venerdì 11 novembre 2016 - angelo umana

7 minuti, di Michele Placido (VIDEO)

Un film per discutere, sul mondo del lavoro dipendente, sui consigli di fabbrica e le interminabili discussioni, i sindacati, i diritti dei lavoratori, i drammi e le esigenze personali. Tratto da un fatto verificatosi in una ditta francese qualche anno fa.

Michele Placido lesse la versione del testo teatrale di Stefano Massini e ne ha fatto un film. La vivida e vitale Ottavia Piccolo – presente alla proiezione al Giorgione di Venezia il 7/11 - era la protagonista in teatro e lo è anche nel film, come prima rappresentante delle undici che compongono il consiglio di fabbrica. Un gruppo francese compra l’azienda italiana di 300 dipendenti donne e, assicurando il lavoro a tutte, propone ad esse di rinunciare a 7’ della pausa pranzo.

Innegabile il valore di testimonianza del film e delle attrici coinvolte (tutte in gambissima e calate nella parte, un profluvio di bei nomi ma … come sono lontani i loro redditi e le loro vite da quelli delle operaie che impersonano), l’interpretazione drammatica e esemplificativa dei punti di vista di donne diverse - le 11 del consiglio di fabbrica - le dispute che scatena la proposta della nuova proprietà, alcune giovani altre più anziane, italiane e immigrate, provenienti da esperienze e problemi familiari variegati. Per alcune non può fare alcun male rinunciare a 7 minuti di pausa, purché il lavoro resti: una del consiglio di fabbrica telefona la notizia alle dipendenti che sono fuori dalla fabbrica e per queste è festa grande, balli e suoni, i reporter televisivi a coprire l’evento e annunciare la buona novella. Il prezzo da pagare sono solo quei 7 minuti di riduzione della pausa: per alcune sono irrilevanti, per aver un lavoro purché sia, una immigrata dice che al suo paese una pausa non sapeva nemmeno cosa fosse, che un panino lo mangerebbe con una mano e con l’altra continuerebbe a lavorare. Un’altra, che per arrotondare chiede il cibo in parrocchia, non vorrebbe nemmeno discuterne.

Il dubbio su cosa quella rinuncia potrebbe rappresentare è instillato dall’anziana Bianca (Ottavia), la rappresentante del consiglio: anni prima la pausa durava 60 minuti, poi ridotta a 30 e poi a 15. Lei è memore di lotte sindacali, sostiene che quella rinuncia, apparentemente piccola, potrebbe preludere ad altre e più gravi rinunce, alla schiavitù prossima ventura. Quei 7 minuti, dal loro computo, porterebbero alla proprietà 900 ore mensili in più di lavoro, pari alla prestazione di cinque-sei lavoratrici in più, senza assumerle. E, come è avvenuto nel passato, si sostiene che quella lotta può rappresentare un punto di forza per altre aziende che potrebbero trovarsi di fronte ad altre scelte-ricatti: il sindacato che fa la storia. Ma non crea posti di lavoro, al massimo li conserva!

La classe operaia però, forse, non più in paradiso e un sindacalista come Bertinotti non finirebbe oggi, speriamo, a concludere la sua carriera come presidente della Camera e poi conferenziere a Cortina, la R alla francese in ciò lo aiuta (non che una ubbidiente ed enunciativa Boldrini sia molto meglio …), ed ex sindacalisti non diventeranno più – si spera - così facilmente parlamentari o presidenti di enti inutili. Nemmeno un Luciano Lama affermerebbe più che “il costo del lavoro è una variabile indipendente”: oggi una votazione sulla rinuncia ai 7 minuti si farebbe online con tutte le 300 dipendenti, un posto di lavoro può avere un significato diverso per ognuna di quelle e la decisione non sarebbe più – o non dovrebbe essere - appannaggio di un consiglio di fabbrica, dove alcuni membri pensano ancora a principi e ra”gggg”ionamenti retaggio del passato, alcuni altri invece considerano quel posto un’esperienza del tutto personale. Sarà per queste battaglie sindacali che abbiamo il 12% di disoccupati (il 40% tra i giovani)? Eppure un sindacalista non s’è mai aperto una botteghetta per farla prosperare. Saprebbe farlo?



5 réactions


  • Kocis (---.---.---.9) 12 novembre 2016 14:49

    Gentile Angelo Umana,

    i processi di ristrutturazione industriale solo in Italia ( …lasciamo stare il resto del mondo) nel corso degli ultimi vent’anni e più hanno cancellato milioni di posti di lavoro, specie nei comparti industriali.

    A parte le “sue visioni personali” di giudizio, mi par di capire che non abbia conoscenza appropriata sul come si sono accomodati gli espulsi, una vera fiumana umana, anche nei termini delle “botteghette” da lei richiamate.

