mercoledì 2 agosto 2023 - Phastidio

Cantami, o Boom, dell’Italico Sorpasso

Anche per il Fondo Monetario Internazionale, l'Italia nel 2023 crescerà più della media dell'Eurozona. Parte il trenino d'aaa Nazzzione, ma la locomotiva è attesa finire in coda il prossimo anno. Indaghiamo prima di gonfiare il petto?

 

 

Il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato l’aggiornamento del World Economic Outlook, con le stime di crescita riviste. Nulla di particolare, è un rito che si ripete a intervalli regolari. Come per ogni stima di crescita, vale il caveat che si tratta di stime, appunto, che derivano da modelli econometrici costruiti in un certo modo e con determinate relazioni tra dati e variabili. Ripeto alla nausea: il modo migliore per approcciare le previsioni di crescita è considerarle una stima di direzione e velocità di un sistema economico.

COME APPROCCIARE LE PREVISIONI ECONOMICHE

Certo, se poi l’errore a posteriori risulta contenuto, tanto meglio. Oltre alla modellizzazione delle relazioni economiche, occorre tenere conto della frequenza quasi sempre bassa con cui i dati vengono “dati in pasto” al modello. L’utilizzo di indicatori a frequenza più elevata, i cosiddetti nowcast, può aiutare a migliorare la tempestività degli input e la qualità degli output, ma su tutto deve prevalere l’approccio probabilistico e non certo meccanicistico a queste previsioni, soprattutto in fase di loro lettura.

Anche per questo, oltre che per considerazioni di pura logica che stanno sopra a quelle economiche, oggi vorrei annoiarvi con quella che è una antica coazione a ripetere dei governi italiani: la lettura delle previsioni economiche e le reazioni alle medesime. Attenzione: non è un’esclusiva del governo Meloni. Si tratta di un tic di (quasi) tutti i nostri esecutivi. Direi con le eccezioni di Mario Monti e Mario Draghi, presumo perché esecutivi guidati da persone che sanno cosa sono i modelli econometrici.

Dunque, dovete sapere che il nostro paese nel 2023 è accreditato di una “inusitata” crescita. Nulla di stellare, sia chiaro: parliamo di un +1,1%. Quello che sta mandando ai matti (di entusiasmo) i patrioti pro tempore nella stanza dei bottoni, è il fatto che la nostra crescita attesa quest’anno è superiore a quella dell’Eurozona, che è a +0,9% per il fatto che la Germania si è impiantata, tra auto elettriche, Cina e costo dell’energia (questo è anche un problema nostro, a proposito). Germania malata d’Europa a -0,3% atteso quest’anno, e Francia accreditata di un +0,8%. E quindi, vai con l’eco immortale di Nando Martellini a Spagna 1982. Magari adattata in un triplice “campioni d’Europa!”, per essere sobri.

Ho perso il conto dei lanci di agenzia e delle “infografiche” social, col volto stranamente sorridente della premier. Un trenino ininterrotto di patrio orgoglio, sulle note di “torna la fiducia nella nostra Nazzzione” e così spero di voi. Svetta, in questa attività di patrio rigonfiamento dei petti, il ministro delle imprese e del Made in Italy (per gli amici, MIMIT), Adolfo Urso. Che, nei giorni scorsi, ha dichiarato in una intervista al Corriere che “l’inflazione in Italia sta diminuendo più rapidamente che in altri Paesi europei”, affermazione di cui non trovo riscontro. Oppure che “abbiamo aumentato l’occupazione di oltre 500mila unità, record storico”.

Ora, ho guardato la serie storica Istat relativa al totale degli occupati. A novembre 2022, primo mese dopo l’insediamento dell’esecutivo Meloni, erano 23,228 milioni. A maggio 2023, ultimo mese di dati disponibili, erano 23,471 milioni. Con un complesso algoritmo, l’incremento di occupati risulta pari a 243 mila unità. Che non è male, per un semestre, ma resta la metà di quanto rivendicato da Urso. Sempre immaginando che la creazione di occupazione sia istantanea dopo la prima campanella del primo consiglio dei ministri, con la sua potente iniezione di fiducia. Ipotesi eroica. Ma io sono un notorio disfattista.

