venerdì 19 luglio 2013 - paolo

"A pensar male si fa peccato, però...". Considerazioni a margine del processo Mediaset

La frase - come è noto - è del divo Giulio Andreotti, sette volte Ministro e Premier della Repubblica Italiana, riconosciuto mafioso fino al 1980, poi lindo come un bebé. È scomparso di recente.

Come ormai tutti sanno, visto che in questo paese per i media non esiste altro, il giorno 30 del corrente mese si riunirà la Corte di Cassazione per la sentenza definitiva sul processo Mediaset a carico di Silvio Berlusconi.

Dall'esito di questa sentenza, che sia di condanna, che sia di parziale assoluzione, che sia di assoluzione piena o che sia in ragione di qualche altro artifizio giuridico partorito all'uopo, dipenderà molto del futuro degli italiani. Adesso qualcuno giustamente penserà che sto enfatizzando, ma credo che tra l'avere il Cavaliere in sella e averlo "fora dai bal", magari alle isole Cayman a succhiare drink, la differenza ci sia.

La differenza la possono fare i togati della Cassazione chiamati a giudicare l'imputato, già condannato in appello a 4 anni (di cui 3 indultati grazie ad una sua "legge ad personam") più 5 anni di interdizione dai pubblici uffici più sospensione dei diritti legali.

Allora chi sono, o meglio come è stato formato il collegio dei cinque giudici, compreso il presidente, chiamati ad esprimere il verdetto?

Eccoli:

Primo Presidente: che poi è colui che ha scelto il colleggio giudicante, è Giorgio Santacroce, uomo dichiaratamente di centrodestra la cui nomina ha spaccato il Csm, nessuna ombra particolare ma una conoscenza con Cesare Previti (ex avvocato di Silvio, parlamentare di Forza Italia e pregiudicato per corruzione in atti giudiziari).

Presidente sezione feriale: (che non so che accidenti sia) Antonio Esposito, discendente di una famiglia di magistrati, il fratello Vitaliano è stato procuratore generale della Cassazione fino all'aprile del 2012, finito nelle intercettazioni stato-mafia, chiamato "guagliò" da Nicola Mancino, ex ministro sotto inchiesta che ha coinvolto anche Giorgio Napolitano e a cui lui si proclamerà "a disposizione", poi anche una frequentazione con Nicole Minetti che gli ha già procurato qualche imbarazzo.

Gli altri quattro componenti del collegio sono: relatore Amedeo Franco, consigliere della terza sezione penale della Cassazione che ha già prosciolto Berlusconi da un'accusa di frode fiscale nel processo Mediatrade, Claudio D'Isa, Ercole Aprile e Giuseppe De Marzo, tutti assolutamente e conclamatamente "conservatori" per non dire di più.

Persino l'accusa, ovvero il magistrato Antonio Mura è iscritto a Magistratura Indipendente (corrente di centrodestra di cui è stato anche presidente), collaboratore del Pg Gianfranco Ciani anch'esso finito nell'inchiesta sulle manovre di Mancino, per soffocare l'inchiesta sulle trattative stato-mafia.

Sono tutti certificati assolutamente "di destra", di sinistra suppongo manco l'usciere, e curiosità nella curiosità, tutti regolarmente di origine meridionale, tanto per dare ancora un po' di colore in più.

Adesso nessuno vuole fare un processo alle intenzioni, ci mancherebbe altro, ma dovrete senz'altro convenire che è alquanto insolito un collegio giudicante così "vicino" all'imputato Silvio Berlusconi. Allora le ipotesi sono due, o l'ottimismo ripetutamente manifestato dal Cavaliere su una sua assoluzione piena è ben giustificato, oppure la Corte di Cassazione ha espresso una configurazione giudicante tale da togliere qualsiasi dubbio di "toghe rosse", nel caso di conferma della condanna, ovvero spuntare le unghie a Santanché e soci.

Delle due l'una, con possibilità però anche di una intermedia soluzione accomodante e tranquilizzante anche per le sorti del governo Letta, ovvero condanna ridotta, nessuna interdizione e riconoscimento dei diritti legali. E questo spiegherebbe i ripetuti inviti del Cavaliere di Arcore ai suoi "pasdaran" di abbassare i toni, condito dalle sue aperture di "pacificazione" con la sinistra nella "guerra dei vent'anni". Per capire in cosa sia consistita questa "guerra" basta ricordarsi della indegna confessione di Violante in Parlamento, che ha certificato la collusione del PDS, DS, PD con il "capo " di Forza Italia, del Pdl e tra poco di nuovo di Forza Italia.

Comunque la pensiate gli effetti che produrrà questa sentenza (se ci sarà, perché anche questo non è certo) saranno devastanti per il quadro politico. Se Silvio scappa (probabile visto che ha ancora il passaporto in mano), si sfalda il Pdl e per rimbalzo simpatico sparisce anche il M5S; a Grillo mancherebbe la materia prima. Il PD toverebbe modo di spaccarsi in due o tre tronconi che vanno a riprodurre la vecchia DC (a guida Renzi o Letta ), il vecchio PSI (che va a rastrellare nei fondi del Parlamento magari anche i Cicchitto, Brunetta ecc...), il vecchio PCI dei D'Alema, Veltroni, La Torre, Finocchiaro, ecc..., con l'aggregato SEL, Ingroia e i vecchi arnesi comunisti alla Bertinotti e Turigliatto, oggi disaggregati (magari con Epifani alla guida), infine a destra il ritorno al passato nostalgico del "Fez " di Gasparri, La Russa, Santanché, ecc., e quindi l'approdo nei lidi natii di Finiana memoria.

Signori, state per assistere al film " Ritorno al passato", tutto cambia perché nulla cambi nel paese del "Gattopardo".

Un incubo. Speriamo di risvegliarci.



1 réactions


  • (---.---.---.114) 19 luglio 2013 20:12

    Memento >

    Usare il consenso (voto) popolare come armatura inviolabile o come “lavacro” per giustificare qualsiasi comportamento significa disconoscere/rinnegare le regole di uno Stato di Diritto ed i valori di una società civile basata sulla democrazia.

    Un reato ha natura strettamente personale e nessun cittadino può sottrarsi alla legge.
    Un sistema democratico è frutto dell’equilibrio tra i poteri.
    Non possono e non devono mai prevalere gli interessi di parte.
    Tutto qui.
    La storia insegna che la Febbre del Tribuno non conosce né remore, né limiti fino a …


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