    Certo, capisco, per chi non è un “interno” e non ha vissuto il dramma dell’espulsione,  non è facile restare dentro un  così straziante problema….. che ha lacerato l’Italia.

    La solidarietà operaia ( …lavoratori dipendenti) è sempre viva.


  • angelo umana angelo umana (---.---.---.197) 12 novembre 2016 15:15

    Gentile interlocutore Kocis,

    la ritrutturazione ind.le e la dislocazione di aziende credo abbiano origine dallo sviluppo economico mancato al quale, nonostante dovizia di ministeri e sottosegretari incaricati, nessuno ha badato (salvo un pochino Bersani nel 2006?) e, a mio parere, deriva anche da tutte le previdenze e provvidenze e lacciuoli che i sindacati (metà dei cui iscritti sono pensionati, ma forse perché pensano all’integerrimo Berlinguer) insieme coi politici hanno imposto a qualsiasi "intrapresa". Abbiamo, hanno, affamato le generazioni future, ma altri la pensioncina se la fabbricarono con 15 anni 6 mesi e 1 giorno (come le mogli di Bertinotti e di Bossi, toh!) o con 19 anni 6 mesi e 1 giorno, oppure con 30-35 anni (i meno fortunati). Ancor meno fortunati di questi c’è chi oggi ci va forse con 43 anni di contribuzione, il sottoscritto. Ho esperienza di "espulsione": dopo 18 anni da dipendente mi sono "accomodato" per 25 anni nella mia azienda individuale o "botteghetta", pensi!, senza giorni di permesso o di malattia, senza per fortuna incidenti ingessature o assenze retribuite, senza diritti acquisiti o minimi sindacali e ... mai guadagnato come da dipendente ma ... confesso che ho vissuto e posso scrivere quanto scritto! 

  • Kocis (---.---.---.68) 13 novembre 2016 15:36

    Certo gli angoli di lettura del film possono essere diversi. Comprensibile, è il sale della diversità e della democrazia.

    Nel suo scritto, Angelo Umana, dopo la descrizione di massima del film, sostiene che “oggi una votazione sulla rinuncia ai 7 minuti si farebbe online con tutte le 300 dipendenti”.

    Forse una visione futuristica, drammatica per la nostra Gaia Terra. “ 7 sette minuti”? E se i minuti fossero stati cento? E se cento ( sui trecento in essere nel luogo lavorativo del film ) fossero stati i licenziamenti messi sul “piatto della bilancia”? O per altro ancora? Si doveva lo stesso fare la “votazione on line”?

    Meno male che i luoghi di lavoro sono ancora frequentati da Umani, in carne, ossa, che nel loro costante interscambio, fanno scaturire, calore, passione e sentimenti. Si guardano, si toccano, scambiano battute, opinioni, sulle dinamiche lavorative e sulle loro tribolazioni quotidiane. Si aprtecipa e si decide tutti assieme, guardandosi negli occhi. Del resto, nel film ( come nella realtà) la votazione in Consiglio di Fabbrica era un preambolo. Dopo tutto era rimesso all’assemblea e al voto delle lavoratrici.  

    “Domani”, chissà, quando le robotizzazioni assumeranno dinamiche generalizzate, e gli umani maciullati (…chissà se avverrà……..), e il mondo, livellato, sarà guidato da alcuni fantascientifici burattinai che comandano sulle ricchezze complessive e sui bottoncini delle armi di distruzione di massa,  chissà, se mai avverrà!

    Dovrebbero ( anche per oggi) , dovranno essere i singoli, che, egoisticamente, in solitudine,  roboticamente, chiusi nelle loro isolate stanze, lontani dai rumori e dai contatti umani,  decidere on line?

    E, poi, alfine, pur vivendo in un mondo pervaso da contraddizioni, che significa metter il “brodo”, richiamando ( come si fa nello scritto): Bertinotti ( ex presidente della Camera, impegnato per lunghi anni nella Cgil), un emerito storico segretario della Cgil ( Lama), e infine Boldrini, attuale presidente della Camera, che, come ben noto, nel suo percorso di vita ha lungamente svolto attività lavorativa a sostegno degli “ ultimi degli ultimi”; profughi, migranti, uomini, donne e bambini, fuggiti da guerre e carestie, e in molti annegati in mare.

    Sembra di capire che un venticello di “antica memoria” venga ancora riportato alla luce. Per Bacco! le organizzazioni sindacali e la dignità dei lavoratori, ritornate con la dura lotta della Resistenza, dopo la violenta cancellazione del regime fascista, sono sempre uno strumento fondamentale del mondo del lavoro. Almeno, fin quando Costituzione sarà!

    Occhio ben vivo al referendum del 4 dicembre!


