venerdì 13 maggio 2011 - Maria Rosa Panté

A chi piace un piatto insipido? Elogio del votare

“Così, perché sei tiepido, e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca”. La frase molto forte è tratta dall'Apocalisse di Giovanni e mi viene in mente ogni volta che si parla di astensione, astenuti, non votanti in una delle molteplici elezioni italiane.

Chi è tiepido e preferisce essere vomitato (sia pure da Dio) continui a non votare, a non prendere posizione; chi invece vuole togliersi dall'incomoda situazione, vada a votare. Perché è un diritto (conquistato col sangue dai nostri avi), ma è anche un dovere. Un dovere non solo verso la comunità, che è già molto, ma soprattutto verso se stessi. Ma insomma cos'è votare?

Votare è scegliere, che non è cosa facile, lo so; è cosa da adulti, in una società in cui si fa di tutto per tenerci nella minore età non solo anagrafica... Votare è scegliere e dunque, se non abbiamo ideali forti che ci spingano a scegliere uno schieramento, un candidato piuttosto che un altro perché ne condividiamo gli ideali, allora votiamo almeno in base alle proposte, alle promesse. Ma... ma se votiamo in base a questo parametro devono scattare la fase due e poi la fase tre.

Fase uno: voto.

Fase due: appuntarsi sul frigorifero, sull'agenda, sul cellulare perché ho votato proprio quello lì. Per quale importante promessa. Ogni tanto riguardare la promessa e valutare cosa avviene.

Fase tre: alla fine del mandato elettorale fare un bilancio. È stata mantenuta la promessa? Tutta, in parte, per nulla? Perché? incapacità, malafede, oggettive difficoltà?

E quindi, ultimate le fasi fondamentali del votare, eccoci pronti per un nuovo voto, magari se siamo stati delusi, ad un altro candidato, ad un altro schieramento. Si sceglierà e sarà a ragion veduta e nemmeno Dio ci troverà insipidi.

Ma vigilare, vigilare sulle promesse e non ammettere tradimenti. Chi votiamo è lì grazie a noi e lavora (se non lavora c'è poco da dire) per noi.

 



2 réactions


  • yepbo (---.---.---.98) 13 maggio 2011 23:54

    Come lei dice:- " se non lavora, c’é poco da dire per noi". Se poi il votato, di politica si pasce ed arricchisce, a noi da dire resta pressoché nulla. Ed anche da fare, purtroppo. E sono almeno 50 anni che funziona così, che si voti o meno.


    Saluti,ovviamente anche al gatto.

  • paolo (---.---.---.141) 15 maggio 2011 12:18

    Si Maria Rosa bisogna andare a votare . Lo dico io che , negli ultime tornate elettorali sono stato un’astensionista non pentito con un’unica eccezione per Di Pietro nella speranza di avere un poliziotto all’interno del parlamento dei reati .

    Dovessi ragionarci sopra , sarei ancora per non votare dal momento che i dubbi su questa opposizione sono tanti e tuttora irrisolti , ma l’emergenza democratica e la ridicolizzazione delle istituzioni in cui il premier barzellettaro e la sua ciurma politico mediatica ha trascinato il paese , impone una scelta di campo . Non ci sono santi.
    ciao

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