martedì 14 febbraio 2017 - Emilia Urso Anfuso

I Terremotati, il canone Rai e la sopportazione degli italiani

I terremotati dovranno dimostrare di non avere un apparecchio televisivo, per non pagare il canone Rai. Non è una barzelletta, e nemmeno una delle tante bufale che circolano sul web. Purtroppo.

E’ quanto si legge al l’articolo 11 comma f del decreto legge numero 8 /2017, dal titolo: “Nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017”.

Ecco di seguito l’articolo in questione:

f) dopo il comma 11 è aggiunto il seguente: «11-bis. La ripresa dei versamenti del canone tv ad uso privato di cui all'articolo 1, comma 153, lettera c), della legge 28 dicembre 2015, n. 208, è effettuata con le modalità di cui al comma 11. Nei casi in cui per effetto dell'evento sismico la famiglia anagrafica non detiene più alcun apparecchio televisivo il canone tv ad uso privato non è dovuto per l'intero secondo semestre 2016 e per l'anno 2017»;

A prima vista, sembrerebbe un’agevolazione a favore dei terremotati. A ben guardare però: attraverso quali modalità, chi è vittima dei recenti terremoti, può far valere il proprio diritto a non pagare il canone Rai? Non è dato saperlo. E qui si crea il problema, e lo scandalo.

Se vivessimo in una nazione con un sistema istituzionale funzionante, si potrebbe rispondere: “Sarà la stessa agenzia delle Entrate a “scremare” i nominativi delle persone che abitano – o abitavano – nelle zone terremotate. Ma siamo in Italia, e anche sul pagamento del canone Rai, da che è stato inserito nella bolletta dell’energia elettrica, non sono pochi i casi di importi raddoppiati, per chi ha casa anche in montagna o al mare, o canone addebitato anche a chi sarebbe esonerato.

Ritengo sia giunto il momento di dire davvero basta. I terremotati attendono ancora una degna collocazione, e non solo gli ultimi in ordine di tempo. Sono tante le persone che non hanno mai più ritrovato una degna abitazione, dopo i terribili terremoti accaduti nel nostro territorio negli ultimi decenni, ed è davvero vergognoso.

Lo è ancor di più, perché nel nostro paese la corruzione, il malaffare, la mala gestione della cosa pubblica, l’appropriazione costante di denaro pubblico, gli scandali in seno alla politica, sono l’unico sistema istituzionale che conosciamo da tempo.

Mi chiedo: ma la gente, fino a quando avrà intenzione di sopportare? E se sopporta, da anni, tutto questo, perché lo fa?

Timore di perdere qualcosa? Paura che, in un sistema regolare, oliato, ben funzionante, non vi sia poi spazio al malaffare dal basso? Lo scrivo perché, altrimenti, davvero non si comprende il livello di estrema sopportazione che la popolazione italiana sta dimostrando.

Cosa rende possibile sopportare un sistema così vessatorio, così contrario al benessere delle persone, ma anche all’attenzione che si deve prestare al territorio, alle infrastrutture, ai comparti sociali…

Questa nazione è colata a picco, e no, non perché “C’è la crisi economica”. La crisi è solo a danno dei cittadini. Le casse dello Stato strabordano dei nostri soldi. E dei soldi che arrivano dalla Comunità Europea.

“Semplicemente”, non vengono utilizzati per la nazione e i suoi abitanti. Punto.

A quale livello di sopportazione volete arrivare? Credete forse che servirà a rendervi merito?

La risposta è: no. E non solo. Questo modo di fare, questa “sopportazione”, questo sperare che le cose migliorino, sta dando un solo frutto: confermare alla politica nazionale, che possono premere ancor di più il pedale delle vessazioni, delle privazioni dei diritti civili, e anche, la conferma che – qualsiasi cosa accada di negativo negli ambienti politici – al massimo, la gente si sfoga. Sui social…

Non aggiungo altro.




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