    • angelo umana angelo umana (---.---.---.197) 13 novembre 2016 16:11

      Ok, occhio! Il lavoro purtroppo non lo creano le organizzazioni sindacali e i proprietari o impresari non sono tutti dei negrieri e nemmeno tutti con lo yacht, i lavoratori validi o che gli servono se li tengono, almeno così mi pare d’aver visto nella mia breve vita. Breve perché non avremo mai imparato abbastanza. Arrivederci. 


  • angelo umana angelo umana (---.---.---.197) 15 novembre 2016 20:50

    Kocis, non lascio perdere e le rispondo ancora, con ordine. Le sia gradito lo scambio.

    1) Intanto io mi firmo con nome e cognome e c’è anche un profilo. Mi farebbe piacere avere i suoi.
    2) Visione futuristica d. votazione online, drammatica per la ns. gaia terra: eppure verso qst dimensione sta andando il mondo, non ci si può far niente, voteremo - forse - anche online, è sperabile (costi della P.A.)
    3) E se i minuti fossero stati 100? E se fossero stati 100 licenziamenti? Vede: la mia risposta deriva dalla personale esperienza che le ho raccontato (io non conosco la sua, era un capo indiano Kocis? l’ultimo bandito veneziano?).
    Ho visto lavoratori licenziati perché, pur essendo la ns. Repubblica fondata sul lavoro, il lavoro non si inventa x decreto, c’è finché qualcuno lo crea o gli viene fatto creare, finché il mercato lo consente e dove lo consente. Ahimé, è triste ma è così. Che ditte siano state chiuse perché i titolari preferivano investire sui loro yacht è innegabile, ma è pur vero che ho visto tanti imprenditori indebitarsi e/o suicidarsi perché la loro azienda non poteva andare avanti. Ho visto anche dipendenti stimati e ben voluti dai loro datori di lavoro, cui non conveniva perderli.
    4) Il brodo: le cito Bertinotti perchè egli mi veniva in mente parlando del film. I film servono a confrontare noi stessi con ciò che ci viene raccontato, a parlarne così come ci stiamo confrontando noi due. B. impegnato in Cgil ... io lo ricordo impegnato a non capire le lezioncine di economia che il buon Modigliani cercava di dargli. Lo ricordo a far cadere un governo per le impossibili 35 ore e poi ... il premio finale, la carica ambita. Ma lei lo avrebbe fatto ministro di che cosa? Ebbene, lui non voleva alcuna carica di ministro. Lo disse chiaramente a Prodi, voleva solo rappresentarsi.
     Un Pietro Ichino è ex sindacalista che ammiro e molto più capace. Lo "storico" Lama: indubbiamente, grande persona, ma ciò che disse sui salari poté solo affermarlo allora, oggi davvero il salario è una variabile indipendente? Ho aggiunto la Boldrini, ma le aggiungerei la Irene Pivetti, e perché no? Casini e quanti altri. Il senso è questo: se la Boldrini è brava nel lavoro per gli ultimi degli ultimi non è detto che debba poi ricoprire la carica di presidente della Camera, per quella ci vogliono forse altre "skills".
     Mi viene in mente che si diceva: ai tempi del duce i treni arrivavano in orario ... bene allora avremmo fatto a metterlo come capostazione! Ciò dimostra che queste sono cariche quasi "onorifiche", premi alle carriere. Boldrini richiama i deputati a utilizzare parole "consone a quest’aula": ma in quell’aula quanti misfatti, vero? Belle parole educate ma misfatti eleganti, è d’accordo? Ecco, una bella bambina messa lì col bel fiocco azzurro e ubbidiente a chi lì l’ha messa. E la Pivetti, meriti Lega-li. Uniquique suum, a cada ofeler el so mester!
    5) Le oo.ss. e dignità dei lavoratori, tornate con la Resistenza. Veramente mi pare che la Resistenza fosse soprattutto ai tedeschi, a me pare perfino possibile, pensi!, che qualche organizzazione sindacale possa pure sparire, veda quanti iscritti sotto i 50 anni esse hanno e in un mondo del lavoro che va così molti lavoratori non pensano alla tessera sindacale quanto a procurarselo un lavoro. E chi glielo procura? L’art. 1 della Costituzione?Quell’articolo lo intendo più come: la ns. Repubblica si fonda su gente che lavori, non su persone che vogliano far altro, pure se di esempi di "fancazzisti" ne abbiamo a iosa, e anche di disoccupati ahimé, ma se lei ha la ricetta ne scriva, la predichi! Un buon ministro del Mise potrebbe creare migliori condizioni di lavoro ma, ne abbiamo?

    Un saluto cordiale, ma dica le sue esperienze e i suoi dati. 

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