venerdì 4 novembre 2016 - angelo umana

Frantz di François Ozon

 Sparagli Piero sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora, fino a che tu non lo vedrai esangue cadere in terra coprire il suo sangue. E mentre gli usi questa premura quello si volta ti vede ha paura ed imbracciata l’artiglieria non ti ricambia la cortesia. 

Frantz

Così Fabrizio De André nella Guerra di Piero. Lo aveva già detto, già previsto, così come tanti prima e dopo: nelle guerre, come fa dire in Frantz invece il regista François Ozon, si possono trovare di fronte due ragazzi pacifisti di eserciti diversi, ed uno ha per missione di sparare all’altro. Qui non si tratta di Piero ma di Frantz, tedesco.
 


La ex promessa sposa Anna, bella ed elegante nei vestiti del tempo, va quotidianamente a portargli fiori sulla tomba nel 1919. Si accorge che un ragazzo fa la sua stessa cosa, visita ogni giorno la tomba di Frantz, è francese e si chiama Adrien. Inevitabile che i due si conoscano e che Adrien – che dice di essere amico del soldato morto da prima della guerra - venga invitato a casa dei genitori di Frantz. Inevitabile che i due anziani e la fidanzata vogliano sapere come si conobbero, a Parigi, e qual è stata l’ultima volta che si videro: è un po’ come avere qualcosa del loro congiunto ancora accanto; chiedono a lui, violinista nell’orchestra di Parigi, di suonare per loro il violino di Frantz, che tengono come “reliquia” del figlio morto.
 
L’ultima volta? risponde incerto Adrien, ecco … l’ultima volta contemplavamo quadri in un museo. Inevitabile che Anna sia attratta da Adrien e che costui, durante il suo soggiorno nel villaggio tedesco, subisca gli sguardi di inimicizia dei tedeschi. E’ proprio il papà di Frantz, medico del paese, a far ravvedere i compaesani: fummo noi a mandare i nostri figli alla guerra e così fecero i padri francesi, abbiamo mandato i nostri figli a uccidersi. L’assoluta parità delle sorti, divise diverse ma ragazzi simili posti uno a nemico dell’altro, del resto uomini uguali: qualcosa del genere era contenuto anche nel film Tangerines - Mandarini, dove due contadini danno ospitalità e curano due soldati feriti nel 1990, tra loro nemici, un georgiano e un ceceno .
 
Un film ben fatto, ottimo, ordinato nella successione delle scene, Ozon ci conduce per mano fino a farci scoprire cosa veramente sia accaduto tra Frantz e Adrien. E’ anche un film sulla finzione o sulla menzogna palliativa che in fondo fa star bene ed aiuta a custodire una memoria positiva dei fatti. Bianco e nero è il colore del film, come si conviene alla tristezza del racconto e dei ricordi: a colori, ma tenui, sono le scene inventate nel racconto o quelle immaginate. Evviva Ozon, questa volta!




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