mercoledì 8 luglio 2009 - Elia Banelli

La solita commedia su Di Pietro e Napolitano

Ad intermittenza trimestrale si rinnova la presunta polemica tra Antonio Di Pietro e Giorgio Napolitano, con il consueto corredo di mistificazioni e falsità raccontate dalla stampa.

Il Corriere della Sera per l’ennesima volta titola "Di Pietro attacca Napolitano".
Non è bastato il bombardamento mediatico all’indomani della manifestazione di Piazza Farnese, con i media (tutti) a martellare sul "silenzio mafioso" che il leader Idv avrebbe rivolto al Presidente della Repubblica, quando era chiaro ai presenti (ed a coloro che ragionano in buona fede) che quell’accusa, se di accusa si trattava, riguardava noi cittadini che non possiamo restare inermi e passivi dinanzi alla distruzione delle fondamenta dello Stato di Diritto.

La macchina della disinformazione è come sempre ben oliata e "subdola" nel ribaltamento dei fatti.

Il Corriere della Sera per esempio, con un articolo di Lorenzo Fuccaro, che esordisce con "nuovo attacco di Antonio Di Pietro al presidente Giorgio Napolitano", seguito da: "per la terza volta Di Pietro chiama in causa Napolitano. Dal suo blog l’ex pm verga un commento significativamente intitolato <Unica via: lo scontro>".

Sembra che lo scontro si riferisca a Napolitano, invece sul blog si capisce chiaramente che si parla del governo e di Alfano, è che non è possibile accettare con parsimona che sul ddl intercettazioni "l’esecutivo vada dritto per la sua strada, aprendo solo a qualche ritocco", secondo le dichiarazioni del Ministro della Giustizia.

La strategia di Di Pietro è di opporsi ed attaccare la maggioranza senza tentennamenti, non accontendandosi di una foglia di fico per coprire una legge "porcata". Nessuna mediazione al ribasso quindi ma scontro a viso aperto.

Da qui la frase più contestata rivolta a Napolitano: "lei sta usando una piuma d’oca per difendere la Costituzione dall’assalto di un manipolo piuttosto numeroso di golpisti. Ormai non è più evitabile lo scontro con un governo che ha agito esclusivamente nell’interesse di pochi, spesso di una sola persona, a colpi di fiducia, di cene carbonare, di vili attacchi verbali, negando la realtà, la crisi del paese, insultando la dignità dei cittadini e usando la menzogna come strumento sistematico di propaganda".

Si può essere d’accordo o meno sull’utilizzo di certe espressioni, ma non si può affermate l’esistenza di un "attacco" nei confronti del Quirinale.

Infine Di Pietro invita Napolitano ad attivarsi per il ritiro della legge sulle intercettazioni perchè "non basta affidarsi al buon senso della maggioranza", su un testo "al 90% da rifare".

Certo sono lontani i tempi del picconatore Cossiga e del non ci sto di Scalfaro.
Ma non è possibile che ogni qualvolta s’invochi un’azione simbolica della massima carica dello Stato si debba assistere a scenette poco edificanti, con gli inmancabili smarcamenti dei leader del Pd ("intollerabile coinvolgere Napolitano nella polemica") quasi a braccetto con il delirante Sandro Bondi: "è molto importante che (Franceschini) abbia preso le distanze da Di Pietro che ormai rappresenta chiaramente un movimento politico dai tratti antidemocratici".
Ma quanto costa fare opposizione in Italia?



1 réactions


  • roger8110 (---.---.---.200) 8 luglio 2009 18:08

    direi proprio che costa tantissimo....il prezzo da pagare non è però monetario, ma è quello dell’isolamento mediatico-politico, della ricerca costante di metterlo nello scontro con Napolitano, come ha detto lo stesso Di Pietro, in modo che l’opinione pubblica si faccia una "certa" opinione di quello che dice. E’ incredibile che il PD non faccia nulla soprattutto per sbugiardare la versione dei fatti che viene esposta agli italiani. Come a piazza Farnese Di Pietro ha detto come l’opposizione deve parlare.....dalle parti del PD o non lo sanno, oppure lo sanno benissimo e per questo dichiarano quello che poi leggiamo.
    Il meccanismo si ripete continuamente senza fermarsi: di ieri, o ieri l’altro, l’articolo sul corriere della lettera inviata a Berlusconi dai capi mafia che chiedono che venga messa a loro disposizione una delle reti televisive in suo possesso....la contestualizzazione che veniva data era quella di una persona attaccata dalla criminalità organizzata.....e difficilmente il lettore può pensare che in realtà i rapporti non erano si quel tipo......


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