mercoledì 2 marzo 2016 - angelo umana

Brothers di Jim Sheridan

Coming home è il magnifico film del 1978, in esso il reduce (Bruce Dern, protagonista ormai vecchio nel recente Nebraska) tornava a casa ferito dal Viet Nam e trovava la moglie Jane Fonda innamorata di Jon Voight, altro reduce ma con le gambe amputate.

Anche in quel film uno dei temi era che la guerra è terribile, pure per chi ci crede e parte disciplinatamente per servire la patria, convinto che quello è il suo dovere - E’ il mio mestiere è detto in quest’altro film, Brothers del 2009 - ma è diversa da come idealmente certi soldati se la dipingono (una volta più di ora).

L’essere umano in guerra vive situazioni che nella vita normale sono inimmaginabili e può essere costretto, o quasi costretto come in Brothers, a compiere gesti di cui si pentirà per sempre. Così succede a Sam, tenente dei marines che parte per l’Afghanistan, figlio di un altro reduce, ma del Viet Nam: soprattutto nelle classi sociali più basse i soldati vengono reclutati, mai si vedrà il figlio di un uomo di governo al fronte (lo diceva Michael Moore in Fahrenheit 9/11). Il danno mentale che riporta a casa è quasi irreparabile, Potrò tornare alla vita?, dice Sam alla fine del film. E’ talmente sconvolto che chiede di ritornare nel Paese occupato, per un altro tour (così vengono chiamate le partenze per la guerra in American Sniper), nella vita normale non si ritrova più. Le sue due bambine lo trovano scostante, strano, ed è il minimo dopo ciò che ha dovuto fare da prigioniero dei talebani. La sua idea fissa è che la moglie possa avere avuto rapporti sessuali col fratello ed è prigioniero di quell’idea, quasi che un’ossessione possa desiderarsi, che diventi scopo di vita. E’ detto nel film Che grande fortuna essere vivi, e non sembra sia proprio il caso di Sam.
 
Il film è arricchito da altri temi, come i detestabili paragoni che il padre di Sam fa con l’altro fratello, Tommy, uscito di prigione ad inizio film e presentatoci da subito come poco di buono. Brothers diversi agli occhi del padre: Hai del talento ma mollavi sempre. Per Sam non esisteva mollare. Altro tema è una storia d’amore quasi per nascere tra Tommy e la cognata (facile che avvenisse, con la bella Natalie Portman), che però non si compie. Sam è stato a lungo creduto morto. E’ possibile però che tra i desideri del regista (Jim Sheridan, irlandese trapiantato in America) ci sia di mostrare l’ingiustizia di tutte le guerre rispetto agli invasi ma anche rispetto agli invasori. Piccolissimo neo: Tobey Maguire, Sam, è troppo imberbe o bravo ragazzo per fare il reduce tenente dei marines. Al suo posto Jake Gyllenhaal, Tommy, ne avrebbe avuto più la faccia, ma questi comunque gioca bene nella parte un pò torbida del bello e sregolato che resta a casa. Il soggetto è tratto da Non desiderare la donna d’altri, di Susanne Bier (ad oggi non ancora visto).

 



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