martedì 10 agosto 2010 - Domenico Marino

Ingerenza clericale: un’anomalia tutta italiana

Per affrontare questo argomento è utile accordarsi innanzitutto su una definizione: quella che descrive lo Stato laico. Condivisibile e appropriata, potrebbe essere quella del filosofo Norberto Bobbio, che afferma: “… lo stato liberale è anche uno stato laico, cioè uno stato che non s’identifica con una determinata confessione religiosa …” [N. Bobbio, Liberalismo vecchio e nuovo, in Mondoperaio, 1981, N. 11]. Più arduo è il proposito di definire la religione, tanto che, anche a livello enciclopedico, esistono versioni differenti e, in alcuni casi, addirittura contrapposte.

 

Il nostro Paese è particolarmente esposto al fenomeno per due motivi principali. Il primo costituito dalla presenza sul territorio dello stato Vaticano e dell’establishment della Chiesa. Il secondo dallo scarso senso dello Stato, derivante dalla recente unificazione dell’Italia, cui non è seguita un’adeguata educazione civica. Le impronte di diverse culture nelle differenti aree della nostra nazione hanno determinato un’eterogeneità marcata. La quale potrebbe costituire un punto di forza molto efficace, in un’ottica di offerta culturale. Risulta, però, deleteria, poiché non c’è stata un’adeguata valorizzazione del concetto di Stato e di Nazione.

 

Molto probabilmente un popolo ha bisogno di un denominatore comune affinché si amalgami. L’unico punto comune per il popolo italiano è stato ed è il cattolicesimo. Il quale, amministrato e gestito dal Vaticano, è riuscito ad essere considerato legge fondamentale e imprescindibile, tanto che i costituenti ne hanno tratto ispirazione per redigere la nostra magna carta. Sarebbe opportuno evidenziare, però, che i valori cristiani, cui si riferiscono alcuni principi costituzionali, coincidono con il buon senso civico e/o con l’etica comune, i quali, sotto altri aspetti, coincidono con alcuni principi di matrice comunista, paventati nella Costituzione, oggi comuni ad altre ideologie. Infatti, l’aspetto liberale dello Stato, di cui si è fatto cenno nella citazione, non è casuale. Si può pensare di ricavare una proporzione dal pensiero di Bobbio, secondo cui lo stato laico sta alla religione come lo stato liberale sta all’economia. La situazione che ci troviamo a vivere oggi è quella di uno Stato che ufficialmente, attraverso il Concordato ha dovuto specificare la propria posizione sul proprio territorio. A questo punto sarebbe stato logico farlo anche con San Marino. Anche perché più esteso e con un maggior numero di abitanti.

 

Come già detto, è piuttosto complicato definire il concetto di religione, ma potrebbero essere accettabili i criteri di intimità e personalità nella sua professione. Se si accettano questi criteri, incontriamo la prima contraddizione con il modo di fare della Chiesa, che arriva addirittura a dare indicazioni di voto. Il paradosso più evidente, però, lo si incontra quando si vuole avere (e si consente)  un atteggiamento ingerente di questo tipo in un’epoca e un luogo dov’è in corso un processo di globalizzazione insperato prima d’ora. In un simile contesto, la laicità dello Stato diviene l’unico strumento con cui è possibile governare senza correre rischi di discriminazione e/o emarginazione, da cui poi deriverebbero situazioni non auspicabili.



2 réactions


  • pv21 (---.---.---.248) 15 agosto 2010 19:21

    Quando le Voci dentro l’Eclissi di uomini esempio di coerenza, rigore e impegno civile cedono il passo al Consenso SURROGATO di chi è sensibile all’imprinting mediatico, allora la Chiesa ha buone ragioni per difendere il suo patrimonio etico-culturale. Per fare un esempio. La "laicità" di uno Stato comincia dalla capacità di Integrazione e Naturalizzazione di tutti i suoi cittadini, di ieri, di oggi e didomani ...


  • Domenico Marino (---.---.---.19) 15 agosto 2010 21:44

    ...e tutti i cittadini di qualunque religione, di ieri, di oggi o di domani dovrebbero essere pubblicamente laici e privatamente religiosi.


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