrispettivo, fra l’altro, è ampiamente saccheggiato dalle tasse. Certo che in un momento in cui l’avversione nei confronti della classe politica è al culmine si fa di tutto, ma proprio tutto per buttare benzina sul fuoco. Mai nella storia della repubblica la distanza fra cittadini e istituzioni è stata così ampia, la rabbia della gente così profonda ma, del resto, è altrettanto vero che la classe politica mai è stata così arrogante nei confronti del cittadino, mai si era visto un disprezzo così sfacciatamente messo in mostra, gridato, mostrato a bella posta, cercato insomma. E’ proprio nel DNA di questa classe dirigente. Non a caso si parla di “casta”, talvolta di “cosca”. Del resto sarebbe troppo facile nel bel mezzo della crisi, nel bel mezzo della cassa integrazione per le nostre industrie e per i nostri lavoratori, cercare di far qualcosa, anche di simbolico, non solo riducendo le auto blu, finalmente, ma almeno rispettando chi le auto le produce. In Italia invece no, troppo banale, neppure ci si pone il problema. Non ha importanza il segnale che viene dato al paese, che importa se proprio dall’alto si disprezza il lavoro dei cittadini, cosa penseranno all’estero se proprio chi ci rappresenta snobba deliberatamente i nostri prodotti? Ah dimenticavo, è tutta colpa dell’Unione Europea.

I lavoratori non sono degni di rispetto, che pensino a lavorare, alla scelta delle auto ci pensiamo invece noi della “casta”. Del resto siamo noi ad usarle, è un nostro diritto. E’ all’incirca questo il messaggio dato fra le righe dal Presidente della Provincia di Milano, il quale, intervistato sull’argomento da Radio 24, (e ripreso poi dal “Corriere del 20/7”), ha risposto con un certo compiacimento che lui stesso ha “preteso” come “sua” auto ufficiale una Audi8, come quelle del Presidente del Consiglio credo, un’auto da 100mila euro per capirci, adatta cioè ad un “Presidente” che si rispetti. Altro che Fiat, robetta di bassa qualità, insicure e prodotte chissà dove poi. Del resto i costi delle auto della Provincia sono calati, ha aggiunto, dimenticando di precisare che sono però aumentati i suoi. Proprio un segnale nella giusta direzione. Pur essendo poco esperto di auto mi permetto di farvi notare, egregi signori Presidenti, che in Italia esiste tutto, ma proprio tutto per ben figurare. Una Maserati, tanto per fare un esempio, non ha nulla da invidiare alle Mercedes della Merkel, o alle Ford di Cameron, per non parlare delle Skoda e delle Seat. Mi si consenta infine di notare che, come io poggio le mie normali chiappe da uomo della strada sul sedile di una “banale” Alfa, così potrà fare lei Sig. Presidente con le sue ben più nobili estremità, per percorrere la provincia, incontrare le persone che ha l’onore di amministrare, e mi consenta anche di aggiungere, che la mia banale Alfa non ha nulla, ma proprio nulla da invidiare alla ben più banale e popolare Renault di Sarkozy, pur rispettando la dovuta differenza di chiappe e di ruoli si intende.

Comunque, nobili Presidenti, essendo casualmente in possesso di alcuni biglietti della pesca parrocchiale di Abbiategrasso, con in palio un paio di biciclette nuove, mi permetto di farvene gentile omaggio, non già perché le suddette biciclette vi possano servire per il vostro onorato lavoro, certo no, ma perché possiate utilizzarle per andare a casa più velocemente. E restarci, naturalmente, “ad libitum”.



2 réactions


  • (---.---.---.218) 26 agosto 2011 08:39

    Bell’articolo. Ma le biciclette con i lauti stipendi e onorari che hanno, non potrebbero comprarsele loro, di tasca propria, invece che attendere una improbabile vincita (così a casa non ci andranno mai, ne avranno il pretesto, appiedati o con una lentissima Audi 8!) in una pesca parrocchiale, con biglietti fra l’altro non acquistati da loro ma che lei molto gentilmente gli vuole omaggiare? Già, dimenticavo, a loro tutto gratis, anzi, presto ne faranno un obbligo costituzionale, a noi solo le briciole e forse neanche perché vogliono papparsele pure!


  • alfadixit alfadixit (---.---.---.180) 26 agosto 2011 08:54

    E’ vero, mi offro allora volontario per pagare di tasca mia le biciclette e anche il taxi purchè vadano, e di corsa anche, per restaci naturalmente, a casa.


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