LA LOCOMOTIVA DI CODA NEL 2024

Ma torniamo alle previsioni del FMI e degli altri organismi di previsione, domestici e internazionali, che giungono a conclusioni simili. C’è una “sovraperformance” relativa della crescita italiana ma, e qui sta il punto, nel 2024 la locomotiva tricolore precipita in coda. Secondo il FMI l’anno prossimo faremo +0,9% contro +1,5% dell’Eurozona e +1,3% di Francia e Germania. Della Spagna non ho detto ma sarebbe +2,5% quest’anno e +2% il prossimo.

Ora, provate a non rispondermi “ma tu credi ancora alle previsioni economiche?” e focalizzatevi invece sul dato qualitativo e sulle reazioni propagandistiche. Perché un paese che cresce “abbestia” quest’anno dovrebbe il prossimo tornare a vegetare nelle posizioni di coda? Badate, questo tipo di previsioni lo abbiamo visto anche in passato.

C’è un impulso espansivo, terminato il quale torna ad affermarsi il potenziale, a sua volta frutto di crescita delle forze di lavoro e della produttività. Quindi, ecco la domanda: che motivo hanno, governo e maggioranza, di esaltarsi per qualcosa che appare destinato ad essere effimero? Non sarebbe preferibile concentrarsi su questo impulso espansivo e rintracciarne la verosimile radice, che altrettanto verosimilmente dovrebbe collocarsi nel rimbalzo di uscita dal Covid e dallo sprofondo del 2020?

Vedete che non è difficile? Aggiungiamoci anche la spinta dell’ultima fase di tassi negativi, col conseguente rimbalzo di attività immobiliare, sia autonoma che indotta dallo sciagurato Superbonus, che ora ci consegnerà una bella lievitazione del rapporto debito-Pil e null’altro. E mettiamoci anche dell’altro: i modelli incorporano il rollout del PNRR, cioè la leggendaria “messa a terra” dei non meno leggendari “bonifici da Bruxelles”, che invece tardano e non arriveranno in tempo utile per il 2023. Certo, qualcuno ora dirà che l’impulso espansivo si trasferirà al 2024 e tutti pronti a riprendere il trenino. Ma resta il rischio di abbagli.

I governi, in pochi mesi, non plasmano il potenziale di crescita di un paese. In caso, lo fanno al ribasso se si esibiscono in qualche cazzata sui conti pubblici. Del tipo Liz Truss, per intenderci. Per fortuna, il governo Meloni è rimasto sobrio, e ne merita il riconoscimento. Ma da qui a dire che è il demiurgo di una rinascita economica italiana, ne corre un oceano. Anche fingendo di credere che il nostro petrolio turistico e i servizi ad esso correlati stiano facendo il traino.

Un po’ più di sobrietà non guasterebbe, ma non si può chiedere troppo a questo povero paese e alla sua opinione pubblica. Resta la mitologia del sorpasso, così plasticamente illustrata dall’omonimo film di Dino Risi. E anche dal suo epilogo. Sono sufficientemente vecchio per ricordare i cori trionfalistici dei tempi di Bettino Craxi e del nostro immaginario “sorpasso” ai danni del Regno Unito nel G7, mentre l’Italia insaponava la corda del suo incaprettamento economico con deficit primari in doppia cifra, proprio mentre la crescente integrazione del mercato dei capitali stringeva l’altro cappio, quello dei tassi d’interesse in crescita.

Ho scoperto che questa cosa del “sorpasso” (ai danni del Regno Unito) è addirittura un lemma Wikipedia. La coazione ora si ripete ma puntiamo al bersaglio grosso, Germania e Francia. Avevate dubbi al riguardo? Ah, quasi dimenticavo: se le previsioni dovessero peggiorare, si potrà sempre dire che si tratta di un complotto dei poteri forti e plutocratici planetari, invidiosi della nostra pizza, del nostro sole e del nostro mare.

 




Lasciare un commento