lunedì 11 gennaio 2016 - angelo umana

Un risparmiatore ignorante è un risparmiatore morto

Il fondo che dovrebbe ridare qualcosa ai malcapitati delle obbligazioni subordinate delle quattro banche (Banca Marche, Etruria, CaRiFerrara, Chieti… ma presto se ne aggiungeranno altre in difficoltà, perfino nell’operoso Veneto), di cui ha parlato Giancarlo Padoan, ricorda tanto la rifusione creativa ideata da Tremonti: i soldi dei conti dormienti ad altri malcapitati (obbligazionisti Parmalat, Argentina, Giacomelli, Cirio …), che chissà se hanno rivisto qualcosa e quando e come.

Ma se mediamente un consumatore-risparmiatore italiano impiega qualche mese a decidere quale auto comprare e ne compara puntigliosamente numero di giri, cavalli di potenza, velocità max, allestimento, oppure impiega 15 gg. o un mese per decidere quale elettrodomestico comprare, gli bastano 5 minuti a farsi convincere ad uno sportello di “fiducia” e firmare l’acquisto dei piazzamenti ordinati dagli strateghi della banca oppure di obbligazioni strutturate escogitate a Londra e vendute a piene mani da sacre istituzioni italiane, quali banche, s.i.m. e Poste.

E’ cinico infierire sulla cultura finanziaria media di molti risparmiatori, come è cinico citare cosa disse qualche economista o addirittura premio Nobel dell’economia, che “un risparmiatore ignorante è un risparmiatore morto”. Gli inglesi dicono “When in doubt, the answer is no!”, quando in dubbio non prendere una decisione, rifiutare la conclusione, se un contratto non convince non sottoscriverlo!. Quante fregature avremo preso in vita nostra, grandi piccole e di tanti tipi, quanti affari mancati o “danni emergenti e lucri cessanti”, e questi insuccessi segreti ce li mettiamo via, ma nel caso dei prestiti fatti alle banche (le obbligazioni sono denaro prestato) vorremmo che lo Stato ci pensasse e ci rifondesse.

Ora in particolare si è trovato un capro espiatorio con nome e cognome, Maria Elena e Giulio Boschi, persone che pure non hanno né la mia simpatia né la mia stima, poi Bankitalia e la Consob (“un rapido che è sempre in ritardo”, cantava Edoardo Bennato, pure se riferiva all’Italia). Pare lenitivo trovare i colpevoli (eppure non si tratta solo dell’Etruria, dunque non solo dei Boschi), ma a questo penserà la magistratura, se del caso e, ahimé, coi suoi tempi.

Gli è che le firme sui contratti di acquisto d’obbligazioni sono dei risparmiatori, anch’essi con nome e cognome, e le banche o gli intermediari hanno schiere di avvocati dei loro uffici legali a difenderle. E poi … ma c’è la Mifid, tonnellate di carta e piccoli volumi con lettere altrettanto piccole che vengono date a chi acquista servizi finanziari, comprensibili e non, di questa Mifid si vantano tutti gli intermediari finanziari e il legislatore stesso, “profilano e fotografano” il cliente, pare dicano “vedete di che trasparenza siamo capaci”?! Infine, pur esprimendo umanità e comprensione per coloro che sono stati raggirati da consulenti in giacca e cravatta e vincitori di premi di produzione, farebbe un contadino un orto o un campo di una sola coltura? No, diversifica. Allo stesso modo chi, possedendo solo 100.000€, o “solo” 1 milione di €, metterebbe tutto quanto in un solo prodotto? Eppure certi risparmiatori lo fanno!

(film consigliati a proposito: Margin Call e Il capitale umano, storie di ordinaria finanza che si ripetono a cicli).




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